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27/09/2019

L’Italia si allinea. Al via il vero esercito europeo

C’è la firma del nuovo Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, sotto la lettera con cui l’Italia ha comunicato ufficialmente alla Francia la volontà di aderire all’European Intervention Initiative messa in piedi esattamente due anni fa Macron e costituita a Parigi il 25 giugno 2018.

Si tratta di una struttura militare europea al di fuori sia dagli ambiti NATO sia della PESCO (Cooperazione Strutturata Permanente nel settore della Difesa) prevista dai Trattati dell’Unione Europea. Ne avevamo parlato sul nostro giornale già un anno fa.

L’ EII, è l’iniziativa militare voluta dalla Francia, la quale da tempo manifesta la sua insoddisfazione per i minimi progressi della PESCO e intende accelerare la strutturazione dell’Unione Europea sulla Difesa per mettere in campo uno strumento militare multinazionale capace di “far fronte a crisi militari e calamità naturali sia a livello di analisi e pianificazione sia di intervento sul campo” sottolinea il direttore del sito specializzato Analisi Difesa.it

Gli obiettivi di Macron sulla funzione della EII sono tre:
1) accelerare il processo di integrazione operativa di uno strumento militare Ue per far fronte alle crisi, struttura di cui si dibatte fin dagli anni ’90;
2) mantenere la Gran Bretagna agganciata all’Europa della Difesa proprio nella fase in cui la Brexit sembra concretizzarsi definitivamente anche per salvaguardare la stretta cooperazione tra Londra e Parigi nell’industria militare;
3) costituire un’alternativa alla PESCO creando le basi per la costituzione di “forze armate europee” che Parigi immagina sotto la sua egida. È bene ricordare che la Francia, una volta che la Gran Bretagna sarà fuori dall'UE, resterà l’unica potenza nucleare dell’Unione.

Dell’Iniziativa d’Intervento Europea fanno parte, oltre alla Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Portogallo, Olanda, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia ed ora anche l’Italia.

Macron non nasconde però l'ambizione di costituire uno strumento d’intervento indipendente dagli Usa e dalla NATO, ma autonomo anche rispetto ai meccanismi dell’Unione Europea – ritenuti troppo lenti e inefficaci – che finora hanno impedito alla Ue stessa di ricoprire reali ruoli militari nelle crisi internazionali e di avere una reale autonomia strategica.

L’iniziativa non è affatto benvista da Washington e dalla NATO ma trova qualche riluttanza anche in Germania, che pure vi ha aderito, notoriamente indispettita dalle mire di leadership politico/militare europea della Francia ma anche dal tentativo di Parigi di mantenere in qualche modo legata la Gran Bretagna ad una Difesa europea in cui Berlino intende assumere la leadership. Una ambizione ben visibile nel Libro Bianco della Difesa tedesca del 2016 coordinato dall’allora ministro della Difesa Ursula von der Leyen, oggi presidente della Commissione Europea.

Sulla politica militare Germania e Francia, evidenziano ambizioni di leadership non sempre coincidenti. Macron a novembre dello scorso anno aveva invocato la necessità di “una vera armée europea” per difendersi dalle minacce provenienti da “Stati Uniti e Russia”. Diversamente, lo scorso 11 settembre la presidente della Commissione europea von der Leyen ha dichiarato che “l’Unione Europea non sarà mai un’alleanza militare”, sottolineando però che gli Stati membri sono consapevoli “dell’importanza di una gestione comune delle loro forze militari”.

La riluttanza italiana ad aderire all’iniziativa è durata fino al 20 settembre quando il Ministero della Difesa e ancora prima Palazzo Chigi, hanno reso noto che l’Italia “darà la disponibilità a fornire, nella regione del Mediterraneo, la sua peculiare competenza nazionale nel settore della difesa e sicurezza”.

“Questa iniziativa – afferma il neoministro Guerini – è nata da una forte volontà politica e intende rafforzare la UE e la NATO, entrambe indispensabili a garantire la sicurezza dell’Europa e degli europei”.

Ma, come sottolinea Analisi Difesa, sebbene tutti gli stati – tranne la Finlandia – aderiscano alla Nato “è difficile vedere nella Iniziativa di Intervento Europea un rafforzamento dell’Alleanza Atlantica, tenuto conto che soprattutto quest’ultima dispone già di strutture di proiezione di comandi e forze militari a ogni livello per far fronte a crisi di ogni tipo”.

Fino a due mesi fa i ministri Trenta e Moavero avevano manifestato dubbi e perplessità sull’iniziativa. Ma poi c’è stato l’incontro bilaterale tra Macron e Conte e le perplessità sembrano venute meno. “La natura della EI2 non è certo mutata nell’ultimo anno né sono venuti meno i motivi di perplessità” commenta Gianandrea Gaiani su Analisi Difesa, “piuttosto sembra invece essere cambiata la politica italiana, oggi certo più filo-francese che mai dopo il ritorno del PD al governo e quindi non insensibile alle richieste di Macron affinché anche Roma aderisse all’iniziativa”.

Il nuovo governo sembra aver deciso di accelerare il passo e siglare la sua adesione all’Iniziativa d’Intervento Europea. Anche questo ci dà la cifra sul nuovo governo insediatosi a Palazzo Chigi.

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