Entro il mese il governo italiano deve prorogare o sospendere il decreto che autorizza l’invio degli armamenti italiani in Ucraina per tutto il prossimo anno. Il vecchio decreto scade infatti il 31 dicembre e il Parlamento deve ratificare il nuovo o deciderne la sospensione.
Quest’anno visti i tempi troppo stretti e le attività parlamentari già riempite dalla discussione sulla legge di bilancio, la proroga, secondo un esponente del governo citato da Il Fatto, potrebbe essere approvata con un “decretino” in Consiglio dei ministri (l’ipotesi è il Milleproroghe di fine anno) oppure con un emendamento parlamentare a un provvedimento in fase di conversione.
Il Senato nei prossimi giorni sarà impegnato nella legge di Bilancio, la Camera su diversi provvedimenti e le comunicazioni di Meloni sul Consiglio Ue, prima di approvare la manovra entro fine anno. In questo modo l’esecutivo eviterà che il prolungamento dei tempi per inviare armi all’Ucraina sia troppo pubblicizzato all’esterno e diventi argomento di dibattito politico in Parlamento.
Un ottimo motivo affinché le forze che si oppongono al coinvolgimento dell’Italia nella guerra e all’invio di armi in Ucraina si facciano sentire al più presto, fuori, dentro, davanti al Parlamento.
Non è ancora chiaro se il governo si presenterà in aula con un decreto legge o con un emendamento a un provvedimento in conversione.
Per il decreto che consente l’invio delle armi italiane in Ucraina, questa sarebbe la seconda proroga. Il primo disegno di legge per autorizzare l’invio di armi all’Ucraina era stato approvato il 25 febbraio del 2022 ed è stato prorogato di un anno con il decreto del 2 dicembre 2022.
La Meloni alla riunione del G7 in Giappone ha ripetuto come un mantra “il continuo e convinto sostegno del governo italiano in ogni ambito alle autorità ucraine” ma ormai, sia negli Stati Uniti che negli altri paesi della Nato, la scelta di continuare a fornire armi a Kiev non è più scontata e la parola che circola diffusamente è “stanchezza” della guerra in Ucraina.
Anche perché, nonostante i rifornimenti militari della Nato, l’esercito ucraino ha visto fallire la sua offensiva primaverile ed anzi si trova sotto la pressione delle forze armate russe in diversi quadranti. Inoltre dentro il gruppo dirigente di Kiev cominciano a emergere contrasti e contraddizioni significative sulla gestione della guerra.
Non si tratta più di stanchezza, ma di una guerra fallita e sanguinosa alla quale va messa fine, a cominciare dal ritiro dell’Italia dal conflitto.
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