Mi permetto di offrire alla riflessione collettiva una carrellata tra i numeri delle elezioni politiche svoltesi tra il 2 giugno 1946 e il 4 marzo 2018 utilizzando quattro sistemi elettorali diversi.
I numeri elettorali non rappresentano sicuramente la sola fonte utile per delineare i tratti delle modificazioni avvenute in una società molto complessa, ma li si possono comunque prendere a testimoni probanti di mutamenti insieme politici, di costume, nelle relazioni sociali che hanno assunto grande significato nel determinare le condizioni materiali di vita e le stesse espressioni culturali di massa.
Il riferimento che si è cercato di sviluppare riguarda la presenza della sinistra divisa tra governo e opposizione, seguendo anche il filo della partecipazione elettorale, i cui dati sono sempre stati fortemente sottovalutati nello sviluppo delle analisi compiute di volta in volta.
Le percentuali sono sempre riferite al totale degli aventi diritto e viene riportato il dato dei voti validi complessivi, comprensivi delle schede bianche e nulle.
Questo lavoro, molto approssimativo, è dedicato soprattutto a chi ha risposto in modo sostanzialmente negativo oppure con un assordante silenzio ad una semplice proposta di ripresa d’incontro tra le varie componenti, oggi assolutamente minoritarie, nelle quali si trovano suddivisa ciò che rimane della sinistra italiana: giusti i richiami all’identità, sbagliate le affermazioni di disporre in esclusiva della ricetta corretta, superficiale l’analisi che ignora i rischi incombenti sul fragilissimo sistema politico italiano.
Assemblea Costituente 2 giugno 1946
Iscritti: 28.005.449; Voti validi 23.010.479 pari all’82,16%, non espressione di voto 4.994.970.
La sinistra in quel momento si trova al governo con il programma Repubblica e Costituzione: il Partito Socialista ancora unitario sotto la sigla PSIUP ottiene 4.758.129 16,99%; Partito Comunista 4.356.686 15,55%; Partito d’azione 334.748 1,19%. In totale la sinistra vale il 33,73% sul totale degli aventi diritti al voto.
Camera dei Deputati 18 aprile 1948
Iscritti 29.117.554; Voti Validi 26.264.458 pari al 90.20% (notevole incremento) non espressione di voto 2.853.096.
Si presenta la divisione tra sinistra di governo e sinistra d’opposizione, in seguito alla scissione del PSI.
Nella sinistra di governo Unità Socialista 1.858.116 voti 6,38%; nella sinistra d’opposizione il Fronte Popolare raccoglie PCI e PSI, 8.136.637 pari al 27,94%.
Camera dei Deputati 7 giugno 1953
Sono le elezioni della cosiddetta “legge truffa”. Iscritti 30.272.236. Voti validi 27.087.701, 89,48% (lieve flessione rispetto al 1948). Non espressione di voto: 3.184.535.
Sinistra d’opposizione: PCI 6.120.809 20,21%, PSI 3.441.014, 11,36%, Unione Socialista Indipendente 225.409 0,74%, Unità Popolare 171.099 0,56%. Totale: 32,87 in incremento rispetto al 1948.
Sinistra di governo: PSDI 1.222.957 4.03% (-2,35%)
Camera dei Deputati 25/5/1958
Pesano le vicende legate al XX congresso del PCUS e i fatti d’Ungheria. PCI e PSI comunque sono ancora assieme all’opposizione. Iscritti: 32.434.852 Voti validi 29.560.269 91,13% (massimo storico). Non espressione di voto: 2.874.583
Sinistra d’opposizione: PCI 6.704.454, 20,67%; PSI 4.206.726 12,96%. Totale 33,63% (ancora in crescita)
Sinistra di governo: PSDI 1.345.447 4,14%
Camera dei Deputati 28/4/1963
Ulteriore divisione tra sinistra di governo e sinistra d’opposizione. Si prepara il centro – sinistra con il PSI (sarà la legislatura del “tintinnar di sciabole” e del tentativo di unificazione socialista).
Iscritti: 34.199.184 voti validi 30.752.871 89.92% (lieve flessione). Non espressione di voto: 3.446.313
Sinistra d’opposizione: PCI 7.767.201 22,71%
Sinistra di governo: PSI 4.255.836 12,44%, PSDI 1.876.271 4,58%.
La sinistra di governo raggiunge il 17,02%.
Camera dei Deputati 19 maggio 1968
I socialisti si presentano unificati nell’esperienza di governo, ma si è verificata la scissione dello PSIUP che si colloca all’opposizione. Iscritti: 35.566.495 voti validi 31.790.428 89.38% (ancora in calo) Non espressione di voto: 3.776.065.
Sinistra d’opposizione: PCI 8.551.347 24,04%, PSIUP 1.414.697 3,97% totale 28,01 (crescita del 5,30%).
Sinistra di governo PSI – PSDI unificati 4.603.182 12,94% (flessione del 4,08%)
Camera dei Deputati 7 maggio 1972
Nuova divisione (definitiva) tra PSI e PSDI. All’inizio della legislatura il PSI resterà fuori dall’area di governo (Andreotti – Malagodi) comprendente i socialdemocratici. Si affacciano per la prima volta alle elezioni movimenti usciti dal ’68, sia di area comunista, sia di dissenso cattolico.
Iscritti 37.049.351 voti validi 33.403.548 90.15 (in crescita) Non espressione di voto: 3.645.803
Sinistra d’opposizione: PCI 9.068.961 24,47%, PSIUP 648.951 1,75. Totale: 26,22% (in calo) PSI 3.208.497 8,66%, PSDI 1.718.142 4,63. Area della sinistra extraparlamentare (Manifesto, MPL, PC–Ml) 439.710 1,17%
Camera dei deputati 20 giugno 1976
Le elezioni si svolgono dopo il referendum sul divorzio del 1974 e il turno amministrativo del 15 giugno 1975 che ha fatto registrare un forte spostamento a sinistra. Si presenta una situazione inedita: PCI, PSI, PSDI faranno parte dell’area di governo, prima come “maggioranza delle astensioni” poi come maggioranza d’appoggio a due governi monocolore DC. Nel frattempo si consuma il dramma del rapimento Moro e la divisione dei partiti tra “fermezza”e trattativa.
Iscritti: 40.426.658. Voti validi 36.707.578 90.80% (si torna a superare il 90%). Non espressioni di voto: 3.719.080.
Sinistra nell’area di governo: PCI 12.614.650 31,20%, PSI 3.540.309 8,75%, PSDI 1.239.492 3,06%. Totale 43,01% (ribadisco sul totale degli iscritti nelle liste: affido questo dato alla riflessione).
Sinistra d’opposizione: DP (cartello elettorale comprendente PdUP, AO, Lotta Continua, MLS) 557.025. 1,37%
Camera dei deputati 3 giugno 1979
In precedenza a questa tornata elettorale, segnata dall’uscita del PCI dalla “solidarietà nazionale” occorre ricordare il referendum sul finanziamento pubblico dei partiti svoltosi nel giugno del 1978. Erano iscritti nelle liste 41.248.657 elettrici ed elettori, i voti validi furono 31.410.378 pari al 76,14% e il SI’ all’abrogazione (osteggiato dalla maggioranza di solidarietà nazionale) raggiunse i 9.838.279 voti, 33,19%
Un risultato che rappresentò il primo vero segnale di rottura “sociale” del sistema politico, del tutto ignorato dai dirigenti dei grandi partiti di massa che non avevano compreso la profonda divaricazione che la formazione della maggioranza delle astensioni aveva provocato.
Il primo esito di quella rottura si ebbe il 3 giugno 1979, elezioni nelle quali ricomparve la divaricazione tra sinistra di governo e sinistra d’opposizione. Iscritti: 42.203.354. Voti validi 36.671.308 86, 89% (netta flessione). Non espressioni di voto: 5.532.046 (forte incremento).
Sinistra d’opposizione: PCI 11.139.231 26,39%, PdUP 502.247 1,19%, NSU 294.462 0,69. Totale: 28,27%
Sinistra di governo: PSI 3.596.802 8,52%, PSDI 1.407.535 3,33%. Totale 11,85%
Camera dei deputati 26 giugno 1983
Nel frattempo, scoperte le liste della P2, si è spezzato il monopolio DC della Presidenza del Consiglio e ci si avvia alla presidenza Craxi con la maggioranza di pentapartito. Iscritti 44.526.357 Voti validi 36.906.005, 82,88% (ancora evidente flessione).
Sinistra di governo: PSI 4.223.362 9,48%, PSDI 1.508,234 , 3,38%. Totale 12,86% (crescita dell’1%)
Sinistra di opposizione: PCI (comprendente il PdUP) 11.032.218 24,77%, DP 542.039 1,21 . Totale 25,98% (calo del 2,29%)
Camera dei deputati 14 giugno 1987
Precedono questa tornata elettorale le elezioni europee del 1984 coincidenti con la tragica morte di Enrico Berlinguer e il referendum sulla scala mobile, al riguardo del quale vale la pena soffermarsi un attimo.
Referendum 1985: Iscritti 44.904.290. Voti Validi 33.845.643
non espressioni di voto: 11.058.647
Sì 15.460.855 - 34,43%
NO 18.384.788 - 40,94%.
Il “SI” era appoggiato dal PCI e dalla componente comunista della CGIL, il NO dal pentapartito, dalla componente socialista della CGIL e da CISL e UIL. Doppia spaccatura. A sinistra e nel sindacato.
Riflessi evidenti si mostrarono nel turno elettorale del 14 giugno 1987, nel corso del quale entrarono in lizza anche rappresentanti delle nuove fratture post – materialiste (liste verdi) e di una ideologia di recupero di antiche fratture (centro – periferia), allargando così lo spettro nel complesso del sistema politico italiano.
Iscritti 45.692.417 voti validi 38.571.508, 84, 41% (in crescita rispetto al 1983). Non espressione di voto: 7.120.909.
Sinistra di governo: PSI 5.501.596 12,04%, PSDI 1.140.209 2,49%. Totale 12,53% (in calo dello 0,33%)
Sinistra d’opposizione: PCI 10.250.644 22,43%, DP 641.901 1,40. Totale 23,83% (calo del 2,65%)
Camera dei Deputati 5 aprile 1992
Si vota ancora con il sistema proporzionale ma il quadro si è già modificato nel profondo. Si è sciolto il PCI dividendosi in due formazioni, PDS e Rifondazione Comunista, il PSI è già stato colpito dai prodromi di Tangentopoli, si è formata la Rete da un intreccio cattocomunista.
Iscritti 47.686.964 Voti validi 39.247.275 82,30% (in calo). Non espressione di voto 8.439.689
Sinistra di governo (nell’immediato si formerà il governo Amato): PSI 5.343.930 11,20%, PSDI 1.064.647 2,23%. Totale 13,43% (in crescita dello 0,90%)
Area ex PCI: PDS 6.321.084 13,25%, PRC 2.204.641 4,62%, Rete 730.171 1,53%. Totale 19,40% (in calo del 4,43%)
Camera dei deputati 27 marzo 1994.
Quadro completamente mutato. Sistema elettorale misto maggioritario (75%) proporzionale (25%), Sciolti i grandi partiti di massa DC e PSI, si è formata Forza Italia e il MSI si sta trasformando in AN. Il centro destra vince le elezioni con una duplice alleanza: FI/Lega al Nord (polo delle libertà) e FI/AN (polo del buon governo al Sud).
In precedenza all’esposizione dei dati è il caso di soffermarci sull’esito del referendum abrogativo svoltosi il 18 aprile 1993. Il riferimento è al quesito riguardante il sistema elettorale del Senato e il cui esito servì da spunto per la modifica del sistema elettorale nel suo insieme. Si trattò di un referendum che pose una sorta di fondamentale pietra miliare sulla strada dell’antipartitismo, evocando infatti la semplificazione del sistema politico e la governabilità quale fattore esaustivo dell’agire politico. Gli esiti di quell’avventura sono oggi sotto gli occhi di tutti. Erano iscritti nelle liste 47.946.896, si ebbero 34.971.387 voti validi pari al 72,93%. Il rifiuto alla modifica del sistema elettorale raccolse soltanto 6.034.640 pari al 17,25%, voti espressi in gran parte all’interno dell’area che si era opposta allo scioglimento del PCI (successivamente solo parzialmente confluita nel PRC) e parzialmente anche da chi si era opposto allo scioglimento del PSI e della DC.
Esito delle elezioni del 27 marzo 1994. Iscritti 48.135.041. Voti validi 38.720.893, 80.44% (in netto calo). Non espressione di voto 9.414.148.
Risultato delle forze di sinistra presenti nella coalizione dei “Progressisti” (si era votato su di uno schema “tripolare” con la presenza di un’area centrista formata dal PPI e dal “Patto Segni”): PDS 7.881.646, 16,37%, PRC 2.343.946 4,86%, PSI 849.429 1,76%, Rete 719.841 1,49%, Socialdemocrazia 179.495 0,37%
Camera dei deputati 21 aprile 1996
Si forma l’alleanza di centrosinistra, mentre la Lega Nord abbandona il centrodestra dopo aver contribuito a far cadere il primo governo Berlusconi e Rifonda Comunista adotta la strategia della “desistenza” verso il centro sinistra.
Iscritti 48.744.846 voti validi 37.484.398 76,98% (calo sensibile). Non espressioni di voto 11.260.448 (la maggioranza relativa se si esaminano i risultati dei partiti nella quota proporzionale).
A Sinistra il PDS raccoglie 7.894.118 voti pari al 16,19% e i socialisti 149.441 voti pari allo 0,30. Totale all’interno della coalizione dell’Ulivo 16,49%. Il PRC che attua la “desistenza” raccoglie 3.213.748 voti (896.802 voti in più) pari al 6,59%, massimo storico.
Camera dei deputati 13 maggio 2001
Si ricostituisce l’alleanza FI /Lega che vince le elezioni con l’apporto di AN e UDC, mentre l’alleanza di governo del centro – sinistra esce indebolita dopo aver alternato nei cinque anni tre volte il presidente del Consiglio. Nel frattempo si è spaccata Rifondazione Comunista con la formazione del Partito dei Comunisti Italiani che continua ad appoggiare il governo fino alla fine della legislatura.
Iscritti 49.256.295 voti validi 37.122.776, 75.36% (ancora in calo). Non espressione di voto 12.133.519.
Sinistra costretta all’opposizione: DS (trasformazione del PDS che ha inglobato Comunisti Unitari, altra scissione del PRC e i Laburisti espressione dell’area socialista): 6.151.154 12,48% (netto calo rispetto al 1996 di oltre 1.700.000 voti), Rifondazione Comunista 1.868.659 4,92%, Comunisti Italiani 620.859 1,26%.
PRC e Comunisti Italiani sommano quindi il 6,18% perdendo lo 0,40% e circa 800.000 voti.
Camera dei Deputati 9 aprile 2006
Si costituisce l’Unione, massima espressione dell’alleanza a sinistra che colloca però al proprio centro l’Ulivo, lista elettorale che raccoglie DS e Margherita e che rappresenta la fase preparatoria della costituzione del PD. La vittoria elettorale risulta assolutamente stentata. Nel frattempo però e cambiata la legge elettorale che si presenta come proporzionale con premio di maggioranza e liste bloccate. Si registra un sensibile incremento nella partecipazione al voto. Iscritti 46.997.601 (esclusi gli iscritti all’estero) voti validi 38.153.343 81,18% (si ritorna sopra all’80%). Non espressioni di voto 8.844.258.
L’Ulivo raccoglie 11.930.983 voti pari al 25,38% ma si tratta di un soggetto autodenominatosi di centro – sinistra.
A sinistra restano, tutte comprese nell’area di governo, il PRC (che avrà il presidente della Camera e un ministro) 2.229.464 4,74% (in crescita rispetto al 2001 di quasi 400.000 voti), Comunisti Italiani 884.127 1,88% (anch’essi in crescita di circa 260.000 voti). In posizione del tutto marginale una lista socialista che raccoglie 115.606 voti (0,24%).
Camera dei Deputati 19 aprile 2008
Elezioni che possono essere definite davvero come “critiche” di vero e proprio riallineamento del sistema.
L’Ulivo si è trasformato in Partito democratico, proclama la propria “vocazione maggioritaria” e rifiuta alleanze a sinistra ritenendosi esaustivo del profilo del centro sinistra (a fianco del PD si colloca soltanto il movimento giustizialista dell’IDV). In questo modo il PD incassa una sonora sconfitta dal PDL nelle cui fila si sono raccolti Forza Italia, Lega Nord e AN.
A Sinistra, in posizione di opposizione, si presenta la lista Arcobaleno che raccoglie assieme il PRC, i Comunisti Italiani, residui delle Liste Verdi e gli esponenti della Sinistra Democratica che hanno rifiutato la confluenza dei DS nel PD.
Il risultato largamente negativo, al punto da escludere totalmente la possibilità di presenza in Parlamento.
Iscritti 47.041.814, voti validi 36.457.254, 77,49% (nuovamente al di sotto dell’80%). Nessuna espressione di voto 10.584.560.
Arcobaleno 1.124.298 voti, 2,38% (due anni prima la somma di PRC e Comunisti Italiani superava i 3.000.000 con il 6,62%). E’ questo il passaggio nel quale si esprime il dato di assoluta minorità della sinistra italiana.
Si presenta anche una lista socialista con 355.495 voti 0,75% e riemergono, sempre per effetto di successiva scissioni del PRC, formazioni ancora legate alle ideologie del dissenso comunista (in particolare di origine troskista): Partito Comunista dei Lavoratori e Sinistra Critica che assommano 377.112 voti pari allo 0.79%.
Camera dei deputati 24 febbraio 2013
Si arriva alle elezioni anticipate attraverso la caduta del governo Berlusconi e la gestione rigidamente legata all’austerità europeista attuata dal governo Monti.
Il PD torna all’alleanza a sinistra collegandosi con SEL (espressione di un’ennesima scissione del PRC, in questo caso in senso governista). Alleanza che non produrrà l’auspicato (dai suoi promotori, ovviamente) esito di governo.
Iscritti 46.905.154 voti validi 34.005.755 72,49% (con un netto calo). Nessuna espressione di voto 12.899.399 (largamente maggioranza relativa).
Sel, collegata come già ricordato al PD, raccoglie 1.089.231 voti 2,32%.
Per la sinistra d’opposizione si registra una presentazione unitaria tra PRC, Comunisti Italiani, altri movimenti e l’apporto dell’IDV con la sigla “Rivoluzione Civile”: anche in questo caso il risultato è quello dell’esclusione dal parlamento con 765.189 voti 1,63%. Se si sommano Sel e Rivoluzione Civile si ha un risultato di 1.854.420 voti pari al 3,95% con un incremento rispetto all’Arcobaleno di circa 730.000 voti e dell’1,57%.
Incremento ottenuto però attraverso una divisione di schieramento. Alla sinistra è presente anche il PCL con 89.643 voti, 019%.
Camera dei deputati 4 marzo 2018
Le elezioni più recenti, quelle che hanno portato alla formazione del governo Lega – M5S. Sono le elezioni nelle quali si dimostra più forte un fenomeno come quello della volatilità elettorale già in atto da diverso tempo.
Come esempio si può prendere il passaggio di voti riguardante il PD tra le elezioni europee 2014 e le elezioni politiche del 2018.
Nelle Europee del 2014 il PD raccolse 11.203.231 voti pari al 22,11% su 27.448.906 voti validi (mancarono all’espressione di voto ben 23.213.554 unità: record storico).
Alle elezioni del 2018 lo stesso PD (dopo aver perso nettamente il referendum sulle riforma costituzionali del 4 dicembre 2016) si è fermato a 6.161.896 voti 13,24%. In quattro anni un calo di oltre 5.000.000 di voti.
Nell’occasione del 4 marzo 2018 la sinistra, tutta all’opposizione, si riduce al proprio minimo storico.
Iscritti 46.505.350. Voti validi 32.841.075, 70,61% (in calo). Nessuna espressione di voto per 13.664.275.
Da notare che tra le europee 2014 e le politiche 2018 si recuperano quasi 10.000.000 di espressioni di voto, nessuna delle quali raggiunge i partiti di sinistra.
Supera la barriera dell’ingresso in parlamento soltanto Liberi e Uguali (che contiene parte di Sel ed esponenti di una scissione da sinistra del PD) con 1.114.799 pari al 2,39%.
Restano fuori Potere al Popolo (nelle cui fila sono incluse Rifondazione Comunista e i Comunisti Italiani oltre a diverse espressioni di movimento particolarmente legati a istanze di centri sociali) con 372.179 voti pari allo 0.80%, un partito comunista di osservanza ortodossa con 106.816 voti pari allo 0,22%, e la lista di Sinistra Rivoluzionaria (PCL più altre espressioni fuoriuscite dal PRC) con 29.643 voti (il PCL tra il 2008 e il 2018 ha perso così circa 180.000 voti) pari allo 0,06%.
Un totale di 1.823.437 voti, pari al 3,47% con un calo di circa 30.000 voti rispetto al 2013.
Questo l’itinerario riassunto per sommi capi di una sinistra partita unitariamente tra PSI, PCI, Partito d’Azione con l’insegna Repubblica e Costituzione raccogliendo 9.450.263 suffragi su 23.010.479 voti validi per una percentuale del 33,73%.
Poi le alterne vicende legate soprattutto alla divisione governo/opposizione.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento