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15/12/2020

Brasile - L’agguato del giudice Moro contro Lula. Ora le prove

Il documentario “Moro: Mais que Suspeito”, prodotto dalla Campanha Lula Livre, mette in evidenza, sulla base di prove, testimonianze di giuristi, estratti di interviste e gli atti del processo, le azioni che provano la parzialità dell’ex giudice Sergio Moro contro l’ex Presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva (due mandati, dal 2003 al 2011).

L’obiettivo di questo breve documentario è quello di collegare tutte le prove in modo che i sospetti del golpe giudiziario condotto dall’ex giudice diventino ancora più evidenti e totalmente privi di dubbi.

Nel 2016 Lula viene coinvolto nella “Operação Lava Jato”, con l’accusa di aver ricevuto denaro dalla Petrobras, oltre a favori da parte di imprese, per un valore complessivo di 3,7 milioni di reais (1,2 milioni di dollari). Il 12 luglio 2017 Lula viene condannato dal giudice Sergio Moro, in primo grado, a nove anni e mezzo di prigione; condanna aumentata a 12 anni al secondo grado di giudizio.

Il 7 aprile 2018, dopo aver tenuto un discorso di fronte al Sindacato dei Lavoratori Metallurgici dell’ABC a São Bernardo do Campo, Lula si consegna spontaneamente alla Polizia Federale per rispettare il suo mandato d’arresto e viene condotto nella prigione di Curitiba.

A causa della condanna, Lula non può candidarsi alle elezioni, vinte poi da Jair Bolsonaro, nonostante molti sondaggi lo dessero come largamente favorito tra la popolazione. I sostenitori del Partido dos Trabalhadores (PT) hanno denunciato un vero e proprio “lawfare”, ovvero una strumentalizzazione della giustizia a fini politici per impedire a Lula di candidarsi e screditare agli occhi dell’opinione pubblica anche l’ex Presidentessa Dilma Rousseff.

Il 7 novembre 2019 il Tribunale Supremo Federale ha deciso che i detenuti condannati in secondo grado devono essere scarcerati in attesa di sentenza definitiva, una decisione applicata anche a Lula, che è potuto così tornare in libertà.

Sia durante la sua detenzione sia dopo la liberazione, Lula ha confermato il suo impegno politico e sociale affinché in Brasile torni la democrazia popolare contro la deriva fascista e reazionaria del governo Bolsonaro.

Il documentario “Moro: Mais que Suspeito” conferma la parzialità di Moro nella conduzione delle cause nel processo “Lava Jato”, che ha assunto contorni sempre più discutibili negli ultimi anni. Come premio per aver condotto materialmente le persecuzioni giudiziarie ai danni di Lula, l’ex giudice Moro è divenuto Ministro della Giustizia nel governo neofascista di Bolsonaro.

Lo scorso 29 novembre, la società di consulenza statunitense Alvarez & Marsal ha nominato Sergio Moro come Amministratore Delegato del gruppo “Controversie e Investigazioni” della società. Alvarez & Marsal è oggi l’amministratore giudiziario di OAS e di Odebretch, due aziende appaltatrici coinvolte ed indagate – guarda caso – proprio nell’operazione “Lava Jato”.

Pertanto, Moro è diventato membro del Consiglio di Amministrazione della società di consulenza che sta cercando di recuperare le perdite di questi costruttori brasiliani.

Il documentario è concepito come una contro-inchiesta volta a comprendere non solo il diritto di Lula a partecipare alla vita politica, ma soprattutto la collusione e l’ingerenza politica di un gruppo di potere formato dalla rete televisiva brasiliana GLOBO, da una parte della magistratura asservita alla destra e dal Dipartimento della difesa degli Stati Uniti d’America per impedire l’elezione di Lula, distruggere le aziende a controllo statale (come la Petrobras) e favorire gli interessi economici predatori delle multinazionali, interrompendo il cammino progressista intrapreso dai governi del PT e azzerando le conquiste sociali delle classi popolari brasiliane.

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