di Marco Santopadre
Nel corso di una lunga conferenza stampa, il premier spagnolo Pedro Sánchez ha rivendicato con orgoglio i risultati politici incassati durante il vertice Nato di Madrid. Il leader socialista puntava a rafforzare le relazioni con Washington e a questo scopo martedì ha siglato una dichiarazione congiunta tra Stati Uniti e Spagna. Il “governo più progressista” che Madrid abbia avuto dalla morte di Franco, paradossalmente, ripercorre i passi del premier di destra José Maria Aznar, che nel 2001 siglò un’intesa simile con George W. Bush subito dopo l’intervento militare della Nato in Afghanistan, conclusosi con un eclatante fallimento lo scorso anno.
Tra i punti fondamentali del documento che porta la firma di Sánchez e Biden c’è una gestione comune dei “flussi migratori illegali”. Per quanto il punto 9 raccolga le raccomandazioni dell’ONU sulla promozione di una «immigrazione sicura, ordinata e regolare», il testo fa un ulteriore passo nella tendenza a considerare i flussi migratori una minaccia da affrontare anche attraverso appositi meccanismi militari.
La strage di Melilla
Un obiettivo che chiarisce il senso delle dichiarazioni del premier socialista a proposito della strage di migranti a Melilla, che hanno creato sconcerto e indignazione nella sinistra iberica e sono state accolte con stupore da molti sostenitori dell’attuale esecutivo. Il 24 giugno, 37 profughi subsahariani (per lo più sudanesi) sono morti asfissiati o schiacciati nel tentativo di superare le recinzioni che blindano l’enclave spagnola in Marocco. Associazioni e Ong hanno denunciato la brutalità dei gendarmi marocchini, che hanno aggredito i migranti con manganelli, lacrimogeni e pietre, picchiando persone inermi già a terra e tirando o spingendo giù dalle reti e dai cancelli chi riusciva ad arrampicarsi. Le crude immagini della strage hanno fatto il giro del mondo: decine di corpi senza vita o agonizzanti impilati uno sull’altro e vigilati da un cordone di gendarmi marocchini in assetto antisommossa.
L’immigrazione irregolare come minaccia
Il presidente del governo spagnolo e alcuni dei suoi ministri – tutti socialisti – hanno però elogiato l’operato della Gendarmeria marocchina, sottolineando la proficua collaborazione con le forze di sicurezza di Madrid. Sánchez ha denunciato addirittura un «attacco violento all’integrità territoriale della Spagna» e ha puntato il dito contro «le mafie responsabili del traffico di esseri umani».
In molti hanno sottolineato il cinismo e l’ipocrisia di una presa di posizione che considera il disperato tentativo del 24 giugno addirittura un’aggressione all’integrità territoriale spagnola, quando Madrid ha finora accolto senza colpo ferire più di 170 mila rifugiati ucraini, bianchi, cristiani e “politicamente corretti” perché provenienti da un paese aggredito da un nemico strategico della Nato come la Russia.
Per masse crescenti di diseredati in fuga da guerre, dittature e catastrofi climatiche, Ceuta e Melilla – territori retaggio del passato coloniale spagnolo incastonati in territorio marocchino – rappresentano delle fondamentali porte d’ingresso nel continente europeo, le uniche a disposizione via terra nel continente africano. Per questo, avvisano sinistre e associazioni, la strage di Melilla non sarà l’ultima se Spagna, Unione Europea e Nato non cambieranno le proprie politiche migratorie.
Ma il nuovo Concetto Strategico approvato a Madrid e i toni e gli argomenti utilizzati dal premier spagnolo sembrano andare esattamente nella direzione opposta.
La Nato contro l’immigrazione irregolare
Nell’agenda del vertice, infatti, l’immigrazione illegale è stata affrontata come una “minaccia all’integrità degli stati” ai quali far fronte in maniera organizzata e decisa, al pari dei ricatti energetici. Gongolante, nel corso di un intervento con il segretario di stato Usa Antony Blinken durante il Nato Public Forum, il ministro degli Esteri spagnolo Josè Manuel Albares ha spiegato che il nuovo Concetto Strategico considera le migrazioni irregolari, quando vengono usate come arma politica, delle minacce alla sicurezza degli stati. «Il rischio è sempre, come abbiamo visto al confine tra Bielorussia e Polonia, che qualcosa possa usare l’immigrazione contro la nostra integrità territoriale o la nostra sovranità» ha ribadito l’esponente socialista.
Intervistata dal quotidiano progressista spagnolo Público, la ricercatrice del CIDOB (Barcelona Center for International Affairs) Blanca Garcés spiega: «Si sta creando un concetto di minaccia ibrida che intende trasformare le politiche migratorie in una questione di difesa» attraverso due narrazioni complementari, quella dell’immigrazione come minaccia alla sicurezza degli stati e quella della gestione dei flussi migratori da parte delle mafie. Questo discorso, sottolinea Garcés, permette di «trasformare le migrazioni in una questione di sicurezza nazionale e di legittimare la creazione di situazioni emergenziali che prevedono la sospensione del diritto di asilo, l’intervento degli eserciti alle frontiere e la sospensione della possibilità di operare per i giornalisti e le organizzazioni sociali».
Da parte sua, un dossier del “Centro Delàs d’Estudios por la Paz” denuncia i meccanismi – ad esempio l’operazione Sea Guardian condotta dalla Nato nel Mediterraneo – attraverso i quali «gli stati europei deviano i flussi migratori fuori dal territorio dell’UE, privando i migranti della protezione» loro accordata dalle convenzioni internazionali. Il riferimento ai lauti finanziamenti concessi dall’Ue al regime turco per “contenere” l’immigrazione verso il continente, infischiandosene delle modalità utilizzate dalle forze di sicurezza di Ankara, è obbligato. Ma di fatto la Spagna di Sánchez sta utilizzando lo stesso meccanismo demandando alle forze di sicurezza marocchine – costi quel che costi – il compito di impedire che migliaia di disperati arrivino a Ceuta e Melilla.
Queste considerazioni gettano una luce più chiara sulle argomentazioni utilizzate dai dirigenti socialisti spagnoli per giustificare il brutale comportamento della gendarmeria marocchina, certo non estraneo alla morte di decine di persone.
La realpolitik di Sánchez
Gli elogi di Sánchez e Albares nei confronti delle autorità marocchine riflettono anche i nuovi rapporti di Madrid con Rabat. Nel maggio del 2021, infatti, dopo l’ingresso a Ceuta – agevolato dalla «distrazione» della gendarmeria marocchina – di circa 8000 profughi, i toni usati dal leader del PSOE contro Rabat erano stati durissimi. Ma nel marzo scorso Sánchez ha cambiato registro, riconoscendo la sovranità marocchina sui territori saharawi illegalmente occupati dal regno di Mohammed VI e avviando nuove relazioni di amicizia con Rabat. Il premier spagnolo non ha desistito neanche dopo che la sua intelligence lo ha informato che il suo cellulare era stato spiato dalle autorità marocchine tramite il malware israeliano Pegasus, o dopo la reazione stizzita dell’Algeria che, dopo aver bloccato il trasferimento del suo gas al Marocco ha sospeso il Trattato di amicizia e di buon vicinato firmato con Madrid nel 2002, riducendo le esportazioni di gas anche in Spagna.
Sánchez non vuole ora mettere a rischio i rapporti con il paese nordafricano e non vuole fare a meno dell’esternalizzazione del compito di “difendere” le proprie frontiere meridionali dai flussi migratori.
Ceuta e Melilla contese
D’altra parte, però, con il Marocco la Spagna ha ancora aperta la questione della sovranità su Ceuta e Melilla che il governo di Rabat non ha smesso di rivendicare.
Nei giorni che hanno preceduto il vertice di Madrid, infatti, ha insistito con i suoi partner dell’Alleanza affinché i due territori coloniali venissero esplicitamente citati come protetti dall’ombrello della difesa collettiva in caso di attacco, sulla base di quanto previsto dell’Articolo 5 del Trattato Atlantico. Un’esplicita menzione del tema all’interno del nuovo Strategic Concept avrebbe concesso numerosi punti a Sánchez, delegittimando le richieste marocchine di restituzione dei due territori. Il Marocco è uno dei principali partner della Nato in tutta l’Africa – particolarmente prezioso ora che occorre contenere l’Algeria legata a Mosca o la presenza russa in Libia – ma Mohammed VI non potrebbe non tener conto di un simile pronunciamento da parte del Patto Atlantico.
Ma per non indispettire i marocchini gli statunitensi non hanno accettato del tutto le richieste di Madrid. Alla fine Sánchez si è dovuto accontentare di un riferimento indiretto e generico alla questione, ottenendo che nel Concetto Strategico fosse inserito un passaggio che recita: la Nato ha l’obiettivo di «difendere ogni centimetro del territorio alleato, preservando la sovranità e l’integrità territoriale di tutti gli aderenti». «Appare chiaro il concetto che la Nato difende ogni centimetro di tutti i paesi che ne fanno parte senza eccezione – ha spiegato Albares – Nei documenti non appaiono mai i nomi di città specifiche».
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