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06/09/2018

Verso il crollo della Ue e della teologia liberista

«Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente». Purtroppo il famoso detto di Mao s'addice quando vi è un partito, un gruppo di partiti o un insieme di movimenti che abbiano le idee chiare nell’individuazione di una strategia culturale e politica che sappia affrontare il nodo gordiano... e sconfiggere le avversità che appunto determinano la confusione.

Non è così in Italia e non è così in Europa.

Il nodo gordiano della nostra epoca è dato dalla persistenza innaturale contro l’umanità e contro tutte le creature viventi di quell’immondo parassita che è il capitalismo finanziario che si è ben attrezzato in formazioni oligarchiche di comando a livello planetario le quali possono a piacimento distruggere una nazione, demolire le democrazie, ridurre i popoli in servitù.

Ma molto sta cambiando fra i popoli oppressi. Dappertutto, che siano piccole o grandi comunità di nativi espropriate dai loro territori (i Mapuche, il popolo Sarawi, i Palestinesi...) che siano Stati nazionali assediati dalle Grandi Potenze (Siria, Iran, Venezuela...) il maglio pesante e feroce degli imperialismi non sempre ha modo di schiacciare le ribellioni e la resistenza.

La Storia non è finita, come molti personaggi di scarse vedute avevano profetizzato. La società borghese non è la fine e il fine della storia. Così il profitto, il dominio di classe, il mondo delle merci, l’individuo spersonalizzato, la solitudine in mezzo alla folla non sono il punto di arrivo del percorso umano. Piuttosto sono accidenti storici occasionali che difficilmente avranno grande durata perché la lotta di classe è già in ripresa, così come la demistificazione dei valori imperiali ancora oggi dominanti.

Appare vincente in Occidente la visione razzista non solo nelle destre storiche ma anche fra i cosiddetti progressisti che vogliono educare ai diritti civili e ai valori morali (“eterni”) popoli altri. I quali non si identificano nelle costumanze nostrane. Il desiderio di “integrare” puzza di zolfo così come l’aspirazione ad assimilare. Mi domando cosa c’è di positivo da acquisire? Le guerre mondiali? Hiroshima? Il Mediterraneo come pietra tombale? il genocidio in Congo di decine di milioni di persone? La guerra dei tagliagole in Siria? La distruzione della Libia perché avrebbe spazzato via il franco “africano”? La disoccupazione di massa? Il degrado delle privatizzazioni? I mari invasi dalla plastica?...

La storia non va avanti secondo direzioni interpretative lineari come credono coloro che si mettono a cavalcioni sopra di essa. La “storia” spesso procede a gambero, si muove a zigzag, di tanto in tanto fa un passo in avanti ma sempre in modo ambiguo: difficilmente possiamo capire appieno il passato e sul futuro nessuna profezia è possibile, solo qualche timida e prudente ipotesi.

Nessuno oggi può sognarsi cosa avverrà del mortifero capitalismo: certo è che se riuscirà a vincere la lotta di classe contro gli oppressi assomiglierà sempre di più all’immagine dolorosissima (di Karl Marx) di una donna che giunta al nono mese di gravidanza non riesce a partorire.

La liquidità della nostra epoca è caratterizzata da spaesamento, da precarietà, da solitudine, da servilismo, da umiliazione, da ipocrisia, da corruzione pervasiva, dal vuoto occultato dal consumismo e dal perbenismo... da una brodaglia di teorie culturali e politiche confuse, inconcludenti, prive di spessore ideale e ricche invece di corto respiro.

Per rimanere solo nel quadro italiano, debbo dire che la volatilità e la dispersione dei comportamenti, delle convinzioni, dei movimenti di massa, allo stato attuale mi sembra che costituiscano – sebbene manchino le precondizioni suggerite da Mao – un terreno fertile dove poter far crescere l’erba, se paragonato alla gabbia di ferro creata da contrapposizioni nette della fase precedente dove si annidava il serpente della falsità accompagnata da un potere infame. Da una parte una fazione progressista e perbenista, umanitaria e permissiva dedita allo svuotamento della democrazie, all’asservimento delle masse, al colonialismo (bon ton), alla guerra genocida (Jugoslavia, Libia, Siria...) e soprattutto alla teologia neoliberista targata Von Hayek e Milton Friedman che determina e giustifica gli orrori di cui ho detto. Dall’altra parte una destra storica insensibile ai più elementari diritti civili, sostanzialmente razzista, volgarmente antifemminile, che si scontra con il neoliberismo nella sua forma globalizzante quando in contrasto con antiche aree di rendita parassitaria; ma che di tale aberrante teologia accetta – come i suoi rivali (più di poltrone che di idee) – l’arroganza contro i salari, contro gli stipendi e le pensioni, l’aspirazione alla privatizzazione devastante della scuola pubblica, della sanità pubblica, della ricerca pubblica...

Oggi i progressisti (PD e cespugli) mostrano un’immagine di sé patetica. Mentre saltano agli occhi di molti i loro antichi altarini di cattiva gestione (la Banca d’Italia strappata al Tesoro e donata ai privati, le concessioni dei grandi beni dello Stato alle multinazionali, lo svuotamento degli istituti pubblici – IRI, EFIM, ENI... – che avevano garantito la crescita economica del Bel Paese...) e i loro nuovi e indecenti altarini (guerra in patria contro il lavoro, assoggettamento dei sindacati confederali, pauperizzazione di una fetta importante della popolazione, razzismo malamente mascherato contro i Rom, i Sinti... e guerra terrorista contro il Medio Oriente con l’amicizia fraudolenta con Stati canaglia – Arabia Saudita, Israele, Emirati Arabi – sudditanza assoluta nei confronti della Nato e del “regime del male”, gli Stati Uniti).

Allo stato attuale la destra con Salvini è alla guida del Paese con grande sfrontatezza ma è tirato per la giacca da una compagine che ha nel suo programma cose reazionarie (annullamento dell’articolo 18, porti chiusi, accettazione della Flat Tax, grandi spese militari, sudditanza alla Nato, continuità con le precedenti alleanze criminali di stato...) e cose che non vanno bene alle destre (ipotesi di nazionalizzazioni, reddito di cittadinanza, abbassamento dei livelli di precarietà del lavoro...). Si può ben dire che i 5Stelle promettono cose che non si possono tenere assieme (vedi Flat Tax e reddito di cittadinanza). Ma nel loro fare promesse da marinaio hanno saputo risollevare tematiche che apparivano sepolte. Hanno ricordato, almeno a parole, il valore e la dignità del lavoro precario. Nelle sparate di Di Maio (“non daremo più denaro alla UE se...”) si può individuare la fanfaronata ma tuttavia non si può non vedere che viene indicata una possibile via d’uscita dalla UE e dall’euro che i fan dell’Unione Europea ritenevano e ritengono irreversibile.

Le destre capeggiate dall’inossidabile Berlusconi e le cosiddette sinistre criticano e insultano per leggi e provvedimenti a suo tempo approvati da loro, in una gara di ipocrisia che rasenta il ridicolo... La critica a Salvini da parte di chi ha bombardato la Libia e ha favorito i campi di concentramento per i migranti in Libia è patetica come opposizione di Berlusconi alla presidenza della Rai di Marcello Foa, giornalista che viene dalla destra ma che ha il difetto di non aver venduto totalmente il proprio cervello all’ammasso. Del resto, nella nebbia oscura dentro cui tutti noi siamo precipitati, possiamo assistere a esternazioni avanzate o comunque di buon senso da parte di personaggi che potremmo etichettare di destra e rimanere poi basiti davanti a comportamenti e dichiarazioni vergognose contro lavoratori o migranti da parte di figuri “di sinistra”.

Ma questa confusione, questo delirio di massa a me sta bene perché è saltato un blocco di potere e con esso la convinzione che l’Unione Europea sia una costruzione al servizio dei popoli (se scandalosa, sulla questione Diciotti, è apparso ai più il celodurismo di Salvini sono risultati ancora più gravi l’ostilità dell’imbianchino di Berlino, la supponenza di Macron, l’assenza politica della Commissione europea).

Ora chi vuole realmente rovesciare il banco deve infilarsi con coraggio nel mare magnum dell’attuale disgregazione sociale per offrire programmi e azioni politiche che siano in grado sul piano pragmatico di presentare una credibile e realistica fuoruscita dal verminaio dei nostri tempi, cioè il capitalismo finanziario con la sua ancella decrepita, il neoliberismo. Incominciamo dalle dichiarazioni e dai propositi del governo Conte. Si è parlato di nazionalizzazioni, di dignità del lavoro, di reddito di cittadinanza. Bene. Incalziamo il governo su questi punti. Nazionalizzare il servizio infrastrutturale, restituire potere pubblico alla scuola, alla sanità, alla ricerca... Si vuole ridare dignità al lavoro? Allora si deve ripartire dall’articolo 18, che pone limiti allo strapotere dei padroni e apre la strada a ulteriori conquiste. Reddito di cittadinanza? Impossibile con la Flat Tax e senza un intervento di correzione dell’Irpef per i redditi alti e medio-alti... Progetti ambiziosi (lavorando nel concreto contesto dell’azione politica) che possono realizzarsi con l’aggregazione del mondo anticapitalistico oggi disperso in tanti gruppi e gruppetti. Perché solo con un centro che sia di riferimento e di richiamo per i militanti è possibile una qualche ipotesi di vittoria contro il mostro del profitto che ha la facoltà di sopravvivere e di riprodursi tranquillamente nella melma in mezzo a tanti oppositori dispersi.

Il capitalismo è idealmente morto, putrefatto alle radici. Il vecchio mondo è morto. Se un mondo nuovo non nasce sarà solo per responsabilità dei suoi oppositori...

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