Abbiamo quindi il dovere di provare a capire cosa potrà succedere a breve, dato che questo gioco al Monopoli non tiene affatto conto dei lavoratori e dei cittadini che come al solito saranno gli unici a pagarne pesantemente le conseguenze.
Enel Open Fiber potrebbe diventare:
- la futura società delle reti a partecipazione statale e nella quale dovrebbe confluire la rete che oggi appartiene a Telecom Italia da mettere sul mercato in un secondo momento. Questo, grazie alla partecipazione di investimenti pubblici, assicurerebbe la realizzazione, la gestione e lo sviluppo della rete di nuova generazione per l’implementazione dei servizi di TLC, sia nelle aree competitive che nelle aree cosiddette a fallimento di mercato, configurando gli Operatori di TLC e OTT (gli Over The Top come Netflix, Google, Facebook…) esclusivamente come fornitori di servizi e favorendo le concentrazioni delle Media Company e di TLC in super aggregati di dimensione europea.
- un concorrente di Telecom Italia, praticando prezzi all’ingrosso verso gli operatori più convenienti rispetto a Telecom Italia.
In entrambi i casi, Vivendi, socio di maggioranza di Telecom Italia, che è interessato a veicolare sulla rete servizi e contenuti di intrattenimento multimediale, come dimostrerebbe l’accordo fatto con Mediaset, sarebbe pronta a tagliare organici.
Si troverebbero a rischio l’Information Technology, il Caring, le aree di Staff, oltre al Wholesale e alle torri. Il debito che grava su Telecom, spinge questa dirigenza miope a cedere attività e a tagliare personale, anziché fare gli inderogabili investimenti. La nomina di Cattaneo, specializzato in risanamenti e ristrutturazioni, come ha già dimostrato in Terna e in Ntv, sembra andare in questa direzione
Quello che inoltre ci lascia stupiti è che oggi lo Stato investa nella banda larga attraverso due strade. Una è quella di Metroweb, controllata dalla Cassa depositi e prestiti e da F2i; l’altra è quella di Enel, che sta investendo 3 miliardi per ricablare in fibra ottica la propria rete di contatori digitali. E tutto questo senza imporre una strategia unica né ai privati, né alle due aziende a partecipazione statale che spendono sulla fibra!
Questo dimostra il vuoto totale della politica industriale del governo in carica, che con questa operazione mediatica tenta maldestramente di piazzare qualche uomo in posti chiave, dare qualche mancia a grandi ditte negli appalti per la cablatura, lasciando Telecom Italia e il settore TLC in pasto alle multinazionali del settore.
Le TLC, soprattutto nella prospettiva della banda larga, sono destinate ad essere sempre più un infrastruttura centrale del paese, che deve tornare ad essere pubblica negli interessi dei cittadini e dei lavoratori.
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