Questo articolo compare in contemporanea su Contropiano e L’Antidiplomatico
Leggiamo oggi su tutti i giornali del nuovo scandalo dietro la triste e macabra figura di Harvey Weisntein.
Ad esempio da Repubblica:
“Harvey Weinstein ha assunto svariate compagnie private di intelligence per individuare i suoi accusatori e affossarne le denunce: lo rivela il New Yorker nell’ultima puntata dell’inchiesta che ha colpito al cuore l’industria cinematografica americana e si è allargata a macchia d’olio in tutto il mondo. Il produttore di Hollywood, accusato di aver molestato decine di donne in trent’anni di carriera e che ora rischia l’arresto per stupro, ha ingaggiato detective privati non solo per rintracciare le vittime ma anche stanare e bloccare i giornalisti che stavano indagando sul caso.”Tra questi “detective” assoldati da Weinstein, ebreo newyorkese, molti sarebbero ex agenti del Mossad.
Ma questo è solo uno dei lati oscuri della triste vicenda di quest’ebreo newyorkese che sta venendo alla luce.
Poco noto ad esempio che Weinstein nel 2014, in pieno guerra per procura di jihadisti provenienti da 89 paesi contro la Siria, ha visitato il campo profughi siriano in Giordania di Zaatari con sua moglie Georgina Chapman e lo scrittore Neil Gaiman come parte di un “progetto di narrazione” con l’ONU.
Come scriveva lui stesso sulle colonne di Vanity Fair al ritorno dall’iniziativa: “Sono venuto a Zaatari e in Giordania per accompagnare lo scrittore Neil Gaiman e mia moglie Georgina Chapman, che insieme erano stati invitati dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) al fine di creare un progetto di narrazione per la situazione dei profughi siriani che erano fuggiti in Giordania”.
L’articolo è tutto un elogio della Giordania: “Ho incontrato la regina Rania e le ho chiesto perché la Giordania fosse così generosa con la sua politica dei rifugiati. [...] Ha detto che suo marito, il re Abdullah II, che vedeva donne e bambini che fuggivano dal pericolo, riteneva che non c’era davvero alcuna decisione da fare, era la cosa giusta da fare, e la Giordania continuerà sempre a fare la cosa giusta. Come padre e leader umanitario, il re Abdullah II aprì le sue porte.”
Secondo funzionari del governo giordano, l’ISIS controllava diversi insediamenti di quel campo, tanto da rappresentare una minaccia per la stessa Giordania. Secondo quello che scriveva all’epoca Business Insider erano i “leader tribali” che organizzavano la distribuzione alimentare nel campo, divenuto punto di riferimento della formazione di nuovi terroristi.
La Giordania è il terzo “contributore” dei combattenti ad ISIS dopo la Tunisia e l’Arabia Saudita. I ribelli “moderati”, o “terroristi dal volto umano”, sono stati aiutati dai servizi di intelligence giordani per attraversare il confine con la Siria. Lo riportava il New York Times nel 2014, che scriveva: “Quando i ribelli hanno bisogno di armi, fanno la loro richiesta in una” sala operativa ad Amman con agenti provenienti da Giordania, Arabia Saudita e Stati Uniti “.
L’articolo su Vanity Fair si conclude con la risposta che Weinstein avrebbe dato ad un rifugiato sul perché gli Usa non intervengono in Siria dopo l’utilizzo delle armi chimiche. “Non abbiamo fatto nulla? L’America è il loro riferimento con le star del cinema. Siamo la loro Shah Rukh Kahn, Wahlberg, Cruise, Stallone: i ragazzi che fanno la cosa giusta. Come spiegare che dopo l’Iraq e l’Afghanistan, gli Usa e il Regno Unito sono stanchi? Che non vogliamo vedere i nostri figli e figlie ancora in situazioni gravi?”
La Siria oggi è un paese devastato, stuprato da quei terroristi che l’occidente e i suoi alleati, come la Giordania, ha finanziato, armato e sostenuto. “La narrazione” dei media che Weinstein ha contribuito a creare attraverso Hollywood ha censurato la verità attraverso fake news come quella delle “armi chimiche di Assad”.
P.s. La foto è tratta dal book fotografico della visita dello stesso Weinstein pubblicato con un altro articolo racconto pubblicato sul Daily Mail
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