La procura spagnola ha chiesto alla giudice della Adiencia Nacioanl Carmen Lamela di decidere la detenzione preventiva senza cauzione per tutti i membri del Govern catalano accusati di “ribellione”, meno che per l’ex ministro Santi Villa che si era dimesso il giorno prima della dichiarazione di indipendenza.
Il vicepresidente catalano destituito, Oriol Junqueras, è stato il primo ad arrivare stamani all’Audiencia Nacional che lo ha convocato insieme agli altri ex membri del ‘Govern’ indagati per “ribellione”.
Anche la presidente del parlamento catalano Carme Forcadell, imputata per ‘ribellione’, è giunta alla sede del Tribunale Supremo di Madrid, dove deve essere interrogata da un giudice. Nella sede della Audiencia Nacional, a poche decine di metri di distanza, si trovano già i membri del Govern imputati in una causa parallela. Come anticipato, non avrebbero risposto alle domande del magistrato.
Dal Belgio, il presidente destituito, Carles Puigdemont, ha diffuso un comunicato in cui ribadisce che non tornerà in Spagna denunciando “un processo politico” nei suoi confronti.
A questo punto i giudici spagnoli potrebbero spiccare un mandato di arresto europeo nei confronti suoi e degli altri membri del Govern che si trovano o dovessero riparare all’estero.
Una svolta che a questo punto coinvolge mani e piedi l’Unione Europea nella vicenda catalana, che non può più essere trattata come “un faccenda interna della Spagna”.
Non c’è mai stato, infatti, un esponente politico di un paese dell’Unione Europea ufficialmente ricercato nel suo paese per “reati esclusivamente politici”; addirittura “commessi” durante la sua funzione istituzionale e su preciso mandato della sua popolazione (in obbedienza al risultato referendario).
E la Ue, inutile dirlo, fin qui preoccupata soltanto di prescrivere ricette economiche fallimentari, non ha alcuno strumento culturale – e tantomeno giuridico – per affrontare un problema ritenuto “impensabile” all’interno dei trattati.
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