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03/04/2013

Sgomberiamo il campo in anticipo

A proposito di casta/e...

"Grande la confusione sotto il cielo, la situazione è dunque eccellente!". Abbiamo sentito così tante volte citare questa bella frase (a partire da noi stessi) che iniziamo a dubitare della sua giusta interpretazione. Pare a volte che la confusione alberghi nelle teste di tant* compagn* piuttosto che nelle condizioni oggettive della fase politica che stiamo attraversando. Capita che l'entusiasmo legittimo - e che condividiamo - per una situazione politica di difficile equilibrio quale quella che si è venuta a creare dopo l'ultima tornata elettorale, si tramuti in falsa coscienza.

Per farla breve, non capiamo certe esultanze in cui capita di incappare in Rete, magari per la nomina della Boldrini o di Grasso nei loro rispettivi ruoli istituzionali o certe iniziative, come si dice, "dal basso" per spingere il Movimento 5 Stelle a garantire una qualche forma di governabilità al claudicante sistema politico italiano (l'ingovernabilità è ben lontana da venire, dal momento che le classi superiori sono ben salde al potere e le articolazioni dell'apparato statale continuano a funzionare a pieno regime). Ripetiamo: se c'è un merito che va riconosciuto a quello strano e spurio fenomeno che è il grillismo (oltre Grillo e i militanti grillini) è che esso ha dato voce e forma ad un'insoddisfazione latente nel corpo sociale (avvicinando a qualcosa come un'attivazione tanti abitanti di questo paese) ma soprattutto - ed è questo che ci interessa, in tutta la parzialità di cui siamo capaci - ha complicato la governabilità del sistema-paese ai governanti di ieri e alla troika di oggi e domani (ed è ben singolare che un fenomeno tanto nazionale abbia effetti europei).

Quando facciamo queste osservazioni, non intendiamo farci portatori della retorica estremistica del "tanto peggio, tanto meglio". Non siamo insensibili alle preoccupazioni (per esempio) dei lavoratori della Bridgestone di Bari o alle grida di disperazione delle partire iva indebitate o a quei tanti uomini e donne della classe operaia e dei ceti medi che da un giorno all'altro affollano le assistenze sociali o i dormitori... Solo, non crediamo che la formazione di un governo di accordi "a sinistra" possa cambiare alcunché e che quindi tante lamentazioni in questa direzione, per quanto comprensibili, non porteranno a niente. Siamo invece certissim* che niente può cambiare in questo paese senza la previa distruzione politico-rappresentativa dei ceti politici che hanno governato e fatto opposizione in questo paese fino ad oggi.

Abbattere e disarticolare il Pd è, in questo senso, un obiettivo strategico per tutt*, per la funzione (questa sì) di tappo che ha svolto in questi anni, agendo come controllo della forza-lavoro attraverso i sindacati confederali, intorpidimento dell'intelligenza pubblica attraverso i propri media di riferimento e la costruzione di un obiettivo politico al ribasso (l'anti-berlusconismo), pregno di effetti nocivi per la comprensione delle poste in gioco e degli interessi in campo. Se il Pdl ha costruito una casta di arraffatori pantagruelici, il Pd (e i suoi precedenti) costruiscono e formano da anni una casta di "equilibratori" del sistema, responsabile del blocco di tante energie sociali che finalmente iniziano a scappargli di mano (specie tra i più giovani). Di fronte allo scompaginamento di queste settimane, le menti assopite di questo partito di tromboni stanno avendo un barlume di residua intelligenza (dettata dagli istinti di auto-conservazione e sopravvivenza) e cercano di navigare a vista nella burrasca utilizzando figure pubblicamente stimate nel vano tentativo di salvare la baracca in cui albergano. Ma non crediamo ci siano scorciatoie o tappabuchi che possano cambiare alcunché: Grasso non è meglio di Schifani né la Boldrini è meglio di Fini. Fanno parte di quel sistema che ha come primo obiettivo la preservazione e continuazione di sé stesso in quanto sistema.

Ma le caste sono tante in questo paese e non bisogna quindi pensare che esse alberghino solo nelle stanze di Montecitorio o Palazzo Madama. Stanno comode anche nelle redazioni dei principali media, nelle sedi dei sindacati confederali, nelle dirigenze medie e alte degli istituti preposti alla mediazione sociale, nella Magistratura e nell'Accademia. Non facciamoci quindi illusioni: un Rodotà alla Presidenza della Repubblica non cambierà proprio niente, né un qualche "illuminato" questore al posto di Manganelli. Nessun cambiamento promanerà da chi è impegnato nel difendere poltrone, posti di lavoro ben retribuiti, status sociali e privilegi assodati. Solo la messa in discussione di questi equilibri e questi ruoli è indice di un inizio di ribaltamento dei rapporti sociali. Ogni processo deve quindi essere giudicato non per quel che dice di essere o per come si rappresenta ma, molto più materialmente, per la paura che fa a questi signori lassù in alto.

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