Le “notizie”, come si sa, le si possono conoscere solo a Washington, concessionaria delle verità, in esclusiva mondiale. Al massimo, si può dare un’occhiata in una sua succursale romana o torinese. E se Washington espone la fuoriserie targata “la Russia sta decidendo le sorti universali di elezioni, referendum, governi e amministrazioni presidenziali”, la notizia è vera per definizione, dato che il modello americano è l’unico omologato.
Così, dalla succursale di Torino, dopo l’input della concessionaria-madre, è ripartita da qualche giorno la campagna sulla “narrativa filo-Russia” di Lega e M5S; una narrativa ovviamente sponsorizzata dalla concorrenza, per “cancellare le sanzioni alla Russia”, nonostante questa sia responsabile della “annessione della Crimea” e anche della “aggressione russa dell’Ucraina”. Una narrativa che è “musica per le orecchie della direttrice di Rt, Margarita Simonyan”, tanto che anche “Sputnik diventa fonte sistematica di Tze Tze, un sito della Casaleggio”; e “L’Antidiplomatico... diventa centrale nell’elaborare una linea politica sempre più pro Putin e pro Assad”.
Accade così che esponenti del M5S arrivino a sproloquiare che “la rivoluzione di Maidan è «un colpo sostenuto dall’occidente»”, o pronuncino in Parlamento blasfemie tipo la richiesta che “l’adesione alla Nato sia rivista ogni due anni” o minaccino addirittura “un possibile referendum sull’adesione alla Nato”. Appare ora chiaro, reclamizza la succursale torinese, che il Cremlino abbia “interferito con il referendum costituzionale italiano del 2016” e stia ora “interferendo con la campagna per le prossime elezioni, e gli Usa hanno le prove”.
Il dealer ufficiale di tale modello è nientemeno che “Michael Carpenter, già vice assistente segretario alla Difesa per Russia, Ucraina, Eurasia e Balcani, direttore per la Russia al Consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, e coautore col vice presidente Biden dell’articolo su «Foreign Affairs» che denuncia questa offensiva del Cremlino”. Biden e Carpenter hanno aperto il vano motore del loro modello per mostrare come Mosca, già un anno fa, avesse “usato troll e bots per propagare messaggi che facevano il suo interesse, cioè delegittimare il governo e influenzare il referendum nella direzione del No”. Che dire di più? Un modello così non può che comprarsi chiavi in mano. Se poi alla “Spectre” degli Urali vogliono “provocare il caos, destabilizzare i governi, e promuovere partiti populisti, nazionalisti, di estrema destra o sinistra, specialmente quelli scettici verso l’Unione europea e la Nato”, basterà inviare “una missione a Roma”, come “nell’autunno del 2016”, per mettere in guardia dalle “operazioni di influenza maligna condotte da Mosca”, perché “noi sappiamo, e abbiamo un sacco di prove, che la Russia sta sostenendo la Lega Nord e Cinque Stelle”.
Ora, che Mosca abbia o non abbia rapporti con Lega e M5S, ci lascia abbastanza indifferenti. Se qualcuno a Spunik può scrivere in tema di foibe che “di fronte all’eccidio di oltre diecimila essere umani e all’esodo di massa di trecentocinquantamila si deve tenere desta la memoria per non permettere che la barbarie torni a dominare”, senza parlare di fascismo e cosa abbia rappresentato per le popolazioni slovene e croate e accettando come dato di fatto l’esclusiva narrazione ufficiale, perché stupirsi dell’appoggio a Salvini?
Se l’argomento più “profondo” portato dalla direttrice di RT, Margarita Simonjan, in occasione delle rievocazioni per il centenario della Rivoluzione d’Ottobre, è stato che “nel mio organismo si sia formata una resistente allergia a giustificare Stalin”, come meravigliarsi del sostegno a chi, nel M5S, pone sullo stesso piano Almirante e Berlinguer?
Quindi, vorremmo chiedere, non tanto alla concessionaria-madre, quanto alle succursali italiche: quando esponete i vostri modelli targati Carpenter & Biden, vi ricordate di reclamizzare le omologazioni ucraine targate, per l’appunto, Jo & Hunter Biden, padre e figlio? Vi ricordate della loro presenza costante nella “rivoluzione di Majdan”? Avete a mente i loro interessi diretti nell’economia ucraina e nell’opposizione a ogni progetto alternativo di “North stream”, che sia 2 o 3? Vi ricordate della “influenza maligna” a majdan Nezaležnosti di quella Victoria-fuck-the-UE-Nuland che, come ironicamente notato da qualcuno a Kiev, ha concluso l’affare più redditizio dell’intera storia americana, nel senso che se i “padri pellegrini” avevano acquistato dai nativi l’isola di Manhattan in cambio di specchietti e perline, ora hanno comprato un’intera nazione con un pacchetto di biscotti distribuiti a majdan? Si ricordano a Torino, di citare anche una sola volta, accanto alla “aggressione russa”, gli oltre diecimila civili (cifre minime ufficiali) ammazzati dai bombardamenti ucraini sul Donbass?
Si ricordano che il “colpo sostenuto dall’occidente” in Ucraina ha visto anche, in alcune fasi e nei diversi governi succedutisi a Kiev dopo il golpe del 2014, la presenza di vari stranieri, tutti allevati a Washington, come Natalia Jaresko, ex AD di società di investimenti USA, Aleksandr Kvitashvili, ex direttore del EastWest Institute a New York, o Ajvaras Abromavichus, ex collaboratore del Dipartimento di Stato?
Hanno scordato, a Torino, come l’amministrazione golpista di Petro Porošenko abbia sempre concordato ogni singolo passo, oltre che con Nuland e Biden, con l’ex ambasciatore USA Geoffrey Pyatt e, dopo di lui, con la nuova Mary Jovanovic, funzionaria del Dipartimento di stato, di origini russe, già vice ambasciatore in Ucraina e poi in Kirghizia e in Armenia? Dimenticano del sostegno diretto, in armi, soldi e istruttori – è vero, non soltanto USA, ma anche di Canada, Germania, Gran Bretagna, Georgia, ecc. – ai neonazisti di “Azov” e “Ajdar”? Del sostegno “politico” delle nostre massime autorità, a neonazisti ucraini quali lo speaker della rada ucraina Andrej Porubi? Dimenticano dei caccia, anche italiani, che stazionano a rotazione nei Paesi baltici? Del naviglio, anche italiano, che regolarmente incrocia nel mar Nero? Dimenticano dei cecchini, anche e soprattutto occidentali, a majdan, o dei nazisti che incendiarono la casa dei sindacati a Odessa, in cui morirono, bruciate vive o finite a colpi di spranga, oltre cinquanta persone che si opponevano al golpe organizzato a Washington? Si ricordano che in tutto questo – e queste sono solo le notizie alla portata di chiunque – proprio Jo Biden dichiarava tra il serio e il faceto di “di incontrarsi con Petro Porošenko più spesso che con la propria moglie”, per i continui viaggi a Kiev, a curare gli affari di stato e di famiglia?
Le “notizie”, a quanto sembra, chiunque è libero di farle circolare. Ma almeno, a Torino, potrebbero evitare di affidarsi, in qualità di dealers, ad arnesi come Jo Biden.
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