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07/05/2013

ONU: "I ribelli usano armi chimiche"

Mentre il mondo occidentale affila le armi contro il regime del presidente siriano Bashar al-Assad, le Nazioni Unite accusano i "ribelli" dell'utilizzo di gas nervino, la cosiddetta "linea rossa" per la quale Damasco rischia l'intervento esterno.

Ieri la commissione di inchiesta sulla Siria dell'Onu ha presentato un rapporto nella quale una serie di testimonianze raccolte tra lo staff medico siriano indicano l'utilizzo di armi chimiche da parte dei gruppi di opposizione. Nessuna prova, invece, che tali armi siano state usate anche dal governo siriano.

A presentare il rapporto è stata Carla Del Ponte, ex procuratore del Tribunale Internazionale per la ex Jugoslavia: "I nostri investigatori sono stati nei Paesi vicini per intervistare vittime, medici e ospedali da campo e, secondo i rapporti che hanno presentato la scorsa settimana, ci sono sospetti concreti e forti - seppur non prove incontrovertibili - dell'utilizzo di gas nervino. L'uso è avvenuto da parte delle opposizioni, dei ribelli, e non del governo".

I giorni scorsi sono stati caratterizzati da una tensione latente, dopo le deboli accuse mosse da Washington al presidente Assad: Obama aveva più volte ripetuto di avere in mano elementi che facevano pensare all'utilizzo di armi chimiche, senza però poter specificare chi, quando e dove fossero state utilizzate. Un modo delicato, forse, per preparare un intervento esterno dopo due anni di guerra civile.

E se Obama non aveva ancora intenzione di lanciare un vero e proprio intervento esterno, come al solito, Tel Aviv ha agito indisturbata. Due notti di attacchi quelle perpetrate dall'aviazione israeliana contro Damasco, sabato e domenica. Oggi i venti di guerra tacciono, ma Israele si prepara: due batterie anti-missile Iron Dome sono state posizionate al confine Nord del Paese, ad Haifa e a Safed. I voli civili verso il Nord d'Israele sono stati temporaneamente cancellati, fino a giovedì.

Un'azione-reazione seguita alle parole del ministro dell'Informazione siriano, Omran Zoubi: "L'aggressione israeliana apre le porte ad ogni possibilità e conferma l'organica correlazione tra i gruppi terroristi e il nemico israeliano". Da parte sua il vice ministro degli Esteri ha definito l'aggressione al pari di una dichiarazione di guerra.

L'iniziativa israeliana, secondo fonti diplomatiche europee e statunitensi, non era esplicitamente nota ai governi occidentali. Israele aveva avvertito che avrebbe potuto agire in futuro per fermare il trasferimento di missili ad Hezbollah, ma senza indicare quando né come. Tel Aviv non aveva avvertito nessuno, tanto meno Washington, dell'azione: un funzionario dell'intelligence Usa, in condizione di anonimato, ha detto che gli Stati Uniti hanno saputo dei raid solo "dopo il fatto".

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