A guardare i numeri, si può dire che il governo fa propaganda e l'Istat un po' di scienza, ma stando bene attenta a non "mettersi contro". Però, di fatto, laddove il ministro dell'economia Saccomanni - nell'ultima audizione al Senato - prevedeva una crescita nel 2014 pari all'1,1%, l'Istat mette un molto più pallido 0,7. Un arresto dopo una caduta rovinosa che va avanti a da cinque anni, non certo un'inversione di tendenza. Tanto più che un "rimbalzo" così anemico non sarà in grado, neanche per l'Istat, di mettere fine all'aumento della disoccupazione (attesa al 12,3%).
In base alle risultanze del modello macroeconometrico sviluppato dall'Istat (MeMo-It), l'istituto centrale di statistica prevede per il 2014 un modesto aumento del prodotto interno lordo (Pil) pari allo 0,7% in termini reali, che però seguirebbe all'ennesima contrazione dell'1,8% per il 2013. E a due soli mesi dalla fine dell'anno si può dare questa cifra per certa.
Un risultato ancora una volta negativo che però va disaggregato: la domanda estera netta, ovvero le esportazioni, sono almeno un po' aumentate (+1,1 punti percentuali). Mentre solo l'anno prossimo dovrebbe arrivare un "contributo positivo" anche dalla domanda interna, anche se di spessore infinitesimo.
Nell'anno in corso, invece, la spesa delle famiglie ha segnato una contrazione del 2,4% (stime per la conclusione dell'anno). Un dato che sembra segnare quasi un limite fisiologico, visto che "Nonostante il permanere delle difficoltà sul mercato del lavoro e la debolezza dei redditi nominali, nel 2014, la spesa dei consumatori è prevista crescere moderatamente (+0,2%)". Tradotto: meno di così non si potrà spendere, quindi qualche spicciolo in più uscirà dalle tasche. Ma robetta.
Nell'anno che si va chiudere, del resto, c'è stato un tracollo degli investimenti fissi (-5,5%), che hanno pesantemente condizionato la dinamica generale. E solo nel 2014 le prospettive di "una leggera ripresa del ciclo produttivo determinerebbero un recupero dei tassi di accumulazione che tornerebbero su valori positivi (+2,2%)". In termini brutali: le perdite dell'anno in corso verrebbero "recuperate" l'anno prossimo per una misura inferiore al 40%. Se vi sembra una "ripresa"...
Il tasso di disoccupazione, in crescita sostenuta nella prima parte dell'anno, raggiungerebbe di conseguenza quota 12,1% nel 2013. Nel 2014, pur stabilizzandosi, proseguirebbe ad aumentare a causa del ritardo con il quale il mercato del lavoro segue le evoluzioni dell'economia (+12,4%).
Ma nemmeno queste stime "pallide" sono davvero certe. Spiega infatti - e meritoriamente - l'Istat che questo scenario previsionale "è legato a ipotesi specifiche sull'evoluzione del quadro internazionale, delle condizioni di liquidità e di incertezza economica e politica. In caso di minore crescita mondiale il Pil nel 2014 registrerebbe un incremento più contenuto. Viceversa un miglioramento delle condizioni di liquidità e una riduzione dell'incertezza stimolerebbero un ulteriore incremento degli investimenti e una crescita del Pil più sostenuta".
Il tunnel continua...
Il rapporto completo dell'Istat.
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