Stiamo vivendo un epoca in qui prevalgono le passioni tristi!
Già prima di questa terribile Crisi Pandemica globale il dibattito pubblico, la battaglia delle idee e la irrefrenabile tensione ideale al cambiamento, al progresso e all’emancipazione sembravano incartapecoriti fenomeni da relegare ad un passato remoto non più rieditabile a fronte di una presunta modernità che tutto sussume o, meglio, normalizza.
L’intero caleidoscopio della comunicazione deviante del capitale sembra avvolgerci in una paralizzante melassa senza senso dove – al di là dei livelli elaborati di sofisticazione squadernati – prevalgono l’irrazionalità tout court e la produzione infinita di fake news.
In tale desolante scenario, ogni tanto, si mettono in moto energie e tentativi di incrinare questo asfissiante dispositivo di annebbiamento delle coscienze e della realtà, a conferma che i cantori della Fine della Storia non possono vincere la loro guerra antisociale al genere umano e all’irrefrenabile spinta alla liberazione.
Con questo approccio ho apprezzato il coraggioso lavoro di Pasquale Cicalese, distillato nelle pagine del suo recente libro “Piano contro Mercato, per un salario sociale di classe”, in arrivo nelle librerie in questi giorni, edito dall’Antidiplomatico.
Prima di evidenziare alcune idee/forza contenute nel testo è utile, per chi si appresta a leggerlo, esprimere qualche parole sull’autore. Del resto un libro, una riflessione o un qualsiasi prodotto umano contengono – sempre – un imprinting di chi l’ha generato.
Pasquale non è un economista ufficiale, non è uno studioso accademico e non è un intellettuale confinato nella Torre d’Avorio che passa il tempo nell’adorazione del proprio ombelico o alimentando il solipsismo narcisista.
Pasquale Cicalese è un lavoratore della Pubblica Amministrazione che ogni mattina va al lavoro (ora in smart working) e nel suo tempo libero, impegni familiari permettendo, magari nell’autobus o nel treno regionale che lo riporta a Pontecagnano, legge gli indici borsistici internazionali, i bilanci delle aziende, le relazioni della Banca d’Italia e della Commissione Europea.
Letture fredde, noiose, apparentemente “poco pratiche”, ma necessarie per comprendere ciò che accade nella grammatica del capitalismo, nel suo modo di produzione e nei variegati dispositivi di accumulazione.
Una lettura attenta – una vera e propria rassegna analitica – attraverso le categorie marxiane della critica dell’economia politica e degli studi economici di quanti, nella storia contemporanea, hanno elaborato un paradigma controcorrente al totem ideologico del primato assoluto del Mercato e del massimo Profitto.
Pasquale è – veramente – un intellettuale meridionale perché nei suoi studi e nelle ricerche che ha prodotto per oltre un ventennio (di cui solo una parte raccolte nel testo pubblicato) il suo approccio è sempre partito – con la testa ma anche con il cuore – incardinato al Sud, alla sua Calabria vivisezionata dall’azione di manomissione di padroni e nuovi e vecchi spoliatori e al Mediterraneo, ossia da quel mare su cui, per secoli, si sono affacciate ed interfacciate civiltà, popoli, culture e afflati ideali che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell’umanità.
Non è un caso che una delle pagine più belle della lotta in classe in Calabria – la rivolta dei fuochi, quella degli operai di Crotone, traditi da Stato, Istituzioni, Partiti e Sindacati collaborazionisti contro lo smantellamento di una delle poche presenze industriali in terra calabrese – è un punto di riferimento che Pasquale Cicalese ricorda spesso nei suoi ragionamenti.
Il testo di Pasquale è una raccolta di scritti e di interventi vari pubblicati per oltre un decennio su siti come Marx XXI, l’Antidiplomatico e Contropiano i quali – se letti ed interpretati non semplicemente come semilavorati, ma come schegge di ragionamenti svolti su un canovaccio unitario rigoroso – costituiscono un serio ed articolato lavoro di demistificazione verso la narrazione tossica che i think tank del capitale, le sue istituzioni sovranazionali e nazionali, i vari apologeti spesso collocati anche nella nostrana “Sinistra tricolore” filo-europeista, hanno profuso a mani basse.
Con micidiali effetti antisociali e conseguenti, pesanti, arretramenti delle condizioni di vita e di lavoro delle classi lavoratrici.
Cicalese passa in rassegna i principali momenti topici del corso storico del capitalismo, in Italia e nell’intero spazio europeo, collocato all’inizio della cosiddetta Seconda Repubblica. Demolisce l’apologia e le illusioni a proposito del varo dell’Euro e della stagione dei Trattati ma – soprattutto – sferza quanti hanno inneggiato, sconsideratamente, ai “capitani coraggiosi delle privatizzazioni”, allo smantellamento dello stato sociale e del welfare (Ricordate la controriforma Dini, il Pacchetto Treu e la Legge Biagi?).
Viene demolita tutta la demagogia post-modernista che come un veleno (o come un Virus, per stare alla realtà di questo periodo) ha iniziato a circolare nelle fila del movimento operaio e dei residui politici derivanti da una storia oramai implosa e dissolta, quella del vecchio Partito Comunista Italiano e dell’intera “Sinistra” politica.
Cicalese mostra – con cifre, dati, riscontri oggettivi – la fine ingloriosa di quella ormai implosa Globalizzazione del mondo e dell’Unipolarismo (il pensiero unico) attraverso l’emersione di paesi, aree monetarie e blocchi politici. In primis la Repubblica Popolare Cinese, ma in generale i paesi che dimostrano come sia possibile andare avanti nel progresso e nello sviluppo dell’umanità.
Nel contempo, tramite il suo metodo di analisi e di indagine, sollecita a volgere lo sguardo e l’attenzione fuori dall’Italietta provinciale, attraverso l’adozione – finalmente – di punti di vista ed approcci geopolitici distinti e distanti dal pregiudizio Eurocentrico che ha affossato l’azione della “Sinistra italiana ed europea”, condannandola ad una totale subalternità all’universalismo sciovinista e proto-imperialista.
Insomma siamo – a parere di chi scrive – di fronte ad uno studio che può essere maneggiato come uno scandaglio, specie dalle giovani generazioni che vogliono conoscere una storia economica e sociale del nostro paese e dell’Unione Europea che non ascolteranno mai nelle Università, nel Circo Barnum dell’informazione e, tantomeno, nell’isterico dibattito politico quotidiano.
Il libro di Pasquale Cicalese è completato da due gemme importanti: una prefazione di Guido Salerno Aletta ed una postfazione di Vladimiro Giacchè. Due importanti contribuiti che valorizzano ed arricchiscono questo lavoro riconoscendovi un’autorevolezza scientifica che ci auguriamo sia la spinta per l’acquisto, la lettura e l’ampia diffusione.
Abbiamo bisogno di serietà, e di archiviare definitivamente l’improvvisazione.
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