La performance di Renzi davanti a Lucia Annunziata ha fatto
registrare il solito profluvio di chiacchiere e menzogne, ma sotto il
manto di un nervosismo palese. Di notevole, sul piano strettamente
politicista, c’è il “mettere la faccia” sull’emendamento che ha portato
alle dimissioni Federica Guidi e, presto, davanti ai magistrati la sua
fedelissima Mariaele Boschi: «Il provvedimento l’ho voluto io». Con chiarissima sfida ai magistrati : «Io
rispondo per me e dico che stiamo talmente cambiando questo Paese che
se i magistrati vogliono interrogarmi su quello che stiamo facendo, non
solo su Tempa Rossa, mi possono interrogare su tutto il resto. La
Salerno-Reggio Calabria, la Napoli-Bari, la Variante di valico? Anche
oggi pomeriggio».
Un lungo elenco di opere, sia pubbliche che private, alcune
indispensabili (la Salerno-Reggio Calabria è uno scandalo che dura da
mezzo secolo), altre che servono solo alle imprese che le vogliono fare.
Che senso ha mischiare tutto quanto nello stesso calderone? Anche la
solitamente puntuta Lucia Annunziata non se l’è sentita di inchiodare il
premier alla più evidente menzogna ripetuta più volte: “questo è un
progetto utile alla collettività”, per ridurre la dipendenza energetica
del paese dalle “importazioni dalla Russia o dai paesi arabi”.
La menzogna è lampante: il petrolio e il gas della Basilicata sono indubbiamente sul suolo italiano (tralasciamo
qui solo per brevità i problemi ambientali), ma la concessione è affidata a una multinazionale francese, la Total. Dunque, una volta in
produzione, cosa accadrà?
Che la Total pagherà allo Stato italiano una percentuale chiamata royalties,
così come accade per qualsiasi investimento multinazionale nei
confronti di un paese “produttore”, ma venderà quel petrolio e gas sul
mercato. Ossia a chiunque, e per proprio esclusivo vantaggio.
Potrà venderlo qui o in Grecia, o in Spagna o dovunque voglia. Per
risparmiare sui noli di trasporto, molto probabilmente, lo venderà quasi
tutti qui. Ma come un fornitore estero qualsiasi.
“L’Italia”, insomma, non ci guadagna quasi nulla, giusto una rendita petrolifera che raggiunge una frazione del valore di quanto verrà estratto. Tutto il profitto va alla Total. Punto.
Diverso sarebbe se l’estrazione fosse fatta da un’impresa pubblica
italiana che fosse anche impegnata a commercializzare il prodotto
all’interno del paese (viste le quantità, è da escludersi che l’Italia
possa diventare un paese esportatore di greggio o gas). Allora sì, tutto
il vantaggio sarebbe per il paese (minori importazioni, maggiori
entrate pubbliche, ecc).
Ma così è una semplice svendita di una risorsa collettiva a una multinazionale (italiana o straniera, non cambierebbe nulla).
Renzi ovviamente lo sa benissimo. E mente.
Nessun commento:
Posta un commento