E tale continua a essere a un anno di distanza; così che non c'è nessuna necessità di portare prove a dimostrazione. E' sufficiente diffondere il teorema della malvagità di Mosca e dei suoi addentellati nel Donbass, perché ogni canale televisivo mondiale, sia a Sidney (la maggior parte delle vittime erano australiane, olandesi e belghe), ad Amsterdam (l'Ucraina, formalmente competente per le indagine, delegò subito la faccenda al territorio olandese), a Washington (i satelliti USA, ufficialmente, non hanno mai registrato nulla dell'accaduto) lo “dimostri”, basandosi ora su l'uno ora sull'altro degli enunciati euclidei, secondo una ben sperimentata petitio principii che non abbisogna di opzioni diverse.
E di opzioni diverse, invece, ce ne sono tuttora, quando le indagini non sono affatto concluse (al momento si parla del prossimo ottobre) e quando dal mar del Nord e dall'Oceano pacifico si mettono in circolazione video (la cui autenticità le stesse autorità australiane dicono doversi ancora dimostrare) o si invocano costituzioni di tribunali ONU che dovrebbero suggerire agli inquirenti la pista desiderata.
Dunque, le opzioni.
Come mai, nel marzo scorso, si chiede la Komsomolskaja pravda, in Olanda furono mostrati ai giornalisti solo alcuni frammenti del Boeing abbattuto, mentre la maggior parte giaceva ancora nelle steppe del Donbass?
Già due giorni dopo l'accaduto, il Ministero della difesa di Mosca dichiarava che i controlli radiotecnici russi avevano registrato l'attività della stazione di radiolocalizzazione ucraina “Kupol” annessa al complesso missilistico “Buk-M1”, nella zona di Stylo, 30 km a sud di Donetsk. I dati del controllo (foto satellitari) sulla dislocazione di un complesso “Buk” ucraino, proprio nel giorno del disastro, a ridosso, ma fuori dalla zona controllata dalle milizie, venivano mostrati ai giornalisti il 21 luglio dal capo di stato maggiore russo Andrej Kartapolov, insieme a quelli sull'intensificarsi dell'attività del “Kupol”.
A tale versione si sono attenuti anche gli esperti dell'impresa “Almaz-Antej”, costruttrice del complesso missilistico: secondo la tesi da loro resa pubblica a inizio del giugno scorso, se il Boeing fu abbattuto da terra, ciò poteva essere opera solo di un missile 9M38M1, del complesso “Buk-M1”, che in Russia non viene più prodotto dal 1999 e che è invece in dotazione alle forze armate ucraine. Ieri il vice capo dell'Agenzia russa per il trasporto aereo, Oleg Storčevoj, ha dichiarato che, se effettivamente si fosse trattato di un missile terra-aria lanciato dal territorio liberato, come sostiene oggi ad esempio l'americana CNN, il sistema di localizzazione di Rostov sul Don l'avrebbe registrato; ma così non è stato. Storčevoj ha anche sottolineato lo strano momento per cui, all'epoca, erano stati vietati i voli sulla Crimea (a causa della sua unione alla Russia), ma non invece quelli sulla zona di guerra nel Donbass. Misteri della politica, quando vola sui cieli dell'interesse atlantico.
Altra opzione.
Il capo di stato maggiore dell'aviazione russa, generale Igor Makušev, sostiene che i controlli radar avevano registrato la presenza, a 3-5 km dal Boeing malese, di un aereo militare ucraino. Il Su-25 è dotato di razzi aria-aria in grado di colpire un bersaglio a 12 km di distanza. Tale versione è stata successivamente confermata (e più di una volta ne hanno parlato fonti diverse, di cui si è fatto cenno anche su Contropiano) dall'ucraino Evgenij Agapov, all'epoca in servizio presso l'aviazione ucraina in un aeroporto non distante da Dnepropetrovsk, e poi fuggito in Russia. Komsomolskaja pravda già nel dicembre scorso diffuse il video con l'intervista ad Agapov, in cui questi dichiarava che il 17 luglio 2014
Ma queste erano opzioni. Al contrario, ovviamente, il giorno successivo la tragedia, il presidente ucraino Porošenko dichiarò che tutto era opera
A che punto si è dunque giunti oggi, quando la Malesia, sotto stimoli molto interessati, chiede l'istituzione di un tribunale internazionale e a Mosca – accusata di aver “patrocinato” l'abbattimento, fornendo le armi – è stato soltanto trasmesso un brogliaccio con i dati sommari delle indagini?
Si può dire, intanto, che all'epoca dell'abbattimento, le milizie si trovavano in una situazione difensiva (Slavjansk era stata da poco occupata dalle forze ucraine) e non puntavano certo ad attacchi, quali che fossero. L'operazione “Boeing”, in se stessa, rimanda invece ad altre situazioni similari. Ancora Komsomolskaja pravda ricorda l'operazione USA “Northwoods” del 1962 su Cuba. Ma si potrebbe citare anche la vicenda del Boeing 747 coreano, fatto deviare (con ogni evidenza, per provocare proprio l'incidente) dalla rotta stabilita e abbattuto da un caccia russo sulla Kamčatka nel 1983. Ieri, il Presidente del parlamento della Repubblica popolare di Donetsk, Andrej Purghin, ha definito “non costruttivo per le indagini” il tentativo di istituire un tribunale internazionale:
Oggi nella Repubblica di Donetsk, nell'area dei villaggi di Grabogo, dove cadde l'aereo e di Petropavlovko (l'area delle ricerche dei resti) e nella vicina città di Šakhtërsk sono fissate iniziative funebri, per ricordare i 298 morti. Con le parole con cui Neottolemo ammonì Odisseo:
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