Tra le tante lodi tessute nei confronti di Marco Pannella, nel corso degli ultimi anni della sua vita, forse la più curiosa è quella di Giorgio Napolitano. Pannella fu infatti un acerrimo avversario di Napolitano durante la stagione del governo di unità nazionale, quella di accordo DC-PCI, e gli provocò non pochi problemi sul campo delle battaglie per i diritti civili.
La povera Giorgiana Masi, uccisa nel maggio di quasi quaranta anni fa dalla polizia di Cossiga con la connivenza del PCI, fu infatti assassinata ad un presidio dei radicali di Pannella che ricordava il referendum sul divorzio. All’epoca Pannella, con l’aiuto di qualche tv privata romana, riuscì a far breccia nell’opinione pubblica ribaltando la tetra versione dei fatti del governo DC-PCI e inchiodare, perlomeno agli occhi di chi sapeva valutare i fatti, i veri responsabili. Ma era un altro mondo, oggi quasi nessuno ricorda che non solo PCI e DC governarono assieme e in ben due governi Andreotti (si proprio lui) e a Palermo con l’asse Ciancimino-Macaluso. Altro che questione morale berlingueriana sventolata dagli sprovveduti e da chi, a corto di idee, cerca facile consenso: il PCI nel sistema DC dalle mani per niente pulite era la polizza di assicurazione per chi si sporcava e non poco. Oggi, o meglio nella recente storia di ieri, Marco Panella viene celebrato come un benemerito della repubblica. E come tale, ad 86 anni muore.
Di Marco Pannella vanno ricordate un po' di cose: l’assoluto minoritarismo elettorale, le sue liste hanno sempre raccolto sotto il 10% (e regolarmente sotto il 5) dei voti, il fiuto nel saper entrare in battaglie referendarie che si sono rivelate maggioritarie (divorzio, aborto, preferenza unica), la capacità di lanciare personaggi (da Rutelli allo stesso Giachetti oggi candidato PD a sindaco di Roma), di occupare spazi vuoti della politica (marce di ferragosto, pasqua, natale per finire sui giornali quando tutti sono in ferie) e l’abilità nel raccogliere fondi. E soprattutto la grande capacità di trasformare il proprio esibizionismo, da animale da palcoscenico della politica spettacolo, in patrimonio politico, di consenso e di tangibile fund raising. Per non parlare delle campagne che l’hanno tenuto sulla linea di galleggiamento della notorietà: dall’elezione di Negri a quella di Cicciolina.
Perché lo celebra la politica istituzionale? Ma è semplice, perchè Pannella ha tenuto a battesimo quelle modalità dello spettacolo grazie alla quale la politica istituzionale si tiene in piedi. Oggi i ministri lavorano a ferragosto, pasqua (almeno nella versione ufficiale) come Pannella ha insegnato a fare. Oggi i presidenti del consiglio cavalcano i referendum, come fa Renzi, i diritti civili (idem come sopra), l’attacco ai sindacati (uno dei grandi cavalli di battaglia di Pannella). Si cavalcano quindi tutte le questioni di etica-spettacolo che Pannella aveva, da fantino pioniere, cavalcato prima ed in tempi molto rischiosi. Per questo Marco Pannella entra nel Pantheon della repubblica. Come esibizionista – nelle piazze, nelle assemblee, sui media – che ha fatto capire che l’esibizionismo, per le istituzioni, paga. Come sovrano indisturbato dell’ingresso dell’avanspettacolo in politica che, grazie a lui, dopo avrebbe visto altri personaggi: Berlusconi, Renzi, Grillo. Come nemico dei partiti di massa è celebrato alla loro fine in una (si fa per dire) democrazia dove contano soli i notabili.
Quindi una volta messo agli archivi il Pannella dei ruggenti anni ’70, quelli del referendum sul divorzio ma anche di quello sull’abrogazione al finanziamento pubblico dei partiti (e di quello contro la repressiva legge Reale), le istituzioni celebrano il guitto dalle idee, alla fine, tornate utili. Emma Bonino, funzionario del peggior liberismo degli ultimi anni e miracolata dalla capacità di Pannella nel lanciare personaggi, ha detto “è stato celebrato poco e altrettanto poco riconosciuto”. Si sbaglia, Pannella lo si sta celebrando per come è. Quel geniale, a tratti pericoloso, ciarlatano che ha insegnato al sovrano i trucchi per sopravvivere. Un esibizionista, ambiguo non lo si può celebrare come se fosse santo e cardinale. Il resto è chiacchiera destinata a scomparire.
Redazione, 19 maggio 2016
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento