"Un'austerità senza speranza, può diventare il detonatore di una crisi
generalizzata" è questo l'allarme lanciato da un altro tecnocrate
italiano: il presidente della Consob Giuseppe Vegas. Parlare bene per
razzolare male. Fino a quando?
Secondo il dirigente incaricato di vigilare sulle
attività delle società e della Borsa, il risanamento dei conti pubblici
"non può che realizzarsi in un quadro di crescita economica" come
condizione indispensabile "per migliorare i parametri di finanza
pubblica sui quali vengono costruite le manovre". Importante una delle
conclusioni a cui giunge Vega intervenendo in un convegno alla presenza
del premier Enrico Letta e cioè che il risanamento "non può che
avvenire attraverso un approccio più graduale rispetto a quanto oggi
previsto dal fiscal compact".
Ma Vegas ha aggiunto qualcosa di più.
L'effetto contagio sullo spread è finito e gli attuali livelli del
differenziale tra titoli di Stato italiani e Bund tedeschi rispecchiano
l'andamento dell'economia reale italiana. Secondo Vegas, in sintesi,
l'attuale situazione di crisi non è più dovuta all'effetto contagio
dello spread, ma alle criticità dell'economia reale. Lo scenario è
dunque mutato rispetto a quello dello scorso anno che aveva spinto lo
stesso presidente della Consob a parlare di «dittatura dello spread».
Nel 2012 questo era «un risentimento comprensibile», ma ora sono
trascorsi 12 mesi ed è stato «superato quel momento». Il che significa
che l'attuale livello dello spread, intorno ai 260-270 punti base, «è
imputabile solo a noi stessi». E proprio per questo, ha evidenziato
Vegas, «il nostro nemico non è più fuori di noi e dentro gli
inafferrabili mercati, ma nelle imprese che chiudono e nel lavoro che
manca».
Ma i mercati dell'Eurozona restano ancora esposti al rischio
contagio ha affermato Vegas, il quale ha invitato a interpretare i
segnali di crescita fatti registrare dai mercati finanziari nel 2012 e
nei primi mesi del 2013 senza lasciarsi andare a entusiasmi, "La tregua è
fragile", ha detto Vegas che durante il suo intervento ha parlato di un
"perdurante quadro di incertezza" e ha sottolineato che in questo
contesto "le prospettive dell'attività economica nell'Eurozona rimangono
deboli". In particolare, ha spiegato, «i mercati continuano a essere
esposti a comportamenti emulativi da parte degli investitori e a
fenomeni di contagio che allontanano i corsi azionari dai valori
fondamentali delle imprese e dunque la funzione di canalizzazione del
risparmio ne risulta gravemente compromessa».
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