“Abbiamo vissuto una giornata storica, per quanto riguarda la conferma della democrazia nel nostro paese”. Nabil Baffoun, presidente dell’Alta autorità indipendente per le elezioni (Isie) ha commentato in questa maniera il voto per il primo turno delle presidenziali di domenica, comunicando, tuttavia, un calo del tasso di partecipazione popolare dal 64% del 2014 al 45%. Al di là delle votazioni che si sono svolte in assoluta regolarità, il dato più significativo è la forte astensione da parte dei giovani tunisini.
In attesa dello scrutinio definitivo previsto oggi, in ritardo a causa dei tunisini che hanno votato all’estero, queste presidenziali confermano la loro “imprevedibilità” e la loro discontinuità rispetto alle principali formazioni politiche del paese. I due principali partiti del paese, Nidaa Tounes del defunto presidente Beji Caid Essebsi e il partito islamista Ennahdha non vedranno i loro candidati al ballottaggio previsto per metà ottobre.
Segno che la maggior parte dei tunisini ha voluto mandare un messaggio di protesta nei confronti dell’attuale classe dirigente, accusata di aver mantenuto il paese nelle stesse difficili condizioni economiche e sociali (disoccupazione, economia in stallo, degrado delle zone interne e corruzione) che avevano portato alla rivoluzione dei gelsomini nel 2011).
In base agli scrutini – quasi definitivi – ed ai sondaggi, pubblicati domenica sera ad urne chiuse dall’Istituto Sigma Conseil, ci saranno, al contrario, il candidato indipendente, Kais Saied, con il 18,8% davanti al controverso presidente del partito Qalb Tounes, incarcerato per frode fiscale e riciclaggio di denaro, Nabil Karoui con il 15,4%.
Kais Saied, candidato indipendente e vice-presidente dell’Associazione Tunisina di Diritto Costituzionale, ha costruito il proprio successo elettorale come “indipendente e anti-sistema”, incentrando il proprio programma su un progetto di riforma del paese per dare più peso politico a livello locale. La sua integrità morale – viene soprannominato Robocop – e le sue posizioni conservatrici gli sono valse le simpatie di gran parte dell’elettorato islamista, disilluso dal “cattivo governo” in questi anni di Ennahdha, per quanto riguarda le sue posizioni contro l’omosessualità, la parità di genere ed a favore della pena di morte.
Grande euforia dal quartier generale del partito Qalb Tounes, di Nabil Karoui il “Berlusconi tunisino”. Sua moglie, Salwa Smaoui, ha letto un messaggio del marito imprigionato dichiarando che «questo voto esprime il desiderio di cambiamento desiderato dalla gente».
«Il comitato di difesa di Nabil Karoui, sta valutando possibili rimedi legali per la liberazione del candidato incarcerato ed in sciopero della fame» ha affermato Salwa «sono comunque sicura che la giustizia ed il popolo libereranno Nabil».
Saltano, e questa è la vera sorpresa, i candidati più accreditati al passaggio al secondo turno. Se le speranze del premier Youssef Chahed restano tali, al 7,5%, sorprende il mancato passaggio sia di Abdelfattah Mourou, candidato del partito islamista Ennahdha, con il 13% che dell’ex ministro della difesa, considerato l’erede del compianto presidente Essebsi, Abdelkarim Zbidi con il 9,8%.
Molte speranze del campo laico, infatti, puntavano su una conferma di Zbidi, soprattutto dopo l’endorsement di alcuni candidati di peso – come l’ex presidente Moncef Marzouki e Slim Rihahi – poche ore prima del voto, proprio in un’ottica di continuità con l’azione riformatrice in materia di diritti umani portata avanti da Essebsi.
Il partito Ennahdha, al contrario, non sembra accettare la sconfitta ed ha tenuto una conferenza stampa domenica sera dopo la chiusura delle urne e la pubblicazione dei primi exit poll. «Abbiamo visto i risultati dei primi conteggi nei seggi elettorali e sono totalmente contrari a quelli diffusi dagli istituti di sondaggio» ha detto il responsabile della campagna elettorale di Mourou, Samir Dilou «non vogliamo presentare cifre di cui nessuno è sicuro, ma secondo noi Mourou è arrivato secondo e restiamo in attesa dei risultati definitivi dell’Isie, l’unica autorità garante di queste elezioni».
«Ci stiamo giocando il nostro futuro in queste presidenziali» afferma lo storico Baccar Ghedir su Jeune Afrique «bisognerà vedere se nel secondo turno emergeranno dei contenuti concreti, al di là di un candidato populista sponsorizzato dai propri media come Karoui o di uno conservatore come Saied che incarna la volontà di rottura con l’attuale sistema corrotto».
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