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04/07/2015

Speriamo che vinca il no, nonostante Tsipras e Varoufakis

Che nel referendum greco possa vincere il Si è possibile (e temo probabile, visti i sondaggi) e non ci vuol molto a dire che sarebbe un disastro per i greci e non solo per loro. Sarebbe la vittoria campale della Merkel, che rigetterebbe indietro tutti i movimenti di contestazione dell’ordine europeo, tanto di sinistra quanto di destra (per intenderci: Podemos, M5s, Front de Gauche e Syriza, ma anche Lega, Front National, ecc.) ma, paradossalmente non dei movimenti anti euro dei “ricchi” come l’Ukip o Alernative fur Deutschland che eserciterebbero un ricatto permanente sulla Merkel, costretta a non mutare mai atteggiamento.

Dunque una svolta a destra complessiva (destra vera, quella finanziaria, non quella folkloristica del Fn o della Lega), e c’è da immaginare, con queste premesse, chi sarà il successore di Draghi (che scade ad ottobre prossimo). E l’Europa non sarà più tedesca ma semplicemente prussiana.

Dunque, di ragioni per sostenere il no ce ne sono a dozzine. Il guaio è il sabotaggio oggettivo che stanno combinando Tsipras e Varoufakis sparando fesserie a getto continuo. Hanno recentemente dichiarato che:

1. anche in caso di vittoria del No, la Grecia resterà nell’Euro (come se dipendesse solo dalla loro volontà);

2. che all’Euro potrebbe essere affiancata una seconda moneta, magari la Dracma, con parità 1 a 1 con l’Euro (anche se aggiungono che sarebbe una parità teorica);

3. che stanno studiando le premesse della nuova moneta greca, meditando sul bitcoin (sic!!!!).

Allora: se vince il No, significa che il governo greco cercherà di riprendere a trattare, rafforzato dal voto popolare. Tutto sta a vedere se gli altri ci stanno. Ho l’impressione che la Merkel non sia affatto disposta a riaprire il discorso ed a concedere salvataggi, e sulla stessa lunghezza d’onda mi pare che siano Hollande, Renzi, Junker, Dijsselbloem e tutta la Bce, da Draghi all’usciere dell’entrata di servizio. Ma, soprattutto, anche se gli altri ci stessero, questo risolverebbe il problema della Grecia?

Sei anni fa, quando iniziò la crisi, sarebbero bastati 100 miliardi di euro per mettere le cose a posto, poi, gli “aiuti” forniti di volta in volta sono stati pari a 500 milioni di euro ma il debito è cresciuto ed oggi si aggira intorno ai 330 miliardi. Magia! Il fatto è che gli aiuti consistevano in questo: la Grecia pagava interessi sino al 17% (un tasso super usurario) e gli aiuti che generosamente venivano, erano dati con la mano destra e ripresi con la sinistra un secondo dopo, con il risultato di far crescere il debito ad ogni rata, ponendo le premesse per una nuova rata di interessi ancora più salata.

Allora, se il giochino resta questo, la Grecia non ne uscirà mai e non c’è riforma che tenga. Il punto di partenza deve essere l’abbattimento parziale (ma generoso) del debito, poi si vede il resto. Vero è che ormai anche gli scienziati della Bce e persino i tedeschi si sono convinti che il debito greco è insostenibile e va fatto un haircut, ma di che stiamo parlando? Il 5%? Per cui, in cambio di un parzialissimo taglio, la Grecia si troverebbe comunque un bel debito sul groppone e con il solito gioco degli interessi, per di più con una credibilità molto diminuita sui mercati finanziari (voi prestereste soldi ad uno che ha appena rinegoziato il debito riducendoselo? E se si, a che prezzo?) e con una moneta che non è affatto adatta a riequilibrare la bilancia dei pagamenti. Direi che, tanto vale, disconoscere il debito in toto ed attrezzarsi con una propria moneta (certamente molto debole) per rilanciare turismo ed esportazioni. Quindi non si capisce che vantaggio possa avere la Grecia a restare nell’euro.

Ma sin qui siamo sul terreno dell’opinabile per cui se ne può parlare su un piano razionale, sostenendo l’una o l’altra tesi (anche se questo, poi, finisce per indebolire le ragioni del No). Da adesso in poi iniziano i “quattro passi nel delirio”. Iniziamo da una cosa: la doppia moneta. In primo luogo questa sarebbe una rottura del trattato sufficiente ad espellere la Grecia, per essere venuta meno alla condizione di adottare l’Euro come unica moneta legale del paese. Può darsi che gli altri europei accettino la cosa (più avanti dirò perché), ma può anche darsi che non ci stiano, magari per non creare precedenti pericolosi, e che la Grecia finisca, come dicono a Cagliari, “Bogai a sono e corru”.

Vediamo più da vicino la proposta: il cambio 1 a 1 è cosa che non sosterrebbe neppure Paolo Rossi in preda alla grappa: voi cambiereste 100 euro con 100 bit-dracme, che già a dirlo non le prendi sul serio? Per il principio per cui la moneta cattiva caccia sempre la moneta buona, la gente cercherebbe, nei limiti del possibile, di accaparrarsi Euro che sparirebbero immediatamente dalla circolazione, perché ciascuno se li terrebbe, magari sotto il mattone, perché avranno un cambio sempre più vantaggioso. I turisti pagherebbero in euro e si vedrebbero dare il resto in Bit-dracme, con litigi infiniti, la speculazione finanziaria farebbe incetta di moneta buona ecc.

E’ ovvio che anche il passaggio dall’Euro alla Dracma tout court comporterebbe un hard landing molto brusco e la moneta sarebbe debolissima, però, nel caso fosse moneta unica, bloccherebbe in gran parte la speculazione, ma, soprattutto, favorirebbe la ripresa di turismo, noli ed esportazioni, per cui, dopo un periodo innegabilmente difficile, avvierebbe la ripresa.

In secondo luogo, la doppia circolazione non è una eresia in sé, ma richiede condizioni di equilibrio particolari ed un cambio legale concordato, diversamente accade che stipendi, salari e pensioni vengono  pagati con la moneta debole, mentre i prezzi delle merci sono in moneta forte, diventando rapidamente inavvicinabili. In Grecia, stante la situazione attuale, questa scelta polverizzerebbe in breve il potere d’acquisto di salari, stipendi e pensioni e non ci sarebbe neppure bisogno delle mitiche riforme richieste dalla Merkel, per distruggere il sistema pensionistico ed il sovrannumero della pubblica amministrazione: ci avrà pensato Vanoufakis con la sua moneta a risolvere il problema.

In terzo luogo, i cittadini, ovviamente, pagherebbero le tasse in bit-dracme e lo stato con quelle dovrebbe fare fronte ai suoi impegni internazionali: sai che affare!

Ma Vanoufakis dove ha studiato economia? A Tirana con Renzo Bossi? Al Luna Park di Afragola? In una osteria del Pireo?

Ma la cosa più fantastica è che adesso (ADESSO!) il governo greco inizia a studiare una seconda moneta, a tre giorni dal referendum, con un blocco delle banche in atto e, per di più, studiata sui principi… dei bitcoin. E perché non dei soldi del Monopoli?

Direi che può bastare. Spero che i Greci abbiano tanto cervello da votare “No”, nonostante abbiano questo governo di dilettanti allo sbaraglio che, speriamo, possano metter giudizio dopo il referendum.

Rassicuro chi teme che queste mie critiche possano indebolire il No (che comunque sostengo): stando a quello che mi dice Google, in Grecia mi leggono in non più di 5 o 6 persone. Qui ci rivolgiamo a lettori italiani cercando di dare qualche elemento di giudizio in più e magari di evitare facili miti dietro cui si nascondono gli Tsipras di casa nostra.

Fonte

Magari sbaglio - c'è da augurarselo - ma in rete lessi che le strategie smontate da Giannuli sono tutte supercazzole messe in giro da media occidentali.

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