A proposito di casta/e...
"Grande la
confusione sotto il cielo, la situazione è dunque eccellente!". Abbiamo
sentito così tante volte citare questa bella frase (a partire da noi
stessi) che iniziamo a dubitare della sua giusta interpretazione. Pare a
volte che la confusione alberghi nelle teste di tant* compagn*
piuttosto che nelle condizioni oggettive della fase politica che stiamo
attraversando. Capita che l'entusiasmo legittimo - e che condividiamo -
per una situazione politica di difficile equilibrio quale quella che si è
venuta a creare dopo l'ultima tornata elettorale, si tramuti in falsa
coscienza.
Per farla breve, non capiamo certe esultanze in cui
capita di incappare in Rete, magari per la nomina della Boldrini o di
Grasso nei loro rispettivi ruoli istituzionali o certe iniziative, come
si dice, "dal basso" per spingere il Movimento 5 Stelle a garantire una
qualche forma di governabilità al claudicante sistema politico italiano
(l'ingovernabilità è ben lontana da venire, dal momento che le
classi superiori sono ben salde al potere e le articolazioni
dell'apparato statale continuano a funzionare a pieno regime).
Ripetiamo: se c'è un merito che va riconosciuto a quello strano e spurio
fenomeno che è il grillismo (oltre Grillo e i militanti grillini) è che
esso ha dato voce e forma ad un'insoddisfazione latente nel corpo
sociale (avvicinando a qualcosa come un'attivazione tanti abitanti di questo paese) ma soprattutto - ed è questo che ci interessa, in tutta la parzialità
di cui siamo capaci - ha complicato la governabilità del sistema-paese
ai governanti di ieri e alla troika di oggi e domani (ed è ben singolare
che un fenomeno tanto nazionale abbia effetti europei).
Quando
facciamo queste osservazioni, non intendiamo farci portatori della
retorica estremistica del "tanto peggio, tanto meglio". Non siamo
insensibili alle preoccupazioni (per esempio) dei lavoratori della
Bridgestone di Bari o alle grida di disperazione delle partire iva
indebitate o a quei tanti uomini e donne della classe operaia e dei ceti
medi che da un giorno all'altro affollano le assistenze sociali o i
dormitori... Solo, non crediamo che la formazione di un governo di
accordi "a sinistra" possa cambiare alcunché e che quindi tante
lamentazioni in questa direzione, per quanto comprensibili, non
porteranno a niente. Siamo invece certissim* che niente può cambiare in
questo paese senza la previa distruzione politico-rappresentativa dei
ceti politici che hanno governato e fatto opposizione in questo paese
fino ad oggi.
Abbattere e disarticolare il Pd è, in questo senso, un obiettivo strategico per tutt*, per la funzione (questa sì) di tappo
che ha svolto in questi anni, agendo come controllo della forza-lavoro
attraverso i sindacati confederali, intorpidimento dell'intelligenza
pubblica attraverso i propri media di riferimento e la costruzione di un
obiettivo politico al ribasso (l'anti-berlusconismo), pregno di effetti
nocivi per la comprensione delle poste in gioco e degli interessi in
campo. Se il Pdl ha costruito una casta di arraffatori pantagruelici, il
Pd (e i suoi precedenti) costruiscono e formano da anni una casta di
"equilibratori" del sistema, responsabile del blocco di tante energie
sociali che finalmente iniziano a scappargli di mano (specie tra i più
giovani). Di fronte allo scompaginamento di queste settimane, le menti
assopite di questo partito di tromboni stanno avendo un barlume di
residua intelligenza (dettata dagli istinti di auto-conservazione e
sopravvivenza) e cercano di navigare a vista nella burrasca utilizzando
figure pubblicamente stimate nel vano tentativo di salvare la baracca in
cui albergano. Ma non crediamo ci siano scorciatoie o tappabuchi che
possano cambiare alcunché: Grasso non è meglio di Schifani né la
Boldrini è meglio di Fini. Fanno parte di quel sistema che ha come primo
obiettivo la preservazione e continuazione di sé stesso in quanto sistema.
Ma
le caste sono tante in questo paese e non bisogna quindi pensare che
esse alberghino solo nelle stanze di Montecitorio o Palazzo Madama.
Stanno comode anche nelle redazioni dei principali media, nelle sedi dei
sindacati confederali, nelle dirigenze medie e alte degli istituti
preposti alla mediazione sociale, nella Magistratura e nell'Accademia.
Non facciamoci quindi illusioni: un Rodotà alla Presidenza della
Repubblica non cambierà proprio niente, né un qualche "illuminato"
questore al posto di Manganelli. Nessun cambiamento promanerà da chi è
impegnato nel difendere poltrone, posti di lavoro ben retribuiti, status
sociali e privilegi assodati. Solo la messa in discussione di questi
equilibri e questi ruoli è indice di un inizio di ribaltamento dei
rapporti sociali. Ogni processo deve quindi essere giudicato non per
quel che dice di essere o per come si rappresenta ma, molto più
materialmente, per la paura che fa a questi signori lassù in alto.
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