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02/10/2017

L’ Unità popolare sconfigge la repressione

Il popolo Catalano lo aveva gridato nelle piazze nelle scorse settimane che avrebbe votato, nonostante le intimidazioni e le minacce di Madrid.

Ieri le intimidazioni e le minacce si sono trasformate in realtà. Fin dalle prime ore dell’alba decine di seggi sono stati assaliti dalla Polizia Nazionale spagnola e dalla Guardia Civil per evitare che le operazioni di voto organizzate dal governo Catalano potessero svolgersi, mentre in molti casi la Polizia Catalana e i vigili del fuoco si frapponevano tra la polizia di Madrid e la popolazione.

La violenza ordinata dal palazzo della Moncloa ha fatto il giro del mondo, ma si è scontrata con la determinazione di una popolazione che da giorni occupava i seggi e che fin dalle prime ore del mattino si era messa in fila, a centinaia di migliaia, per esercitare il proprio diritto al voto.

La battaglia per l’indipendenza della Catalogna dallo stato spagnolo si è affiancata infatti allo lotta in difesa della democrazia di quello stesso stato spagnolo da cui Barcellona rivendica l’indipendenza. Una mobilitazione in difesa della democrazia che ha chiamato in causa non solo tutti i popoli dello stato spagnolo, che hanno risposto in massa da Bilbao a Madrid, dando vita a imponenti mobilitazioni di piazza contro la repressione scatenata dal governo Raioy in terra catalana, ma l'intero continente europeo.

Dopo il golpe del 2013 in Ucraina, ancora una volta le istituzione europee si sono rese complici di un tentativo di colpo di stato palesando la vera natura del processo di unificazione europea. Ancora una volta un referendum, espressione della volontà popolare, è stato uno schiaffo per quelle istituzioni europee votate da nessuno che si trovano ora a dover cercare di salvare la faccia per aver sostenuto senza riserve Madrid.

L’unità popolare costruita in questi mesi all’interno del paese catalano, la trasversalità di forze che hanno salvaguardato ed esteso la partecipazione e democrazia in Catalogna, andrà meglio indagata nei prossimi mesi, ma appare evidente come essa rappresenti il vero motore di questo processo. Una unità che si è ulteriormente consolidata nelle ultime settimane e che proprio a causa della repressione si è ulteriormente rafforzata e radicalizzata.

Quello che per tutta la giornata è emerso, stando nei seggi, è come l’atteggiamento repressivo di Madrid e le calunnie della stampa spagnola e internazionale contro le istituzioni e il popolo catalano abbiano in realtà spinto moltissime persone a schierarsi.

La componente giovanile nella mobilitazione è sicuramente uno dei dati più importanti. Sono stati migliaia i giovani mobilitati in questi giorni, centinaia quelli che hanno riportato gravi ferite per difendere i seggi. Una fatto che, al di la di come andrà a finire, segnerà profondamente le relazioni tra questa generazione di attivisti e militanti e le istituzioni che governeranno il paese nei prossimi anni, siano esse catalane o spagnole.

Con più di 2 milioni e 200 mila votanti, di cui il 90% favorevoli all’indipendenza, 650 mila schede sequestrate dalle truppe di occupazione spagnole e centinaia di seggi chiusi con la forza, la popolazione della Catalogna si è espressa dando una bella lezione non solo ai governi di tutta Europa, ma anche a quella sinistra che su questo referendum è stata a guardare. Magari denunciando la repressione ma non appoggiando un processo che oggettivamente indeboliva il governo spagnolo, espressione di uno Stato che non ha mai fatto i conti con il franchismo e che ancora adotta la Costituzione dettata dal regime, oltre che le istituzioni e le politiche di quell’Unione Europea che negli ultimi anni ha imposto austerità e impoverimento a tutti i popoli del continente.

Nelle prossime settimane la lotta per l’indipendenza e la democrazia continuerà in Catalogna. Non possiamo illuderci che la vittoria del referendum segni la fine di questo percorso. Quello che è certo è che dentro l’unità popolare avranno un peso importante le forze di classe e del movimento operaio. Come ricordato nella conferenza stampa della Cup, a cui è intervenuta anche la delegazione della Piattaforma sociale Eurostop assieme ad altre delegazioni italiane ed europee, già lo sciopero generale del 3 ottobre, proclamato da diverse sigle del sindacalismo di base e conflittuale, rappresenta un primo passaggio importante per consolidare il processo indipendentista e democratico.

Lasciare i destini del paese nelle mani del governo catalano e dell’opinione pubblica internazionale sarebbe un errore grave, che potrebbe annullare – come già fu per il referendum greco – l’importantissimo risultato raggiunto. Solo la mobilitazione popolare e di massa, la lotta di popolo contro il dispotismo dello stato spagnolo, hanno potuto produrre questo epilogo e solo queste lo potranno salvaguardare e portare a pieno compimento. Noi siamo chiamati a continuare a costruire la solidarietà internazionalista verso gli studenti, i lavoratori e i cittadini di questo paese.

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