Conferenza stampa urgente ieri del Sottosegretario con delega ai servizi di sicurezza Franco Gabrielli per rispondere alle accuse e alle polemiche relative al dossier sulla presunta rete dei “filoputiniani” in Italia, pubblicato dal Corriere della Sera.
Gabrielli in primo luogo ha liquidato il documento al rango più rassicurante di “bollettino”, con la più bassa “classificazione di segretezza”, ovvero “riservato". Ma in altri passaggi è diventato più significativamente un report curato dal tavolo istituzionale coordinato dal Dipartimento Informativo per la Sicurezza (DIS) insieme ad altri organi istituzionali: dai servizi segreti ai ministeri ad alcune authority.
Il documento è leggibile qui.
Questo tavolo, da febbraio ha prodotto già 4 report ma solo quest’ultimo, fatto pervenire al Corriere della Sera da qualche fonte interna alla struttura, ha suscitato tale scalpore e polemiche.
Gabrielli inserisce l’attività del tavolo del DIS nel contesto del contrasto alla “minaccia ibrida”, una categoria delle guerre moderne sulla quale agisce questo tavolo aperto sin dal 2019 su sollecitazione delle autorità di sicurezza europee e della Nato.
Secondo il Sottosegretario il tavolo ha prodotto questo “bollettino” come una mera attività di ricognizione e monitoraggio su fonti aperte, cioè su quello che alcuni soggetti hanno pubblicamente scritto sul web, detto in televisione o, in qualche rarissimo caso, sui giornali.
Non ci sarebbero quindi state investigazioni di intelligence vere e proprie (cioè inchieste in vista di “penetrazione di intelligence” di livello superiore, con l’attivazione di misure ad personam), ma solo una rassegna di scritti e dichiarazioni pubbliche, in particolare in quelle sui blog o sui social network.
Gabrielli stesso ha sottolineato come ci sia particolare attenzione a quella che ha definito “informazione diffusa” che può rivelarsi un aspetto della “minaccia ibrida”. Rispondendo alla domanda di un giornalista, il Sottosegretario ha sottolineato come nella minaccia ibrida siano previsti strumenti di influenza sull’opinione pubblica opinione diversi da quelli tradizionali ed ha citato il caso della società “Cambridge Analityca”.
Una sorta di cartellino rosso sembra essere scattato per la circolazione di attacchi e critiche al presidente del Copasir Urso, o per dati piuttosto dimenticati (citati in tv da Alberto Fazolo) sul numero di giornalisti uccisi in Ucraina dal 2014 in poi. Il fatto che ufficialmente ne venga censita la metà avrebbe portato all’attenzione del “tavolo” su Fazolo. Verrebbe da chiedere ai membri di questo organismo se la categoria di “blogger” venga ritenuta meritevole di difesa e attenzione anche in Occidente e non nel solo nel caso della Russia.
Che questa distorsione sia nella testa del “tavolo” è apparso chiaro quando Gabrielli ha affermato che nella lista di nomi presenti nel bollettino pubblicato dal Corriere della Sera (al minuto 11.55 della conferenza stampa, ndr) non ci sono “giornalisti”. Insomma possedere il solo tesserino da pubblicista o il fatto di essere dei videoreporter escluderebbe tanti operatori dell’informazione dal Pantheon del giornalismo “riconosciuto”.
Ma qui emerge una questione grave. Occorre infatti sottolineare come sul “bollettino” reso pubblico in conferenza stampa, compaiano solo alcuni dei nomi indicati dal Corriere della Sera. Gli altri nomi non sono presenti e dunque parrebbe che siano stati aggiunti deliberatamente dal Corriere nella lista nera, forse per dare una idea più estesa della “rete filoputiniana” di quella decisamente striminzita individuata dallo stesso “tavolo del DIS”.
Oppure – e sembra più probabile – il “bollettino” oggi desecretato non è quello originale. Anzi – come dichiarato dal vice direttore del Corriere, Aldo Cazzullo, in diretta su La7 – quello presentato da Gabrielli è solo “una sintesi di un documento più vasto”, in cui quei nei nomi e forse altri ci sono eccome. Insomma la “rogna” sembra ingrandirsi invece di risolversi.
Di tutta questa vicenda, motivo di serio imbarazzo per il governo, Gabrielli sembra cogliere con preoccupazione e profonda irritazione solo il dato della “fuga di notizie” che ha fatto arrivare il “bollettino” alle giornaliste del Corriere della Sera.
Gabrielli ha detto di aver trovato “fastidioso” che nella lista pubblicata dal Corriere ci fosse anche il nome dell’ex presidente della Commissione Esteri del Senato, Vito Petrocelli, effettivamente mai citato nel “bollettino”. E questo è indubbiamente uno degli aspetti più “rognosi” della vicenda per quanto riguarda gli apparati di governo. Gabrielli ha anche confermato che il “bollettino” è stato consegnato allo staff di Draghi.
Secondo il Sottosegretario la data dell’uscita, il 3 giugno, non è però casuale. La preoccupazione – non detta – forse va alla data del prossimo 21 giugno, quando sull’invio di armi e la guerra in Ucraina ci sarà un dibattito parlamentare che si annuncia problematico.
Il governo e il partito interventista nella guerra in Ucraina continuano a non farsi una ragione del perché la maggioranza della società sia contraria alle loro scelte di coinvolgimento del paese nella guerra e nelle pesanti conseguenze sociali che ne derivano. È diventata una vera ossessione che può produrre scivoloni come quelli apparsi sul Corriere della Sera.
Insomma il tutto è stato ridotto ad una mera fuga di notizia sulla quale Gabrielli ha annunciato che “nulla resterà impunito”. La nostra preoccupazione invece è un’altra e cioè che si possa profilare una “torsione dei fatti” nel prossimo periodo per giustificare in tutto o in parte il senso del “bollettino”, le illazioni del Corriere della Sera e la rogna tutta politica che ne è venuta fuori.
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