A luglio il surplus commerciale di 7,6 miliardi, è probabilmente il dato storico più alto dopo gli 8,2 miliardi circa due anni fa. Quasi un record, mentre sicuramente è un record il surplus con i paesi Ue, 3,5 miliardi.
Il surplus complessivo dei primi 7 mesi raggiunge quasi 30 miliardi, +6 miliardi rispetto ad un anno fa e prossimo al record di tre anni fa. Se sul mese il calo è pari al 2,3%, l’export tendenziale anno su anno è pari al 6,2%, doppiando il dato tedesco di luglio 2019, che è pari al 3,1%.
Ma c’è un particolare: a parte il calo di gennaio, l’export italiano su anno è costantemente in positivo da 6 mesi, mentre la Germania ha avuto un calo del 3,2% in aprile e maggio e addirittura dell’8,2% in giugno.
Su anno la crescita tendenziale è pari al 3,1% nei primi sette mesi e in un contesto di marcata diminuzione degli scambi mondiali ci fa capire che la competitività di prezzo adottata dagli industriali sta avendo un effetto positivo per loro e negativo per il mercato interno. Non a caso la crescita anno su anno è pari a quella cinese.
Continua il momento d’oro di un settore tecnologicamente avanzato quale quello farmaceutico (+27%), ma vanno bene anche l’agroalimentare (+13), non a caso l’Istat la settimana scorsa ha comunicato che l’export del sud nei primi sei mesi è aumentato del 4% mentre nel nord est è diminuito dello 0,6%.
Un altro settore che quest’anno nell’export sta andando bene è quello del tessile pelletteria (+15%), ma anche i mezzi di trasporto, escluse auto (+13%). Forte è l’export verso i paesi extra-europei (+8% su anno) ma gli esportatori italiani vanno bene anche nella stagnante Europa (+4,4%). I paesi che maggiormente contribuiscono all’export sono la Svizzera (+35%), gli Stati Uniti (+18) e la Spagna (+8,6%).
Negli Usa gli esportatori stanno andando forte sin dallo scorso anno e non è escluso, si saprà l’anno prossimo, che stiano erodendo quote di mercato a francesi e tedeschi.
Malissimo la Cina (-10%), un dato che non si spiega solo con la diminuzione dell’import cinese da 5 mesi a questa parte, ma anche con le mancate strategie di penetrazione commerciale. Ad ora si può affermare che il Memorandum Italia-Cina non ha prodotto significativi risultati, Di Maio dovrà lavorare parecchio.
Un’ultima cosa: secondo la WTO la crescita annuale del commercio mondiale quest’anno è pari all’1,9%; l’Italia ad ora fa 3,1%.
Doppia il dato, dunque erodendo quote di mercato ad altri paesi. Ma occorrerebbe che accanto a beni di consumo come alimentari e tessili ci fosse un salto tecnologico*, per offrire prodotti maggiormente richiesti dal mercato mondiale, quali quelli high tech. Per questo occorre investire in istruzione, ricerca e università in modo che ci sia una ricaduta sul sistema produttivo.
L’Italia attende questo salto dalla caduta della Prima Repubblica. Non sempre potrà andare bene.
Fonte
* occorrerebbe, ovviamente, anche redistribuzione visto che di questi miracoli delle esportazioni i lavoratori (e ancor peggio chi un lavoro non lo ha proprio) non vedono nemmeno le briciole.
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