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06/04/2020

Alla Maugeri “Non molliamo, ma non stiamo zitti”

Carissimo Prof. Melazzini, carissimi Presidenti e DG di enti sanitari e socio assitenziali, pubblici e privati,

In questi giorni i link con articoli di giornale o di programmi TV si sprecano. Nei rari momenti di libertà, perché oltre al lavoro per molti di noi c’è anche la famiglia. Ci sono i nostri anziani, ci sono i figli di qualunque età che come lei, come voi, in conference call, lavorano o fanno didattica a partire dalle scuole elementari, un’esperienza non facile ne per loro ne per i genitori, ma dicevamo, i link si sprecano.

Si legge di tutto. Si leggono le interviste sulla stampa nazionale, a lei e ad altri suoi colleghi. Leggiamo quello che qualunque DG, qualunque Presidente, qualunque Amministratore Delegato potrebbe dichiarare. Dichiarazioni di circostanza? A volte. Verità? Non sempre. Non vogliamo qui entrare nel merito dell’organizzazione e come dichiara lei, non molliamo, con una piccola differenza.

Noi, come dichiara lei, non molliamo ma non stiamo zitti. Perché sarà anche bellissimo vedere i professionisti adattarsi alla nuova organizzazione, se così può essere chiamata ma non diamo per scontato che sia soltanto difficile: è durissimo. A tratti è al limite della sopportazione. Abbiamo la presunzione di poter parlare a nome di intere categorie di professionisti, dagli oss agli infermieri, da chi pulisce e sanifica ai medici.

La gente di questo Virus muore e noi l’abbiamo vista morire. La vediamo morire tutti i giorni. Non solo, insacchettiamo pure i loro corpi per consegnarli a chi li adagia in scatole d’acciaio sapendo che difficilmente i propri cari li potranno vedere seppur da morti. È difficile anche solo immaginarlo. Però lo immaginiamo durante i nostri turni impossibili che durano, nel migliore dei casi, 6 ore e poi via, verso il peggio, 8, 10, 12 ore a volte con sacchi dell’immondizia ai piedi per la mancanza di quegli scarponcini che troppo spesso mancano e poi, alla fine del turno, i nostri volti con pesanti piaghe da mascherina riflessi sugli specchietti retrovisori delle nostre auto.

Noi, come dichiara lei, non molliamo ma non stiamo zitti perché dopo quelle 6, 8, 10, 12 ore, senza bere, senza mangiare senza potersi grattare, senza potersi soffiare il naso, senza poter fare quei piccoli gesti quotidiani di cui ci si accorge solo quando è impossibile compierli, e che fatica continuare a sforzarsi di non fare quello di cui non si era neanche consapevoli di fare abitualmente, non molliamo e andiamo avanti, andiamo avanti anche senza poter fumare, cos’è una sigaretta negata ad un tabagista? Solo chi è o chi è stato fumatore lo può sapere.

Noi, come dichiara lei, non molliamo ma non stiamo zitti. Non molliamo nemmeno quando ci ritroviamo a dover sopperire alle numerosissime assenze di colleghe e colleghi che oramai superano la metà del personale, non solo nei reparti che ospitano pazienti COVID-19 ma in qualunque corsia. No, non molliamo neanche quando per carenza di personale troppo spesso saltiamo i riposi, cosa a cui purtroppo siamo abituati da anni, ma andiamo avanti e non molliamo, nonostante stipendi troppo bassi per la responsabilità di cui dobbiamo farci carico.

Per fortuna la qualità dell’assistenza non è direttamente proporzionale a quanto ci viene versato tutti i mesi in banca. Ma andiamo avanti e non molliamo perché oggi a loro domani a noi, le parti sono destinate ad invertirsi. Speriamo, vorrà dire che saremo passati tutti da un buco che, sebbene stretto, ci avrà reso ancora più consapevoli di quanto sta accadendo. E allora?

E allora, come dichiara lei, non molliamo ma non stiamo zitti. Non stiamo zitti perché ci cadono sul naso gli occhiali sotto la visiera e non possiamo tirarli su col dito, allora rimaniamo ore con gli occhiali sulla punta del naso. Pensi che rimaniamo con gli occhiali sulla punta del naso addirittura per scelta, perché quando li indossiamo solo per leggere non possiamo fare altrimenti. Mica possiamo permetterci il lusso di non riuscire a leggere le terapie che dobbiamo prescrivere o somministrare.

Noi, come dichiara lei, non molliamo ma non stiamo zitti. Forse per un rinato pudore collettivo o forse semplicemente per buona creanza, gli uomini non chiedono alle donne come fanno a resistere tutte quelle ore sotto ciclo mestruale con tutto il carico di malessere e disagio che comporta così come le donne non chiedono ai colleghi maschi sopra una certa età come fanno a resistere senza andare in bagno per fare una semplicissima pipì. Ma la pipì è un problema per tutti. Dopo tante ore la vescica fa talmente male da non riuscire nemmeno a farla. Ma in era di COVID-19 una soluzione artigianale si trova sempre.

Noi, come dichiara lei, non molliamo ma non stiamo zitti e andiamo avanti, perché, se non lo sapete, è cosi che si assistono i pazienti affetti da COVID-19, solo positivi o solo sospetti. Perché è in queste condizioni che si assistono i pazienti affetti da COVID-19 nelle terapie intensive. Perché è cosi che aiutiamo a guarire i pazienti affetti da COVID-19 usciti dall’inferno delle terapie intensive. Perché è cosi che siamo costretti a lavorare tutti i giorni.

Noi, come dichiara lei, non molliamo, nonostante quello che giornalmente raccontate ai giornali o in TV, non stiamo zitti ora e non staremo zitti mai.

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