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27/09/2019

La partita di Renzi

I sondaggi ballano – come è naturale – fra un 3,4 ed un 6,1%: numeri, comunque vada, piccoli e molti osservatori, che ieri facevano la fila per omaggiare l’irresistibile condottiero di Rignano, oggi lo danno per morto, gli danno dell’incauto, smanioso solo di comandare ma senza prospettive. Effettivamente, almeno per ora, la strada è in salita e rischia di diventare una arrampicata di quinto grado, però l’uomo ha le sue carte. Ragioniamoci su sine ira ac studio.

Sicuramente Renzi ha contro di sé diversi fattori:
a. il non essere stato seguito (almeno per ora) da metà della sua corrente e soprattutto dai sindaci;
b. il dover costruire quasi da zero l’impianto organizzativo (prova ne sia il non voler presentare liste alle prossime amministrative, Toscana inclusa;
c. l’ideologia del piddino medio che ha il feticcio dell’unità, soprattutto gli anziani che sono magna pars del partito e che, come tutti gli anziani, diffidano delle novità;
d. un sistema elettorale che spinge al bipolarismo e prosciuga la “palude” di centro su cui lui vorrebbe costruire il suo partito;
e. essersi bruciato con il referendum di tre anni fa e poi con il congresso che ha incoronato Zingaretti, dunque avere l’immagine del perdente;
f. di conseguenza avere contro i mass media che possono perdonare ad un politico di essere complice di Matteo Messina denaro o di rubare il tesoro di San Pietro, ma non di essere un “pedente”;
g. infine, se Conte dovesse dar vita ad un partito suo, gli taglierebbe la strada

Tutto vero. Però:
a. c’è una platea vastissima di astenuti da cui attingere;
b. c’è un partito limitrofo in liquefazione (Forza Italia) ed ai cui esponenti Salvini non promette niente di buono;
c. c’è una piccola area di centro (Bonino, rimasugli di Dc, piccole formazioni locali come quella di Tosi ecc.) che potrebbero in buona parte confluire;
d. c’è una insoddisfazione diffusa degli elettori per l’offerta politica in campo e Renzi, per quanto non freschissimo, potrebbe offrire una cosa nuova;
e. i partiti esistenti sono tutti attraversati da pulsioni centrifughe e potremmo assistere ad una ondata di scissioni a catena a cominciare dallo stesso PD dove molti renziani rimasti potrebbero sentire la sirena del vecchio capo in un secondo momento;
f. lui è un personaggio certamente brillante ed un buon comunicatore (quanto mi costa scriverlo...);
g. non ha rivali comparabili: Zingaretti potrebbe essere un buon sindaco di Frascati, forse anche di Ladispoli, ma come personaggio nazionale ha l’appetibilità di una mozzarella andata a male. Quanto a Di Maio, se Renzi ha l’immagine del perdente, Di Maio ad una gara di perdenti non sarebbe neppure ammesso, perché c’è un limite a tutto!
h. Renzi ha un progetto politico (un solido partito di centro di fede europeista sia pure critica e con molti amici nella finanza) gli altri hanno solo il progetto di galleggiare sinché dura.
i. ha la possibilità di fare degli “assaggi” con liste civiche senza compromettere simbolo e sigla.

Ed allora, lui ha bisogno di tempo e Conte e Zingaretti che non se ne fidano sbagliano, non perché Renzi sia affidabilissimo (per carità; non è credibile neanche se ti dice che ora è) ma perché non ha interesse ad una crisi di governo a rischio di elezioni che lo troverebbero a metà del guado. Dunque, stiamo a vedere e non diamolo per morto anzi tempo.

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