Un lancio dell'agenzia stampa Agi ha riferito per prima che Giulio
Andreotti sarebbe morto. A 94 anni. Poi sono anche arrivate le conferme
ufficiali.
E' difficile improvvisare un necrologio su un personaggio del
genere senza dover ripercorrere la storia dell'Italia repubblicana. E
per le coincidenze anche simboliche che costellano la nostra storia, se
ne va proprio quando la Repubblica sta per cambiare definitivamente
forma.
E' difficile anche fare un paragone con la classe politica
attuale, composta per lo più di mezze figure non all'altezza della sua
leggendaria gobba. Uno statista, dall'altra parte della barricata, e
nemmeno il migliore del suo schieramento. Molto più considerati di lui
erano infatti i due "cavalli di razza", Amintore Fanfani e Aldo Moro.
Dietro di lui una schiera di terze linee, come Francesco Cossiga,
Ciriaco De Mita, Antonio Segni, Mariano Rumor, ecc.
Era certamente un
nemico feroce del movimento operaio e dei comunisti in genere (e non
faceva certo distinzioni tra "socialismo reale" e le varie eresie degli
anni '60-'70. Ma nemmeno lui fece cadere la "discriminante antifascista"
fissata dalla Costituzione, anche se ci andò molto vicino in alcuni
passaggi parlamentari piuottosto "arditi" per quei tempi. Oggi
sembrerebbero normalità, in un parlamento che vede nella stessa
maggioranza ex-fascisti ed ex-comunisti (non guardateci male; la tessera
del Pci in tasca i D'Alema e i Bersani l'hanno avuta...), sotto la
regia dei tecnocrati della Troika e sotto il ricatto quotidiano di un
ex-piduista ora loro trainante alleato.
Era certamente il capo
della corrente democristiana cui faceva riferimento la Dc siciliana, e
quindi la mafia, senza se e senza ma. E quindi era anche la faccia dello
Stato che manteneva nel suo cerchio magico anche la criminalità
organizzata, in un rapporto sempre conflittuale, ossia "contrattato". E
furono i suoi uomini in Sicilia - i Riina e i Salvo - a pagare il prezzo
della incapacità, persino di Andreotti, di mantenere i patti fin lì
stipulati con Cosa Nostra.
Fonte
Mi fa piacere.
L'unico rammarico è per tutto il "sapere" che finisce nella tomba insieme a lui.
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