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10/07/2017

L’Onu approva il divieto di armi nucleari. L’Italia contro, insieme agli Usa

Nel silenzio totale dei giornali e delle televisioni italiane venerdì 7 luglio, al Palazzo di vetro dell’Onu, è stato approvato il trattato di disarmo multilaterale che proibisce totalmente il possesso di armi nucleari nel mondo. E’ stata raggiunta la maggioranza qualificata dei due terzi dei paesi membri, necessaria per superare il veto sostanziale dei paesi maggiori, ossia quelli che l’armamento nucleare già ce l’hanno, l’ammettano o no (per esempio Israele è una potenza nucleare “canaglia”, che neanche vuole confermare il possesso di un arsenale nuke).

Ora può iniziare la fase di adesione e ratifica da parte dei vari paesi. Ovviamente questo voto ha un valore politico ed anche morale: la stragrande maggioranza degli Stati del pianeta rifiuta l’armamento nucleare. Ma non servirà a rendere meno drammatico “l’equilibrio del terrore”, visto che le potenze nucleari sono state contrarie a tutto il percorso del trattato, non aderiranno e ovviamente si guarderanno bene dallo smantellare i propri arsenali.

Di sicuro, però, non avranno più molta credibilità quando chiederanno a qualche paese di dimostrare di non star facendo ricerca nucleare finalizzata agli armamenti. Ma se ne fottono, come hanno del resto dimostrato gli ambasciatori dei paesi non partecipanti alla conferenza (Francia, Gran Bretagna, Israele, ecc), guidati da quella degli Stati Uniti, Nikki Haley, che hanno giustificato il proprio boicottaggio alla conferenza asserendo che sarebbe stato “irrealistico” pensare che con quel trattato si potrebbero contenere paesi... come la Nord Corea.

Particolarmente servile e squallida la posizione assunta dal governo italiano, che ha seguito le indicazioni statunitensi pur non avendo da difendere alcunché di proprio (le testate nucleari presenti sul nostro territorio sono statunitensi, notoriamente).

Nonostante il clima generale e il palese disinteresse di molti paesi facessero pensare ad un fallimento del negoziato, alla fine l’ambasciatrice del Costarica, White Gómez, che aveva guidato tutto il processo, è riuscita a confermare l’adozione del trattato storico che proibisce l’uso delle armi nucleari. 122 nazioni hanno firmato il trattato (1 solo contrario, 1 astenuto, gli altri “assenti”), che ora è giuridicamente vincolante. Le armi nucleari erano, paradossalmente, le uniche armi di distruzione di massa che finora non erano vietate da un apposito documento dell’Onu.

Dopo il voto, l’ambasciatrice statunitense Nikki Haley, l’ambasciatore britannico Matthew Rycroft e l’ambasciatore francese Francois Delattre, hanno espresso in una dichiarazione congiunta che i loro paesi “non intendono firmare, ratificare o mai diventare parte” del trattato. “La Francia, il Regno Unito e gli Stati Uniti non hanno partecipato alla negoziazione del trattato sul divieto delle armi nucleari. Non intendiamo firmare, ratificare o mai far parte di esso. Questa iniziativa chiaramente ignora le realtà della sicurezza internazionale. L’adesione al trattato è incompatibile con la politica di deterrenza nucleare, che è stata essenziale per mantenere la pace in Europa e nel Nord Asia per oltre 70 anni”.

E’ solare l’intenzione di questi tre paesi di continuare a determinare chi deve essere ammesso al club delle potenze nucleari e chi deve esserne invece escluso. I tre paesi, che sono anche membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, hanno infatti ribadito il loro impegno a far rispettare il Trattato sulla Non Proliferazione delle Armi Nucleari (NPT).

Tra i punti salienti del documento finale approvato all’Onu, l’articolo 1 che stabilisce il divieto di sviluppare, testare, produrre, acquisire, possedere ma anche trasferire o ricevere, consentire la dislocazione di armi nucleari e altri dispositivi esplosivi nucleari (l’Italia è già fuorilegge, insomma).

All’articolo 4 si prescrive l’impegno “verso la totale eliminazione delle armi nucleari”.

Tra le cose meno utopistiche, invece, l’art. 6 prevede una assistenza alle vittime dell’uso di armi o della sperimentazione atomica, stabilendo anche la necessità di bonifiche ambientali.

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