Super-ricchi più ricchi, Facebook e Amazon con nuovi
mercati e super-profitti, AirBnB in ginocchio: questi gli effetti
del coronavirus sui giganti del digitale. Mentre si estendono le lotte
dei lavoratori su salari, tempi e organizzazione delle piattaforme.
La pandemia da Covid-19 ha avuto effetti economico-sociali dirompenti, ma non ha colpito tutti allo stesso modo. La rivista Forbes ha tracciato un’utile sintesi dei profitti dei super-ricchi durante la pandemia[1],
e a primeggiare è un gigante del capitalismo digitale come Facebook, le
cui quotazioni azionarie sono salite del 60% negli ultimi due mesi,
grazie al lancio di Facebook Shops[2],
sistema che permette di creare negozi online in maniera gratuita
tramite una semplice iscrizione a Facebook. È un esempio di come le
applicazioni promosse dai giganti del digitale hanno trovato nella
pandemia inedite opportunità di sperimentazione.
Gli effetti sull’economia delle piattaforme sono stati tuttavia molto
variegati. Come hanno spiegato i ricercatori di “Into the Black Box”[3],
per Airbnb c’è stato un autentico crollo. Con la chiusura totale delle
attività turistiche, la piattaforma di servizi d’alloggio con sede a San
Francisco prevede una caduta del 50% del proprio fatturato rispetto al
2019. Il valore della società è caduto drasticamente – secondo alcune
valutazioni da 36 a 25 miliardi di dollari – e drastici tagli hanno
colpito il personale. Con una lettera che ben esprime l’ambivalenza dei
sentimenti aziendali del nuovo spirito del capitalismo digitale, inviata
6 giorni prima della sua operatività effettiva, il CEO Brian Chesky ha
comunicato il licenziamento al 25% dei propri dipendenti, 1.900 su un
totale 7.500[4].
Tutt’altra storia riguarda invece Amazon. La pandemia ha visto
un’ulteriore grande ascesa della multinazionale di Seattle, che nel
primo trimestre 2020 ha registrato utili di 24 miliardi di dollari in
più rispetto allo stesso periodo del 2019. La capitalizzazione di borsa è
volata a 1.250 miliardi di dollari. Se prendiamo come termine di
paragone il settore dell’auto, le tedesche Volkswagen, Daimler e BMW
hanno insieme una capitalizzazione di 135 miliardi, il 10% di Amazon, un
divario che illustra sia le differenze tra Usa e Germania nella
finanziarizzazione dell’economia, sia l’entità della logica speculativa
che caratterizza le piattaforme digitali[5].
Sempre secondo Forbes, la società di Jeff Bezos, da tempo
l’uomo più ricco del mondo, è la seconda impresa per profitti registrati
durante la pandemia, subito dopo Alibaba, il proprio diretto
concorrente dell’e-commerce cinese capitanato da Colin Zheng Huang.
Diversi sono i motivi che spiegano questa tendenza. In primo luogo, le
misure anti-contagio e il distanziamento sociale hanno portato a una
corsa agli acquisti online che hanno fatto registrare solo negli Stati
Uniti un +45% di sottoscrizioni ai servizi di Amazon Prime. Va da sé che
gli aumenti esponenziali di ordini da parte di clienti Amazon hanno
portato a un aumento dei carichi per i lavoratori, sia tra gli operatori
di magazzino sia tra quelli di consegna.
Pur nelle difficoltà della pandemia, il disagio dei lavoratori Amazon
ha portato a una ripresa di proteste e azioni collettive, di fronte
all’opportunità da parte aziendale di sfruttare a proprio favore il
regime di eccezionalità. Le misure di distanziamento sociale sono state
utilizzate ad esempio da Amazon per licenziare Chris Small, il
lavoratore che ha organizzato uno dei primi scioperi alla fine di marzo
2020 nel magazzino di Staten Island a New York City. L’episodio è stato
talmente eclatante da essere stato definito “vergognoso” dalla stessa
Letitia James, procuratore generale dello Stato di New York, che ha
annunciato di procedere legalmente contro l’azienda.[6]
Tra gli slogan della protesta dei lavoratori, due sono apparsi
alquanto significativi. Il primo è un suggerimento che può essere esteso
a gran parte delle aziende dell’e-commerce: “Treat Your Workers Like
Your Customers” (Trattate i vostri lavoratori come i vostri clienti).
Il secondo esprime una rivendicazione che riassume il grande rimosso
del dibattito su lavoro e salute nell’emergenza Covid-19: “Our Health Is
Just Essential” (La nostra salute è altrettanto essenziale).
Uno slogan che ben si applica anche al caso italiano e alle trattative
tra governo, sindacati e Confindustria sulle misure di sicurezza e sulla
definizione delle attività produttive essenziali.
Per dirla con un’espressione del politologo Elmer Eric
Schattschneider, il caso italiano ha riproposto il celebre difetto del
“cielo pluralista”, il cui coro celeste ha cantato, come da copione, con
un forte accento delle classi superiori. I conflitti sono così arrivati
anche da noi. Ad Amazon Italia, il 17 marzo 2020, i lavoratori del
magazzino di Castel San Giovanni (Piacenza) hanno dichiarato uno
sciopero a oltranza in quanto l’azienda non applicava le misure di
contenimento del virus definite tra Governo e parti sociali[7].
Il 18 aprile lavoratori Amazon sono entrati in sciopero allo
stabilimento di Torrazza in Piemonte, denunciando l’aumento dei ritmi di
lavoro e la carenza di misure di sicurezza per poter lavorare
mantenendo le distanze idonee[8].
Quello dei diritti, in primis sindacali, dei lavoratori Amazon è un
tema che non si scopre solo nella pandemia, ma che riguarda la
multinazionale di Seattle sin dal novembre 2010, quando è arrivata nel
nostro Paese. Da allora passi importanti sono stati fatti, dai primi
scioperi dei lavoratori di magazzino del novembre 2017 riguardanti i
ritmi di lavoro[9] agli scioperi dei drivers
lombardi che hanno portato al riconoscimento del contratto collettivo
nazionale del trasporto. Vertenze tutt’altro che concluse – un grande
sciopero generale regionale si è registrato in Lombardia poco prima
della crisi Covid-19[10] – ma che la pandemia ha semplicemente acutizzato.
Il panorama è per certi versi simile per i lavoratori delle consegne a domicilio, meglio conosciuti come riders. Le piattaforme di food-delivery
hanno subìto una contrazione nei profitti, in parte per ragioni
contestuali – un ritorno al consumo domestico come effetto della
chiusura – e per errori di strategia, come il tentativo, segnalato dalla
Confcommercio, di approfittare dell’aumento di richieste alzando le
commissioni sui ristoratori del 30-40% in un momento di crisi. Scelta
che ha portato molti ristoratori ad auto-organizzare il proprio servizio
di consegna.
In un dibattito italiano diviso tra le classificazioni dei lavori
essenziali e le retoriche patriottiche sull’eroismo di molte categorie
di lavoratori – fattorini, infermieri e medici – sono emersi movimenti
che hanno rivendicato oltre alla centralità del lavoro e dei diritti,
anche una diversa gerarchia dei bisogni per la società e l’economia
italiana sconvolta dal Covid-19. Una prima sentenza del Tribunale di
Firenze ha contribuito ad aggiungere un tassello importante alla lotta
per il riconoscimento dei diritti dei ciclofattorini delle consegne a
domicilio. Il Tribunale ha esteso la disciplina antinfortunistica a Just
Eat, obbligandola a fornire ai propri lavoratori le attrezzature per
operare in sicurezza[11].
La crisi pandemica ha in questo senso aiutato a raggiungere diritti che
gli stessi collettivi sindacali dei ciclofattorini avevano avanzato
ormai da diversi anni.
In questo senso, lo slogan esposto fuori dallo stabilimento Amazon di New York “la nostra salute è altrettanto essenziale”
è in linea sia con questa tendenza, sia con un altro slogan esposto da
un gruppo di lavoratori della sanità fuori da un ospedale di Vercelli: “Prima eravamo invisibili, ora siamo eroi, siamo solo lavoratori”.
Altre manifestazioni hanno portato a forme di protesta categorie di
lavoratori tra le più diverse. Un valore particolare assume la
manifestazione dei giovani specializzandi di medicina riunita dallo
slogan “La mia borsa di specializzazione è il tuo diritto alla salute”.
Salute e lavoro sono state presentate troppo grossolanamente sui
giornali come un dilemma, riproducendo la falsa dicotomia su cui si
fonda il ricorrente ricatto occupazionale tra lavoro e ambiente.
Oltre ai lavoratori della salute, sotto la definizione di
“invisibili” hanno manifestato lo scorso 21 maggio i braccianti agricoli
a Foggia, rimasti esclusi dal Decreto rilancio[12].
Si tratta dell’ennesima protesta di lavoratori che vivono da anni in
condizioni di sfruttamento lavorativo e in regimi di caporalato, che con
paghe sotto il salario orario minimo raccolgono quella frutta e verdura
che è arrivata sulle nostre tavole tramite le catene di distribuzione.
Le stesse che durante la pandemia, hanno visto crescere i propri
profitti grazie ai servizi di spesa online.
Si tratta di una condizione di sfruttamento che una sentenza
dell’ultim’ora del Tribunale di Milano ha individuato anche nelle
attività delle piattaforme digitali. Il commissariamento di Uber Italy[13]
ha rivelato un sistema di cottimo con paghe di 3 euro l’ora, ricatti,
minacce e punizioni che di fatto mostrano l’esistenza di un regime di
«caporalato digitale».
Questa prima drammatica fase della pandemia ha portato al
consolidamento del potere di molte delle grandi piattaforme del
capitalismo digitale. Ma ha anche mostrato i limiti delle loro logiche
di dominio e di mercificazione, e ha aperto una nuova fase di conflitti
nel mondo del lavoro.
Note:
[1] https://www.forbes.com/sites/jonathanponciano/2020/05/22/billionaires-zuckerberg-bezos/
[2] https://www.youtube.com/watch?v=p7QjDCah28M
[3] http://www.intotheblackbox.com/audio-video/la-citta-post-pandemica-fra-urbano-e-digitale/
[4] https://news.airbnb.com/a-message-from-co-founder-and-ceo-brian-chesky/
[5] https://www.ilsole24ore.com/art/l-irresistibile-rally-borsa-amazon-vale-piu-dell-intero-dax30-francoforte-ADRssCS
[6] https://www.cnbc.com/2020/03/30/amazon-fires-staten-island-coronavirus-strike-leader-chris-smalls.html
[7]
https://www.repubblica.it/economia/2020/03/17/news/_amazon_non_tutela_la_salute_dei_lavoratori_sciopero_all_hub_di_castelsangiovanni-251491334/
[8] https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/04/18/coronavirus-sciopero-allo-stabilimento-amazon-di-torrazza-piemonte-un-lavoratore-quattro-casi-positivi-non-siamo-tutelati/5774033/
[9] https://www.ilpost.it/2017/11/24/sciopero-amazon-italia-black-friday/
[10] https://ilmanifesto.it/sciopero-dei-driver-amazon-bloccata-in-tutta-la-lombardia/#:~:text=E%20ieri%20%C3%A8%20arrivato%20lo,cento%20dei%20pacchi%20non%20consegnati.
[11] https://www.rassegna.it/articoli/tribunale-firenze-a-difesa-salute-rider-cgil-la-lotta-paga
[12] https://www.radiopopolare.it/sciopero-degli-invisibili-21-maggio-intervista-a-aboubakar-soumahoro/
[13] https://it.euronews.com/2020/05/29/caporalato-digitale-uber-italy-commissariata
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