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20/03/2012

La crisi economica continua e Monti ha salvato l'Italia. Schizofrenia massmediatica?

Di questi tempi si può agevolmente notare, nell’apparato ideologico-massmediatico e accademico al servizio del sistema, un proliferare di pensieri a volte disarticolati e in qualche misura contraddittori, che riportano curiosamente, stando alle apparenze, ai sintomi caratteristici della schizofrenia.

La cosa diventa sufficientemente chiara in relazione ai giudizi, talora contraddittori, e all’atteggiamento, a volte doppio, nei confronti di Mario Monti, della sua figura e dell’azione del suo esecutivo, imposto all’Italia per neutralizzarla, colonizzarla e trasformarla in senso neoliberista.

E’ bene premettere, però, che le (apparenti) contraddizioni in tali giudizi non sono propriamente il segno dell’emergere di una “doppia personalità” di natura schizofrenica, perché, al contrario, andando un po’ di più in profondità nell’analisi, si nota che le contraddizioni apparenti non sono più tali, ma, al contrario, ci rivelano le vere intenzioni di coloro che detengono il potere, controllano la disinformazione sistemica e manovrano l’apparato massmediatico. Vi è la consapevolezza, in costoro e nei loro addetti d’apparato, che la realtà non si può più nascondere con le cortine fumogene create ad arte dagli opinionisti dei grandi quotidiani, dai talk-show televisivi ben pilotati, dai sondaggi manipolati e finalizzati a creare consenso.

Quando le difficoltà economiche, prodotte dalle politiche neoliberiste e nuovo-capitalistiche, rischiano di travolgere interi gruppi sociali, ri-plebeizzandoli rapidamente, come accade oggi in Italia e altrove, le cortine fumogene tendono a dissolversi, rivelando i contorni della dura realtà economica e sociale.

E’ proprio questo esito che il potere vuole evitare, mettendo in campo tutte le sue risorse e continuando a dare un “habitus” adeguato, per dirla con il sociologo francese Pierre Bourdieu, ai dominati, in modo da poter continuare a manipolarli efficacemente per costringendoli a condividere, senza ribellarsi, un nuovo spazio sociale a loro totalmente sfavorevole, e per di più in via di rapida trasformazione.

Da un lato, c’è l’osanna a Monti per aver ridotto con le sue manovre, sostanzialmente antisociali e antinazionali, indifferenti alla sorte di produzioni e consumi in questo paese o addirittura nocive, lo spread del BTP decennale con il Bund tedesco, quale supremo, truffaldino riferimento e strumento di dominio per privatizzare il privatizzabile, riducendo all’impotenza lo stato.

Dall’altro lato, lungi dal nasconderli, si diffondono allarmi – che questa volta hanno una base reale, molto concreta, e sono verificabili nel vissuto quotidiano di molti, secondo i quali si torna rapidamente indietro di decenni, e precisamente di un trentennio, quanto a spesa alimentare delle famiglie, per non parlare poi della situazione generale, e delle prospettive future, riguardanti i consumi interni, i redditi e la fiscalità.

Ciò non accade perché nell’apparato ideologico-massmediatico ed accademico al servizio del sistema c’è una spaccatura che lo rende schizofrenico, preda di una personalità divisa, ad esempio una frattura insanabile, destinata ad emergere con virulenza in situazioni di aperta crisi, fra “keynesiani” che guardano ai redditi, ai consumi, alla domanda, al sociale, e “neoliberisti” che idolatrano il finanziario disinteressandosi del reale.

Al contrario, l’apparato è coeso e sembra godere di ottima salute.

Da Repubblica agli editorialisti del Corriere o dell’Unità, da Ilvo Diamanti a Francesco Giavazzi, dal Gad Lerner dell’Infedele, ma fedelissimo e scodinzolante davanti ai suoi datori di lavoro, al Fabio Fazio delle interviste benevole e pilotate a Monti e alla Fornero, vi è una sostanziale unità d’intenti nell’appoggiare il governo di occupazione del paese e le sue politiche neoliberiste estreme.

Tutto l’apparato, senza eccezioni, serve egregiamente i padroni che lo foraggiano e lo tengono in vita.

Anche se Monti ha bacchettato, di recente ed in pubblico, in occasione di un convegno di Confindustria, l’editorialista del Corsera Giavazzi che ha definito le liberalizzazioni montiane una carta bruciata, ciò non significa che stanno emergendo spaccature rilevanti, dovute a visioni radicalmente differenti, fra i servitori della classe globale dominante, impegnati ai vari livelli della sub-gerarchia, e soprattutto ciò non significa che l’apparato massmediatico, o una parte significativa di esso, tenti d'affrancarsi dagli interessi dei dominanti.

L’apparato non è affatto schizofrenico, pronto a spaccarsi in due, in tre, in quattro, dotato di personalità doppie o multiple (come nelle credenze diffuse che riguardano gli schizofrenici), non è un pericolo per i suoi padroni, ma uno strumento fondamentale per mantenere il controllo sulle masse, per orientarne la vita ed i pensieri, e si mostra in grado di affrontare qualsivoglia situazione con il dovuto opportunismo, una buona dose di cinismo e una totale assenza di etica.

L’apparente contraddizione fra la denuncia dei peggioramenti economico-sociali concreti e l’esaltazione dell’opera di un governo che “rende credibilità internazionale all’Italia” e riduce lo spead con il bund, sembra inevitabile, perché certe cose, che entrano nel vissuto quotidiano dei più e incidono nella carne viva della popolazione, non si possono più nascondere, e quindi devono essere trattate.

Allora si deve correre ai ripari confondendo le idee alla popolazione, denunciando i rapidi peggioramenti in termini di occupazione, reddito, consumi (l’Italia torna indietro di trenta anni buoni, crolla la spesa), ma, nel contempo, esaltando quello stesso esecutivo la cui azione fa crollare occupazione, redditi, consumi.

Tempo fa ho pubblicato in Pauperclass un articolo a tal fine rivelatore del sociologo di regime Ilvo Diamanti che scrive per Repubblica, in cui lo stesso, basandosi su sondaggi della Demos con la quale è intortato giustificava abilmente la palese contraddizione, emersa dai sondaggi effettuati, secondo la quale il 56% degli intervistati approvava le proteste contro il governo Monti, ma il 58% degli stessi approvava l’operato di Monti!

In questi giorni, oltre a rilevare la crescita del gradimento di Monti, in quanto tale, a fronte della modesta performance di alcuni suoi ministri (Passera, Fornero), giornalisti e sondaggisti orientano il consenso di massa rivelando che se Monti si presentasse alle prossime (per ora ancora ipotetiche) elezioni politiche con una propria lista, avrebbe la maggioranza relativa dei voti, circa il 24%, ma gli stessi devono ammettere che la maggioranza assoluta degli italiani, circa il 60%, non gradisce la controriforma del mercato del lavoro, che è uno dei compiti principali assegnato dai dominanti globali al loro “impiegato di concetto” Mario Monti.

Basso gradimento dei ministri del governo Monti e consenso stellare per Monti possono coesistere benissimo, nel mondo manipolatorio massmediatico, critica alle politiche dell’esecutivo Monti e apprezzamento per la figura e l’opera dello stesso possono essere contestuali, così come è naturale, sempre per gli addetti alla controinformazione sistemica, che l’Italia torna indietro di trenta anni per quanto riguarda i consumi alimentari (fra i quali quelli di generi di prima necessità), ma ormai è stata messa in salvo perché si è ridotto il differenziale con i titoli del debito pubblico tedesco (nonché il tasso d’interesse dei BTP), e Monti è molto considerato ed ascoltato in Europa.

Non si è nascosto che la maggioranza degli interpellati ha manifestato simpatia per le proteste scatenate dalle controriforme montiane (la Sicilia dei Foconi e di Forza d’Urto, ad esempio), oppure che non gradisce la riduzione secca dei diritti dei lavoratori, privati della difesa dell’art. 18 dello Statuto del 1970, ma, nel contempo, si esalta capziosamente la figura di Monti, attribuendole un vasto gradimento di massa, anzi, contribuendo in modo sostanziale a costruire intorno a lui un ampio consenso, artificiale, piuttosto confuso, per non dire furbescamente estorto.

Così si cerca di imporre la “doxa” sistemica, contribuendo a flessibilizzare e manipolare i subordinati perché si adattino a vivere negli spazi sociali neocapitalistici (ricordiamoci ancora una volta dell’”habitus” di Bourdieu), e questa volta si fa non negando una realtà che non può più essere negata, alla quale si dà qualche risalto, ma in modo equivoco e finalizzato a creare quel disorientamento necessario per generare consenso intorno al sistema, o almeno per ridurre al minimo i rischi di dissenso, antagonismo, rivolta, ed infine, per stendere una nuova cortina fumogena sulle grandi questioni politiche e sociali.

Questo modo di procedere, con varianti e personalizzazioni da parte degli addetti di sistema che tendono “a confondere le acque”, a non far capire quando non si può più nascondere, è molto più comune di quanto si può credere all’interno dell’apparato ideologico-massmediatico ed accademico.

Perciò, è vero che c’è una crisi (destinata a diventare crisi senza precedenti) che riporta indietro gli orologi della storia, quanto a lavoro, diritti, produzione e consumi (tutte cose concrete), ma finalmente c’è un governo, definito autorevole, che consente di riacquisire “credibilità” a livello internazionale (niente più pagliacciate berlusconiane durante i summit fra governanti, niente cucù alla Merkel), di avere un buon potere contrattuale nei confronti degli altri paesi (nonostante il caso dei marò in India o il blitz degli inglesi in Nigeria), e di ridurre i differenziali finanziari con la Germania (cose non troppo concrete, arbitrarie quanto i mercati, fumose ma efficaci mistificazioni del potere).

Lo stesso governo che contribuisce con le sue politiche recessive ad alimentare la crisi economica e sociale in atto, che presto si aggraverà ancor di più superando limiti di impoverimento che soltanto ieri si credevano invalicabili, è quello che “salva” l’Italia, come dichiarano ai quattro venti giornalisti, intellettuali ed altri valletti, e moltissimi, non dotati di sufficiente coscienza critica e di buoni strumenti culturali per affrontare la situazione, si convinceranno che non ci sono alternative a Mario Monti, all’euro, alla UE, alla dominazione neocapitalistica (in una, T.I.N.A.), oppure ne usciranno ancora più confusi, talmente confusi che non vedranno da dove gli arrivano i colpi (da Monti e dalla classe globale finanziaria che lo manovra?).

Altro che atteggiamento ipocrita della grande stampa, altro che contraddizioni da schizofrenico che si manifestano in situazioni difficili come le attuali, altro che “pluralità dell’informazione” che consente opinioni diverse, si tratta soltanto di un affinamento della disinformazione massmediatica al servizio (sempre e soltanto) del sistema!

Fonte.

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