Caro amico,
quando critico il governo Conte, ciò che intendo è molto chiaro: ha commesso molti errori, alcuni dei quali tragici. Che tu lo creda o no, è la storia della pandemia a ratificarlo.
Ti confesso – così, per onestà – che la tua difesa del governo è, talvolta, arrogante; anche le frasi più innocue tradiscono la prepotenza di chi pensa di essere superiore.
Non importa, resto vicino alla gentilezza.
Io, inoltre, per disciplina etica, non voglio convincere nessuno: il proselitismo non mi si addice; e dunque non mi preme farti cambiare idea. Sei convinto che il governo abbia operato bene? Che la vita ti sorrida comunque,,,
Un’unica cosa ti chiedo: impara a distinguere le responsabilità.
Diventi insopportabile quando dici una frase tipo questa: «Vorrei vedere te al loro posto»; oppure tipo quest’altra: «Invece di criticare, perché non dici cosa fare?». Insopportabile e, per l’appunto, arrogante e – permettimi, te lo dico con affetto – pure ignorante, giacché non spetta al cittadino trovare le soluzioni.
Il cittadino è concime.
Ogni vero agricoltore sa che la responsabilità del raccolto è solo sua: terreno, sementi, acqua, tempo, quantità... Prendersela con il concime perché brucia le radici è – consentimi – puerile; stupido, proprio. Un governo è, in definitiva, una sorta di agricoltore – un agricoltore di comunità. Solo sua è la responsabilità di cosa fiorisce.
Ciò che stai per dire è prevedibile.
Ti anticipo: anche il cittadino ha le sue responsabilità. Nel caso del contenimento della pandemia, comportarsi responsabilmente vuol dire fare attenzione all’altro (igiene personale, distanziamento, mascherina); e vuole anche dire, ovvio, seguire le raccomandazioni del governo e applicare le sue decisioni.
Non dico che deve obbedire, perché il verbo mi fa schifo.
Dico proprio: applicare le decisioni.
Ma le decisioni hanno un unico responsabile: il governo.
Se le cose non vanno come dovrebbero, il colpevole è uno solo: il governo. Anche la situazione di «panico generalizzato» – che è tangibile, non puoi negarlo – è colpa del governo. Piove, governo ladro...
Quel che ho visto è, al contempo, ciò che il governo non ha fatto, o che ha fatto molto male, e ciò che dovrebbe fare: 1) una strategia di tracciamento efficace; 2) mettere i trasporti in sicurezza affinché le scuole restino aperte; 3) rendere i dati epidemiologici disponibili; 4) rafforzare il sistema sanitario pubblico (medicina di base, cure domiciliari, ecc.; anche requisendo strutture e risorse al privato)...
E altro che certo mi sfugge, giacché io sono solo io – e non posso certo pensare alla stregua di un governo.
I soldi non sono un problema. Una tassa sui patrimoni, ad esempio; oppure il blocco delle spese militari; o magari il sequestro immediato dei beni di chi ha evaso negli ultimi cinque anni e possiede ricchezze immense... Oppure, meglio ancora, tutte queste cose insieme, così che ognuno abbia un reddito garantito dignitoso e l’emergenza possa essere affrontata con positività.
Essere cittadino significa essere, a un tempo, responsabile e critico. Laddove la seduzione ti impedisce di cogliere la verità, l’unico argomento che ti resta è il disprezzo dell’altro – e l’arroganza di chi pensa di essere superiore...
Un’ultima nota.
Il confinamento è la chiave dei disperati.
Vedi, amico, il problema è proprio questo: che il confinamento è una chiave che apre un abisso, o comunque un ignoto – nessuno ha la certezza che il confinamento serva a debellare la pandemia, mentre è invece certo il rischio di un crollo economico senza precedenti.
E allora ti chiedo: dopo il confinamento?
È questione più di convivenza – col virus – che di sconfitta – del virus. A meno che il virus, come per magia, non decida di cambiare, il confinamento, che non potrà essere eterno, non farà altro che rimandare la sua azione. Ed è proprio per questo che ritengo fondamentale cambiare strategia.
La soluzione appartiene ormai più al futuro che al presente.
Accetterò, anche se a malincuore, il confinamento – che vivrò come un’imposizione che poteva essere evitata.
Ti chiedo però di non insistere troppo con la tua morale: libero di continuare ad applaudire il governo, non sarò certo io a impedirtelo; evita però i balconi, il tricolore, le frasi stupide, gli inviti alla repressione, la caccia agli untori...
Perché vedi, amico mio, la pandemia può essere «un’eccellente scuola di fraternità» solo a due condizioni: 1) che chi governa adempia al suo ruolo con competenze e trasparenza; 2) che il cittadino faccia il suo senza criminalizzare chi la pensa diversamente.
Insomma, in attesa del nuovo confinamento, e facendo tesoro del precedente, ti chiedo ciò: svuotati della tua stronza arroganza e apriti all’altro, perché i sacrifici e le rinunce saranno vissute – da milioni di persone – come un fuoco che opprime.
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