13/04/2018
Guerra alla Siria. Il Pd con i bombardieri, Gentiloni in difficoltà. Lega contro, M5S “preoccupato”
Mentre il Mediterraneo orientale si riempie di navi da guerra, il vuoto di governo in Italia deve fare i conti con una situazione internazionale gravissima e con posizioni – finalmente occorre dire – divergenti dall’atlantismo subalterno che ha coinvolto troppo spesso il nostro paese in guerre scatenate per interessi strategici contrapposti a quelli del ripudio della guerra e del perseguimento della pace nelle relazioni internazionali.
Il leader della Lega Matteo Salvini ha alzato la voce dichiarando di non credere all’uso delle armi chimiche da parte del governo siriano, chiedendo al contempo lo stop a raid e bombardamenti annunciati dal presidente americano Trump. “Che qualcuno pensi ad una terza guerra mondiale farneticando di bombe e di missili sulla pelle di donne e bambini e’ assolutamente impensabile”, dice Salvini, “Chiedo al presidente Gentiloni una presa di posizione netta dell’Italia contro ogni ulteriore e disastroso intervento militare in Siria. Non vorrei che motivi economici, esigenze di potere o il presunto utilizzo mai provato di armi chimiche mai trovate in passato scatenassero un conflitto che può diventare pericolosissimo”, sottolineando che l’Italia si deve “opporre a raid missili e bombardamenti”.
Il governo Gentiloni, ormai ampiamente decaduto, pur condannando quanto avvenuto a Duma e sottolineando come “l’Italia non sia direttamente coinvolta in qualsiasi attività sul terreno”, continua imperterrito – e arbitrariamente – a difendere la propria posizione a fianco degli alleati storici, Stati Uniti, Francia e Regno Unito, a cui conferma di “aver sempre dato supporto” (la base di Sigonella sicuramente, dalla quale sono decollati più volti un P8-A e un aereo radar Awacs diretti verso le coste siriane, ndr). “L’Italia non parteciperà ad azioni militari in Siria. In base agli accordi internazionali e bilaterali vigenti, continuerà a fornire supporto logistico alle attività delle forze alleate, contribuendo a garantirne la sicurezza e la protezione” ha affermato Gentiloni.
La presa di posizione ufficiale della Farnesina e di Palazzo Chigi, è arrivata a fine giornata evidenziando la fatica di mettere a punto una linea definita. In Senato erano moltissimi i banchi vuoti del governo durante la discussione proprio sulla situazione siriana.
Il più allineato ai “bombardieri” statunitensi, britannici e francesi, appare come al solito il Pd. Il segretario reggente del Partito Democratico, Martina, si è espresso sulla crisi siriana, esprimendo come al solito “preoccupazione” ma specificando che il suo partito non intende venire meno alle alleanze militari nel campo occidentale. “Se qualcuno vuole cambiare alleanze deve dirlo chiaro, noi rimaniamo saldamente nel quadro delle alleanze europee e saldamente nel quadro delle alleanze storiche dell’Italia”.
Si fatica a trovare qualche dichiarazione da parte del M5S concentrato soprattutto sulla formazione del nuovo governo. Niente sul blog Cinque Stelle, niente sul blog di Beppe Grillo. Ci sono solo le dichiarazioni di Di Maio rilasciate al termine dell’incontro al Quirinale con Mattarella. Di Maio ha espresso “preoccupazione sull’escalation siriana e crediamo che si debba fare la massima chiarezza sulla natura dell’attacco di Duma, ma allo stesso tempo pensiamo che qualsiasi tipo di uso di armi chimiche sia intollerabile. Abbiamo ribadito e ribadisco qui che la nostra intenzione al governo di questo paese è restare al fianco dei nostri alleati e consigliarli in un’ottica di pace, prima di tutto. È chiaro anche che la fine del conflitto in Siria non sarà determinata dalle vittorie militari, ma dalla diplomazia, da una soluzione politica che, come candidato Presidente del Consiglio dei Ministri di questo Paese ho intenzione di sostenere a pieno nell’interesse delle istituzioni italiane ed europee. Questa escalation assieme alle tante richieste che vengono dai cittadini italiani impongono alle forze politiche un’accelerazione della formazione del governo: non possiamo pensare più di perdere altro tempo”.
Più espliciti appaiono invece gli esperti strategici e militari non allineati con l’atlantismo e con il Pd. “Non partecipare e non fornire appoggio a questa operazione, di cui ci sfuggono gli obiettivi finali tra i quali certo non ve ne sono che corrispondano alla stabilità nel Mediterraneo e neppure agli interessi di UE e di Italia, non significherebbe certo una dimostrazione di scarso attaccamento ai valori atlantici e ai legami che ne discendono” scrive oggi il sito specializzato Analisi Difesa. “Né ci si può nascondere ancora dietro a posizioni di ambiguo compromesso come il “supporto agli USA ma senza partecipare ai raid”, nella peggiore tradizione italiana. Anzi, sottrarsi a questa avventura militare dimostrerebbe la capacità di elaborare una politica estera e di sicurezza autonoma, che tenga in considerazione i tanto vilipesi “interessi nazionali”.
Anche su questa vicenda, irta di scenari estremamente pericolosi, vediamo agire di fatto il “pilota automatico”. In questo caso sono scattati automaticamente i vincoli della Nato ma soprattutto dei trattati militari con gli Stati Uniti che regolano la loro piena agibilità sulle basi militari presenti nel nostro paese, coinvolgendolo – anche senza una decisione del Parlamento e senza un governo legittimato – in uno scenario di guerra. E’ tempo di rompere questa gabbia e ridefinire completamente i parametri della politica estera e delle alleanze internazionali del nostro paese, affermando con forza la neutralità e il perseguimento della pace come asse prioritario. L’uscita dalla Nato e l’allontanamento delle basi militari Usa/Nato dal nostro territorio sono una prospettiva da perseguire ormai con forza. Prima è , meglio è.
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