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09/12/2020

60.000 morti di Covid, nel paese dei De Gregorio e delle frecce tricolori

L’Italia è quel paese in cui Lidia Menapace (senatrice di Rifondazione comunista dal 2006 al 2008) avrebbe dovuto diventare presidente della commissione Difesa ma perse il posto quando, contro le Frecce Tricolori, disse, «sono uno spreco e inquinano e solo in Italia vengono pagate con i fondi pubblici».

Glie la fecero pagare e, al suo posto, venne nominato Sergio De Gregorio, finito in carcere a giugno di quest’anno, insieme ad altre otto persone, con l’accusa di estorsione, riciclaggio e autoriciclaggio in un’indagine della Direzione distrettuale antimafia.

Quello stesso Sergio De Gregorio che, nel 2013, aveva patteggiato la sua pena a 20 mesi per corruzione in atti d’ufficio: era passato dal centrosinistra al centrodestra votando la sfiducia al governo Prodi, nel 2008, in cambio di 3 milioni di euro presi da Berlusconi per il tramite del faccendiere Lavitola, ambedue condannati per concussione nel 2015 e poi prescritti nel 2017.

Ma aveva ragione Lidia: tutti quei soldi potevano essere investiti meglio. Ad esempio, in sanità pubblica e, forse, non staremmo qui a piangere 60.000 morti di Covid-19 ma, certamente, molti, ma molti di meno.

Ed invece, dall’avvento del governo Monti (nato dalle ceneri del governo Berlusconi) in poi, tutti i governi che si sono succeduti alla guida del paese, hanno continuato a fare tagli sanguinosi al Servizio Sanitario Nazionale mentre le spese militari italiane crescevano vertiginosamente proprio a partire dal 2006, in perfetta coincidenza con la cacciata di Lidia Menapace dalla commissione Difesa.


Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio “Mil€x” di Francesco Vignarca, proprio nel decennio 2006-2016, le spese militari, nel nostro paese, sono aumentate del 21% ed entro la fine del 2020, supereranno i 26 miliardi di euro su base annua, in ulteriore aumento del 6,4% e con un incremento di oltre 1,5 miliardi di euro rispetto al 2019.

Sempre secondo le stime dell’Osservatorio Mil€x, negli ultimi due anni, la spesa militare è passata dai 25 miliardi di euro nel 2019 agli oltre 26 miliardi di euro del il 2020 (cioè l’1,43% rispetto al PIL) toccando il picco massimo dell’ultimo decennio.

L’indagine ha considerato sia le 36 missioni militari all’estero (1,3 miliardi annui circa) sia gli acquisti diretti di armamenti (tra i 5 e i 6 miliardi di euro annui). Con questi ultimi fondi viene finanziato l’acquisto, da parte dell’Italia, di sistemi d’arma come i malfunzionanti caccia F-35 (15 miliardi solo per l’acquisto), le fregate FREMM e tutte le altre unità previste dalla Legge Navale (6 miliardi di euro) tra cui la portaerei “Trieste” (più di 1 miliardo), missili, elicotteri, ecc. Poi ci sono i 7 miliardi di euro “sbloccati” dalla Difesa e dal Ministero Sviluppo Economico, ovvero, i mezzi blindati previsti dalla “Legge Terrestre” (5 miliardi) acquistati dalla italiana Leonardo. [1]

Il report della Fondazione Gimbe del 2019 ha messo, invece, nero su bianco, le cifre spaventose del definanziamento pubblico del Sistema Sanitario Nazionale, nel periodo 2010-2019 ma, soprattutto, ha evidenziato come tutti i Governi hanno pesantemente ridotto, in misura più o meno variabile, la spesa sanitaria.

Il finanziamento pubblico a carico del SSN, tra il 2011 ed il 2019, è stato decurtato di oltre 37 miliardi di euro di cui circa 25 miliardi nel 2010-2015 per tagli conseguenti a varie manovre finanziarie ed oltre 12 miliardi di euro nel 2015-2019, quando alla sanità sono state destinate meno risorse di quelle programmate per “esigenze di finanza pubblica”. I dati OCSE aggiornati al luglio 2019 dimostrano che l’Italia si attesta sotto la media OCSE, sia per la spesa sanitaria totale ($3.428 vs $ 3.980), sia per quella pubblica ($ 2.545 vs $ 3.038). Nel periodo 2009-2018 l’incremento percentuale della spesa sanitaria pubblica si è attestato al 10%, rispetto a una media OCSE del 37%. [2]

Insomma, non è bastata la gravissima emergenza sanitaria emersa in seguito all’esplosione della pandemia da COVID-19 a cambiare queste scellerate scelte di spesa pubblica ed anche quando l’impatto di quella pandemia rendeva, via via, sempre più evidente il devastante indebolimento del Sistema Sanitario Nazionale, continuava ad avanzare, inesorabile, l’ininterrotta crescita di fondi e l’impegno a favore delle spese militari e dell’industria degli armamenti. Non sono bastati i tantissimi morti della prima ondata della pandemia che, secondo una rilevazione dell’ISTAT sono stati, tra marzo e aprile in Italia, circa 48mila decessi in più rispetto alla media degli anni precedenti, contro i circa 29mila attribuiti ufficialmente al coronavirus.[3] E, come, abbiamo visto, non basteranno nemmeno 60.000 morti (certamente ancora sottostimati) a far cambiare le priorità del governo in ordine alla gigantesca pioggia di miliardi che pioveranno, anche nel 2021, sul capitolo “spese militari”.

Note:

[1] https://www.milex.org/2020/04/27/spese-militari-italiane-in-forte-crescita-superati-i-26-miliardi-di-euro-su-base-annua/

[2] https://www.gimbe.org/pagine/1229/it/report-72019-il-definanziamento-20102019-del-ssn#:~:text=I%20dati%20OCSE%20aggiornati%20al,a%20Spagna%2C%20Portogallo%20e%20Grecia.

[3] https://www.istat.it/it/files//2020/03/nota-decessi-22-ottobre2020.pdf

Fonte

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