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30/09/2019

Una manovra di bilancio da 30 miliardi può essere “espansiva”?

La domanda, oltre che sul piano economico, potrebbe prestarsi a più di qualche disquisizione filosofica. Può la definizione di espansiva rendere effettivamente “espansiva” una manovra di bilancio da 30 miliardi di euro?

Non possiamo qui scomodare il mondo delle idee di Platone, ma ascoltando le parole del Ministro dell’Economia Gualtieri, la domanda ci appare legittima.

Intervistato da Lucia Annunziata nel suo programma domenicale su Rai 3, il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha affermato che quella che il governo si appresta a varare nel mese di ottobre sarà una manovra che si aggirerà attorno ai 30 miliardi. Una cifra credibile e ben definita, secondo il Ministro, “se si sommano i 23 miliardi per lo stop agli incrementi dell’Iva e le misure che vogliamo mettere in campo”.

Queste misure sono, appunto, la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia (per scongiurare l’aumento dell’Iva), interventi sul cuneo fiscale che saranno però “un primo passo” di una riforma più ampia da realizzare nell’arco del triennio “per ridurre le tasse sul lavoro e sull’impresa” partendo “dai redditi bassi e medi”. Inoltre nella “prossima finanziaria” si punterà anche ad aumentare gli “investimenti pubblici” e verrà istituito un “grande fondo dedicato alla transizione ecologica dell’economia”: un “Green new deal”.

In merito alle ipotesi che circolano sul livello di deficit da inserire nel testo, il ministro si è limitato a dire: “forse è meglio non dichiarare il 2,4% e poi fare il 2,04% e nel frattempo avere una impennata dello spread che pagano tutti, “Meglio – per Gualtieri – collocarsi in mezzo dall’inizio senza turbative, quindi è una saggia via di mezzo che noi percorreremo”.

La manovra del governo sostenuto da M5S-Pd-Leu, secondo Gualtieri, “non” sarà “restrittiva” perché prevederà una “piccola espansione per conciliare l’equilibrio dei conti con l’impegno di ridurre il debito pubblico”. Per questo l’esecutivo intende utilizzare “il massimo della flessibilità” consentita da Bruxelles.

La spesa pubblica sarà rivista ma “non ci saranno tagli a scuola, sanità, università, non ce lo possiamo permettere, sarebbe controproducente”, ha sottolineato. Anzi, in cantiere in un’ottica triennale, ha aggiunto che ci sarà il “superamento progressivo” del superticket nella Sanità. E, sempre guardando all’orizzonte pluriennale “non ci sarà solo la riduzione o l’azzeramento delle rette degli asili per i redditi medio-bassi ma anche un piano di costruzione di asili nido”.

Infine Gualtieri ha precisato che quota 100 e il reddito di cittadinanza verranno confermati. Salvo far notare che la prima misura comunque andrà “ad esaurimento” e potrebbe costare anche meno di quanto preventivato. Mentre il reddito di cittadinanza, vedrà rafforzata la ‘gamba’ delle politiche attive per il lavoro

È importante, nell’esposizione del ministro, sottolineare l’annuncio dei tempi. Quando si parla di dati certi (i soldi per le clausole sull’Iva) i tempi diventano definiti, quando si parla di misure espansive (taglio cuneo fiscale, superamento del supeticket sulla sanità, azzeramento rette asili nido), i tempi si fanno meno certi, infatti diventano: “arco del triennio, “ottica triennale”, “orizzonte pluriennale”.

Insomma appare piuttosto evidente che, nonostante qualche tesoretto arrivato dal cielo (risparmi su quota 100 e reddito di cittadinanza, maggiori entrate dalla fatturazione elettronica), la tagliola dei vincoli di bilancio si succhierà il 90% delle risorse previste per la manovra finanziaria di quest’autunno. Se resterà qualche briciola dal solito gioco a somma zero che toglie da una mano e la mette in un’altra, forse, ma forse, ci scapperà qualcosa. In compenso dobbiamo accontentarci della sola idea che qualcosa potrebbe, potrebbe appunto, scapparci in futuro. L’importante è definire la manovra di bilancio per quest’anno come “espansiva” e il gioco è fatto. L’idea è sufficiente a muovere le cose e renderle fattuali.

I nostri lettori ci perdonino lo scetticismo, ma molti di noi si sono fatti le ossa nel gorgo della famigerata “politica dei due tempi: prima i sacrifici, poi i benefici” e hanno imparato a proprie spese che questa è stata sempre una partita in cui abbiamo visto giocare solo il primo tempo.

Quando si doveva giocare il secondo tempo le squadre non sono mai rientrate in campo dagli spogliatoi e le partite sono state sempre vinte a tavolino dai sacrifici. I benefici del secondo tempo? Non pervenuti.

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