Die Welt, attenta testata conservatrice tedesca, nel marzo di tre anni fa pubblicò un articolo dedicato a Luca Morisi definendolo “il potente sconosciuto dietro la Bestia” ovvero il dispositivo di propaganda costruito attorno alla Lega del dopo Bossi e, soprattutto, attorno alla figura di Matteo Salvini. Eravamo nel periodo dell’ascesa della Lega di Salvini che, dalle elezioni del marzo di quell’anno, prima invertì i rapporti di forza con il movimento 5 stelle a livello di sondaggi andando poi a ratificare questa inversione alle europee del 2019. Stiamo parlando delle elezioni che portarono la Lega a uno stellare 34, 49 per cento, percentuali da DC nel ventennio ’60-’80, mentre il movimento 5 stelle si attestò a meno della metà. Oltrettutto Welt scrive nel periodo in cui lo scandalo Cambridge Analytica, la manipolazione dell’elettorato tramite una profilazione aggressiva consentita da Facebook, è esploso nel mondo un po’ meno, come si vede, in Italia. Visto anche che i metodi della agenzia di comunicazione con sede in Inghilterra, chiusa nel maggio di quell’anno, vennero assorbiti da Morisi. E, va detto, non a caso considerato che in quell’anno si fanno frequenti le visite pubbliche del finanziere e attivista della alt-right Steve Bannon in Italia proprio con Salvini e il suo staff anche nell’ottica, poi saltata, di costituire una sede di Cambridge Analytica in Italia.
Die Welt era interessata a quanto accade in Italia, con la Lega e soprattutto con la Bestia, strumento che appare in grado di ribaltare i rapporti elettorali in Italia e, in ottica sovranista, nelle Europee del 2019. Sappiamo in Europa come è andata, il sovranismo si è sgonfiato a livello di elezioni UE e recentemente anche in Germania, stiamo vedendo cosa accade in Italia: la Lega è entrata in una seconda, la prima fu all’epoca del declino di Bossi, dinamica centrifuga. I motivi sono abbastanza chiari: la perdita di consensi nei sondaggi, simile a quanto avvenuto proprio con la Lega ai danni dei 5 stelle ma stavolta a danno del Carroccio, a favore di Fratelli d’Italia; la divisione nella Lega tra chi già da oggi vuole mostrarsi compatibile con l'”Europa”, per restare nella dinamica di spartizione dei fondi del Recovery, e chi invece preferisce la solita tattica di “lotta e di governo”; Il logoramento, naturale, del brand Salvini ormai in alto da troppo tempo; l’insofferenza dei piccoli industriali del Nord, referente storico della Lega, per il tipo d’interdizione che Salvini fa al governo.
In questo contesto, “decorato” dalle tipiche lotte intestine di un gruppo politico in crisi, è emerso lo scandalo Morisi, segno evidente che sia Salvini che lo stesso Morisi, che ha lavorato per il ministero degli interni, non godono più come nel passato delle coperture giornalistiche e non. Insomma, Lega in preda a una lotta tra bande, Salvini in difficoltà, Morisi fatto fuori: in questo scenario è inutile soffermarsi sulle miserie umane di Morisi – che non sarà certo l’ultimo dei gay e dei consumatori di cocaina che dedica il proprio zelo professionale contro le categorie di cui fa parte – ma è più interessante fare un bilancio di quanto costruito in politica. Stiamo parlando del più clamoroso risultato elettorale, superiore persino a quello del movimento 5 stelle alle politiche del 2018, della storia della repubblica: trasformare un partito logoro, sputtanato e precipitato al 4,8 per cento alle politiche del 2013 in una macchina aspiratutto capace di andare oltre il 34 per cento alle europee di sei anni dopo condizionando tutta la politica italiana del periodo.
In successo di Morisi e di Salvini sta nella capacità di tenere insieme quattro elementi: la politica su strada, tradizionale della Lega, quella da gazebo e da raduni di piazza; la capacità di stare sui media generalisti da protagonisti; la Bestia ovvero tecniche di microtargeting di massa con relativa capacità di leggere e stimolare al consenso verso la Lega vaste porzioni di elettorato; la scuola quadri intrecciata alle esigenze di raduno per il business come si fa nella formazione aziendali. Quattro elementi che, assieme, hanno fatto sinergia per arrivare a un clamoroso balzo elettorale e a una capacità di penetrazione nella società tutta da studiare. Già perché il punto, quello vero, su Morisi è questo: non la pietosa vicenda personale ma l’analisi del dispositivo messo in piedi da Morisi e Salvini per capire da cosa la società in futuro si deve difendere. Il resto serve a chi vuol divertirsi un po’ sui dettagli da scandalo, tipico strumento del rapporto tra spettacolo e lotta per il potere.
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