Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

18/03/2012

Strage di Panjwai, opera di 20 soldati Usa

John Henry Browne, l’avvocato difensore del soldato Usa considerato l’unico responsabile del massacro di Panjwai, ha spiegato che il suo assistito è un “ragazzo mite” e un “soldato esemplare” che che aveva riportato danni fisici e mentali nelle sue tre precedenti missioni in Iraq e nonostante questo era stato costretto a ripartire per il fronte, e che quindi merita comprensione e clemenza.
Le dichiarazioni dell’avvocato Browne hanno avuto grande eco mediatica. Sicuramente più di quelle del deputato afgano Hamizai Lali, portavoce della commissione parlamentare incaricata di far luce sulla strage di domenica scorsa, che oggi ha reso pubblico le sue conclusioni: i sedici civili (nove bambini, tre donne e due uomini) non sono stati uccisi da un solo soldato, ma da 15-20 militari Usa che hanno agito in due gruppi, con il supporto di elicotteri.
La commissione era composta dai parlamentari Hamidzai Lali, Abdul Rahim Ayubi, Shakiba Hashimi, Syed Mohammad Akhund and Bismillah Afghanmal, tutti rappresentanti della provincia di Kandahar (dove è avvenuta la strage), da Abdul Latif Padram, del Badakhshan, da Mirbat Mangal, Khost, e da Muhammad Sarwar Usmani, di Farah.
Dopo aver passato due giorni sul luogo dell’eccidio intervistando sopravvissuti, familiari delle vittime e capi villaggio, il capo delegazione della Wolesi Jirga ha dichiarato Lali all’agenzia afgana Pajhwok che “le testimonianze raccolte e le prove esaminate dimostrano che le uccisioni nei due villaggi sono durate circa un’ora e hanno coinvolto due gruppi di soldati americani, i quali hanno anche violentato due donne prima di ucciderle”.
Un altro membro della commissione parlamentare, Shakiba Hashami, ha dichiarato che le testimonianze concordano anche sulla presenza di elicotteri militari durante le uccisioni, e che il giorno prima i soldati Usa avevano subito un attacco in zona minacciando poi vendetta.
Non un atto di follia individuale, quindi, ma probabilmente un’efferata azione di rappresaglia a un attacco della guerriglia afgana. Lo stesso avvocato Browne ha spiegato che, proprio il giorno prima della strage, il suo assistito e i suoi commilitoni erano rimasti vittima di un agguato nel quale era rimasto gravemente ferito un soldato: “Un evento che ha colpito tutti i militari della base”, ha detto il legale.
Panjwai come Haditha, in Iraq, dove il 19 novembre 2005 dodici soldati Usa sterminarono ventiquattro civili inermi in rappresaglia a un attacco talebano.

Fonte.

Nessun commento:

Posta un commento