di Francesco Dall'Aglio
Dal punto di vista di chi sceglie di combatterle, le guerre asimmetriche sono sempre vantaggiose perché le aspettative sono molto basse e ogni colpo messo a segno, di qualsiasi rilevanza, acquista grande significato e con poca spesa (un IED, un camion bomba o, come in questo caso, droni aerei o acquatici) è possibile creare problemi, sia mediatici che pratici, a un avversario meglio piazzato. Il rovescio della medaglia, naturalmente, è proprio questo: le guerre asimmetriche vengono combattute da chi non ha la possibilità di impensierire realmente il proprio avversario con metodi convenzionali, cioè con scontri militari sul campo.
Non è un caso che l'aumento di questo tipo di attacchi, da parte ucraina, avviene dopo che la controffensiva sul fronte non è riuscita a raggiungere gli obiettivi prefissati. Certo, nulla impedisce di utilizzare queste tattiche insieme alla controffensiva, per provocare ulteriori problemi alla Russia, e probabilmente il piano originario era questo: ma al momento la controffensiva latita e si fa ricorso dunque solo a queste azioni che hanno grandissima risonanza dal punto di vista mediatico, anche se la loro efficacia pratica è limitata.
Qualche finestra rotta a Mosca e una nave danneggiata a Novorossijsk (dopo l'attacco, la Olenegorsky Gornyak è stata appoggiata a un rimorchiatore per evitare che si sbilanci a sinistra, dove è stata colpita) non compensano la mancanza di una breccia nelle linee difensive russe, ma aiutano a "vendere" l'idea che la Russia sia impreparata e indifesa, e che i droni ucraini possano colpire a piacimento qualsiasi obiettivo. Questo è parzialmente vero – non qualsiasi obiettivo ma parecchi, e anche a lunga distanza. Mosca è raggiungibile, così come i porti russi sulla costa orientale del Mar Nero, almeno quelli più vicini alla Crimea; così come è raggiungibile, e si è visto da poco, il ponte di Crimea e la Crimea stessa.
Del resto, che i droni siano un problema molto grosso per qualsiasi difesa non lo scopriamo ora: se mi è consentita una battuta, si chiamano infatti difese "antiaeree", "antinave" e "antisommergibile", non "antidroni". L'architettura di difesa va ripensata e va ripensata soprattutto la distanza alla quale ci si può ritenere sicuri. Questo, naturalmente, vale per tutti i contendenti (abbiamo visto che anche i droni russi tendono ad essere piuttosto efficaci) e vale anche per chi contendente non è: mi chiedo l'Italia che tipo di difese antidrone abbia predisposto o stia predisponendo. Credo che il numero sia zero.
Dal punto di vista pratico la Russia prenderà le sue contromisure, che poi sono molto low-tech: reti di metallo a protezione degli ingressi dei porti, più marinai di vedetta e l'aggiunta di qualche mitragliera alle navi, anche a quelle come la Olenegorsky Gornyak, appunto quella colpita stamattina, che sono sì appartenenti alla flotta militare ma sono navi da trasporto e da sbarco e sono pochissimo armate (2 cannoncini binati da 57 mm, uno a poppa e uno a prua, 4 lanciamissili Strela da 8 missili e 2 lanciarazzi A-215 Grad-M da 22 razzi, tutte armi inadatte a fronteggiare minacce provenienti dal mare. "A finale", come dicono dalle parti mie, è un traghetto SNAV corazzato che trasporta 450 tonnellate di materiale).
Tutto questo non sarà però sufficiente, soprattutto se, come appare molto probabile, il ricorso a questi metodi di attacco si intensificherà da parte ucraina. Credo che molti nello stato maggiore russo stiano ponendosi seriamente il problema della sicurezza strategica, visto che la Russia ha iniziato questa guerra proprio per questo motivo, a parte le amenità sulla "denazificazione" e sulla protezione degli abitanti del Donbass. Finché all'Ucraina rimane costa, nessuna nave russa è al sicuro e non è al sicuro la Crimea e le sue linee di trasporto. Il che pone il comando russo di fronte a un problema complicato: accettare le perdite – che finora, come abbiamo visto, non sono elevate – e continuare con la propria strategia di erosione dell'esercito e dell'economia ucraina finché non perderà la sua capacità di difesa, o intraprendere una campagna complicata e costosa, sia in uomini che in materiale? Il comando e la leadership russa sono molto contrari alle perdite, lo abbiamo detto tante volte, per motivi pratici e di politica interna (difficoltà a rimpiazzare i caduti senza mobilitare altri soldati, cosa che avrebbe ricadute pesanti sull'economia e, forse, sul morale della popolazione). Ma anche queste sono perdite. Se gli attacchi di questo tipo dovessero continuare e magari ottenere risultati migliori, la linea dell'azione di forza potrebbe passare.
Chiudo con Repubblica, ovviamente. Mentre TUTTE le testate mondiali, anche quelle ucraine e le altre italiane tipo Corriere e La Stampa, segnalano che la Olenegorsky Gornyak è stata danneggiata e rimorchiata in porto, Repubblica titola: "Affondata la nave d’assalto Olenegorskij Gornjak". Se si va a leggere l'articolo, però, ci si trova di fronte al capolavoro: l'attacco ha provocato "l’affondamento della nave d'assalto anfibia “Olenegorskij Gornjak”, che si sarebbe appoggiata su un fianco e sarebbe stata poi trainata in secca prima che colasse a picco". Quindi non è affondata. È come titolare "X morto di infarto" e poi scrivere nell'articolo "è stato poi ricoverato prima che morisse". Pezzo firmato, eh. Dall'inviato Paolo Brera, che sostiene di essere a Izmail e che, evidentemente, non ha letto il capitolo 9 del Περί ἑρμηνείας di Aristotele, appunto a proposito di battaglie navali.
PS – possibilissimo che i danni subiti siano tanto gravi da far decidere in futuro per la rottamazione della nave. Il senso del discorso non cambia.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento