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12/09/2024

Se l’arma del delitto è un Suv e l’omicida è una “balneare”

Vediamo i fatti nella loro brutale oggettività, certificata dalle immagini video riprese da una telecamera di sorveglianza. Quelle, per capirci, che ormai sostituiscono la maggior parte degli altri metodi di indagine su reati e delitti e fanno “la prova regina”.

Un Suv Mercedes investe volontariamente un uomo che cammina sul marciapiede. Sull’intenzionalità non possono esistere dubbi, visto che fa più volte marcia indietro per investirlo nuovamente. Fin quando l’uomo non si muove più. Vedi qui.

A quel punto dal Suv scende una signora che si avvicina all’agonizzante sdraiato per terra, gli toglie la borsa e se ne risale in macchina, facendo tranquillamente manovra e stando attenta a non sbattere contro altre auto.

Le indagini successive diranno che subito dopo la signora è andata al ristorante in cui aveva cenato con degli amici per restituire l’ombrello che si era fatta prestare.

Poi se n’è tornata serenamente a casa.

Detto in modo molto secco: neanche un killer professionista è così gelido e imperturbabile.

Si viene a sapere, subito dopo, che l’uomo è morto. Dunque è omicidio volontario. La signora, rintracciata grazie alla targa dell’auto, racconta solo a quel punto che la borsa le era stata sottratta dall’uomo, che l’aveva minacciata asserendo di avere un coltello (non trovato, sembra).

L’uomo era un marocchino senza fissa dimora, già autore di altri reati di basso profilo (scippi, ecc). Qualunque altro cittadino perbene, “spaventato” da quanto accaduto, avrebbe preso qualcosa per calmarsi, chiamato la polizia, denunciato lo scippo (o rapina, se la minaccia con il coltello era stata reale), descritto l’aggressore, e solo dopo sarebbe tornato a casa.

Invece la signora, saliva in macchina partendo alla caccia dello scippatore. Come “vittima spaventata”, come dire, è un comportamento piuttosto originale...

Si apprende poi che la signora è una “imprenditrice”, anzi addirittura una “balneare”, titolare o contitolare dei Bagni Milano di Viareggio, uno dei più centrali, noti e quindi redditizi della cittadina.

Insomma una di quei pochissimi “fortunati” – poco più di 12.000 in tutto il paese – che hanno fatto fortuna con le “concessioni” pubbliche, ovvero con la privatizzazione di fatto delle spiagge, impedendo di fatto l’accesso alla popolazione non disposta a (o non in grado di) pagare le cifre assurde che vengono richieste per una sdraio e un’ombrellone.

Una di quegli “imprenditori”, insomma, che paga questa “fortuna” appena 8.540 euro l’anno, in media. E i calcoli più prudenziali stimano che questa cifra viene ammortizzata in un solo giorno di attività. La stagione, come noto, è di almeno 120 giorni (dal 1 giugno al 20 settembre)…

I “balneari” tornano ogni anno alle cronache per tutt’altri motivi. Per “colpa” dell’Unione Europea che da decenni pretende che anche l’Italia “metta a gara” le concessioni, in modo da stabilire un “diritto di sfruttamento” non eterno ed ereditabile, fare delle aste e alzare un po’ il prezzo per tanta fortuna (pubblica, ricordiamo).

Conosciamo la risposta di tutti i governi da decenni: la “proroga” delle concessioni in essere, anche a rischio di una procedura di infrazione comunitaria (per altre ingiunzioni, ad esempio il taglio delle pensioni, hanno obbedito sempre prontamente).

Ma non è solo per questo che “i balneari” salgono all’onore delle cronache. Ci arrivano per il “lavoro nero” cui costringono i propri dipendenti, gli stipendi da fame che erogano, qualche problema igienico nei loro ristoranti, l’evasione fiscale pressoché totale e altre amenità consapute.

Gente, insomma, totalmente convinta di poter vivere al di fuori di qualsiasi regola e limite socialmente determinato. Che si ricorda dello Stato solo quando deve evitarlo (nel pagare le tasse e i contributi per i lavoratori), oppure per invocare la polizia quando il loro business è “turbato” da presenze non previste.

Fuorilegge che chiedono la forca per gli altri, insomma.

Con questo “background culturale” la fredda determinazione omicida della signora col Suv appare un po’ meno lunare, più terragna, volgare, ingiustificabile.

L’unica cosa inspiegabile, nella vicenda, non è tanto la presa di posizione della Lega e di atri fascisti da scantinato («La signora Dal Pino non può essere accusata di omicidio volontario», è riuscito a dire il vicesegretario Andrea Crippa, evidentemente ignaro dei fondamentali giuridici italiani), quanto quella della magistratura inquirente.

Che ha deciso di mandarla agli arresti domiciliari, con la sola limitazione del braccialetto elettronico, pur scrivendo che «Potrebbe rifarlo».

Come tanti altri, inorriditi da un “omicidio volontario per futili motivi” (quanti soldi ci potevano essere in quella borsa che probabilmente valeva di più del contenuto?), facciamo notare che se la vittima fosse stata un cane ci sarebbe stato un coro per chiedere l’ergastolo senza processo.

Questo è il livello di “umanità” rintracciabile nell'“imprenditore medio” e nella classe dirigente che ne cura gli interessi. Questo è il termometro che regola la politica interna, le legislazione, le politiche di bilancio, l’abbrutimento sociale...

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