di Roberto Prinzi
Si fa sempre più teso il
clima in Libia dove forze del generale Haftar si sono dette l’altro
ieri pronte ad «affrontare in modo ostile qualsiasi nave turca che si
avvicinerà alle coste libiche». L’ammiraglio Faraj al-Mahdawi, capo di
stato maggiore delle forze navali dell’autoproclamato Esercito nazionale
libico (Lna), non ha usato giri di parole: «Ho ricevuto ordini chiari
di distruggere qualsiasi nave turca che dovesse venire a effettuare
attività di ricerca di petrolio all’interno dei confini marittimi
libici».
L’AGGRESSIVITÀ degli uomini di Haftar, uomo forte
del governo di Tobruk nell’est del Paese – amministrazione parallela e
rivale a quella di Tripoli del Governo di accordo nazionale (Gna)
riconosciuto internazionalmente – nasce dai memorandum d’intesa siglati
lo scorso 27 novembre da Turchia e il Gna in campo marittimo e militare.
Uno dei quali, in particolare, prevede l’istituzione di una nuova
giurisdizione nelle acque di competenza a livello commerciale e
securitario che di fatto taglia fuori Creta e Cipro a tutto vantaggio
della Turchia.
LA PROTESTA DELLA GRECIA è stata immediata e
furiosa: Atene ha parlato di accordo «nullo» e fatto «in cattiva fede» e
ha espulso l’ambasciatore libico. L’intesa ha generato contrarietà
anche in Europa dove il nuovo Alto rappresentante dell’Unione europea,
Josep Borrell, ha auspicato una posizione unitaria di Bruxelles su
questa questione. Rammarico per la mossa turca-libica è stata espresso
dall’inviato Onu in Libia Ghassan Salamah che teme ora un nuovo stop al
processo politico. A partire dalla conferenza sulla Libia prevista a
Berlino per gennaio.
DA ROMA IL MINISTRO degli Esteri Di Maio parla di
«accordi non legittimi perché non considerano la Grecia e quanto deciso
passa vicino alle isole greche», ha detto il titolare della Farnesina.
Un commento condivisibile se non fosse che a parlare è il ministro di un
Paese che è il primo sponsor di Tripoli e di al-Sarraj, premier
riconosciuto internazionalmente ma assai meno in Libia.
La mossa del suo Gna non è altro che l’ennesimo schiaffo libico
all’Italia. Sbeffeggiato recentemente due volte da Haftar con
l’abbattimento di un drone italiano e dall’attacco al giacimento di
al-Feel (al sud) in cui opera anche l’Eni, il governo Conte non ha alcun
peso su quanto avviene sull’altra sponda del Mediterraneo.
Se Di Maio, infatti, parla di «soluzione politica e non militare», di
tutt’altro avviso sono gli altri attori regionali. Il presidente turco
Erdogan tre giorni fa ha detto che Ankara ha diritto di dispiegare le
sue truppe in Libia qualora Tripoli lo richiedesse. Un annuncio che ha
scatenato l’ira di Haftar che, sostenuto da Emirati Arabi Uniti, Egitto,
Giordania, Russia e Francia, da ormai otto mesi prova a penetrare senza
riuscirci nel cuore della capitale per espugnare i «terroristi».
HAFTAR SA BENISSIMO che un’eventuale presenza turca
impedirebbe il raggiungimento del suo obiettivo, proprio ora che sembra
essere vicino grazie al contributo di contractor russi del gruppo
Wagner. Di fronte alle minacce dell’ammiraglio di Haftar al-Mahdawi,
Ankara ha fatto però oggi un passo indietro con il suo ministro degli
Esteri Cavusoglu spiegando che «l’accordo di sicurezza non include
alcuna clausola sull’invio di truppe».
Toni distensivi li usano gli Usa che con il Segretario di Stato
Mike Pompeo si dicono pronti a lavorare con i russi per
organizzare un tavolo negoziale che riunisca tutte le parti coinvolte
nel conflitto in corso in Libia. Una posizione condivisa a parole anche
dal Cremlino che però continua ad aiutare Haftar militarmente.
LA SITUAZIONE UMANITARIA nel Paese nel frattempo si
fa sempre più drammatica. I dati pubblicati dall’Onu parlano da soli:
647 vittime civili dall’inizio dell’offensiva di Haftar su Tripoli lo
scorso 4 aprile; 61 casi di attacchi contro strutture mediche e il loro
personale, un aumento del 69% rispetto allo stesso periodo del 2018.
Questa è la Libia «liberata» dalla guerra della Nato del 2011.
AGGIORNAMENTO:
Il Generale Haftar ha annunciato ieri una “battaglia decisiva verso
il cuore della capitale Tripoli”. “È arrivata l’ora zero. Avanzate
nostri eroi” ha detto durante un discorso pubblico. L’uomo forte della
Cirenaica e capo dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) ha
fatto sapere di “aver ordinato ai soldati di rispettare le case e le
proprietà private”.
La risposta del Governo di Accordo nazionale (Gna) sostenuto dalla
comunità internazionale (e soprattutto dall’Italia) è stata immediata:
“Siamo pronti a respingere qualunque tentativo compiuto dal leader
golpista Haftar” ha detto sugli schermi della Tv Ahrar il ministro degli
interni del Gna Fathi Bashaga.
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