John Henry Browne, l’avvocato difensore del soldato Usa considerato
l’unico responsabile del massacro di Panjwai, ha spiegato che il suo
assistito è un “ragazzo mite” e un “soldato esemplare” che che aveva
riportato danni fisici e mentali nelle sue tre precedenti missioni in
Iraq e nonostante questo era stato costretto a ripartire per il fronte, e
che quindi merita comprensione e clemenza.
Le
dichiarazioni dell’avvocato Browne hanno avuto grande eco mediatica.
Sicuramente più di quelle del deputato afgano Hamizai Lali, portavoce
della commissione parlamentare incaricata di far luce sulla strage di
domenica scorsa, che oggi ha reso pubblico le sue conclusioni: i sedici
civili (nove bambini, tre donne e due uomini) non sono stati uccisi da
un solo soldato, ma da 15-20 militari Usa che hanno agito in due gruppi,
con il supporto di elicotteri.
La commissione era composta dai
parlamentari Hamidzai Lali, Abdul Rahim Ayubi, Shakiba Hashimi, Syed
Mohammad Akhund and Bismillah Afghanmal, tutti rappresentanti della
provincia di Kandahar (dove è avvenuta la strage), da Abdul Latif
Padram, del Badakhshan, da Mirbat Mangal, Khost, e da Muhammad Sarwar
Usmani, di Farah.
Dopo aver passato due giorni sul luogo
dell’eccidio intervistando sopravvissuti, familiari delle vittime e capi
villaggio, il capo delegazione della Wolesi Jirga ha dichiarato Lali
all’agenzia afgana Pajhwok che “le testimonianze raccolte e le
prove esaminate dimostrano che le uccisioni nei due villaggi sono durate
circa un’ora e hanno coinvolto due gruppi di soldati americani, i quali
hanno anche violentato due donne prima di ucciderle”.
Un altro
membro della commissione parlamentare, Shakiba Hashami, ha dichiarato
che le testimonianze concordano anche sulla presenza di elicotteri
militari durante le uccisioni, e che il giorno prima i soldati Usa
avevano subito un attacco in zona minacciando poi vendetta.
Non un
atto di follia individuale, quindi, ma probabilmente un’efferata azione
di rappresaglia a un attacco della guerriglia afgana. Lo stesso
avvocato Browne ha spiegato che, proprio il giorno prima della strage,
il suo assistito e i suoi commilitoni erano rimasti vittima di un
agguato nel quale era rimasto gravemente ferito un soldato: “Un evento
che ha colpito tutti i militari della base”, ha detto il legale.
Panjwai
come Haditha, in Iraq, dove il 19 novembre 2005 dodici soldati Usa
sterminarono ventiquattro civili inermi in rappresaglia a un attacco
talebano.
Fonte.
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