Di questi tempi si può agevolmente notare, nell’apparato
ideologico-massmediatico e accademico al servizio del sistema, un
proliferare di pensieri a volte disarticolati e in qualche misura contraddittori, che riportano curiosamente, stando alle apparenze, ai
sintomi caratteristici della schizofrenia.
La cosa diventa sufficientemente chiara in relazione ai giudizi, talora contraddittori, e all’atteggiamento, a volte doppio, nei confronti di
Mario Monti, della sua figura e dell’azione del suo esecutivo, imposto
all’Italia per neutralizzarla, colonizzarla e trasformarla in senso
neoliberista.
E’ bene premettere, però, che le (apparenti) contraddizioni in tali
giudizi non sono propriamente il segno dell’emergere di una “doppia
personalità” di natura schizofrenica, perché, al contrario, andando un
po’ di più in profondità nell’analisi, si nota che le contraddizioni
apparenti non sono più tali, ma, al contrario, ci rivelano le vere
intenzioni di coloro che detengono il potere, controllano la
disinformazione sistemica e manovrano l’apparato massmediatico.
Vi è la consapevolezza, in costoro e nei loro addetti d’apparato, che la
realtà non si può più nascondere con le cortine fumogene create ad arte
dagli opinionisti dei grandi quotidiani, dai talk-show televisivi ben
pilotati, dai sondaggi manipolati e finalizzati a creare consenso.
Quando le difficoltà economiche, prodotte dalle politiche neoliberiste e
nuovo-capitalistiche, rischiano di travolgere interi gruppi sociali,
ri-plebeizzandoli rapidamente, come accade oggi in Italia e altrove, le
cortine fumogene tendono a dissolversi, rivelando i contorni della dura
realtà economica e sociale.
E’ proprio questo esito che il potere vuole evitare, mettendo in campo
tutte le sue risorse e continuando a dare un “habitus” adeguato, per
dirla con il sociologo francese Pierre Bourdieu, ai dominati, in modo da
poter continuare a manipolarli efficacemente per costringendoli a
condividere, senza ribellarsi, un nuovo spazio sociale a loro totalmente
sfavorevole, e per di più in via di rapida trasformazione.
Da un lato, c’è l’osanna a Monti per aver ridotto con le sue manovre,
sostanzialmente antisociali e antinazionali, indifferenti alla sorte di
produzioni e consumi in questo paese o addirittura nocive, lo spread del
BTP decennale con il Bund tedesco, quale supremo, truffaldino
riferimento e strumento di dominio per privatizzare il privatizzabile,
riducendo all’impotenza lo stato.
Dall’altro lato, lungi dal nasconderli, si diffondono allarmi – che
questa volta hanno una base reale, molto concreta, e sono verificabili
nel vissuto quotidiano di molti, secondo i quali si torna rapidamente
indietro di decenni, e precisamente di un trentennio, quanto a spesa
alimentare delle famiglie, per non parlare poi della situazione
generale, e delle prospettive future, riguardanti i consumi interni, i
redditi e la fiscalità.
Ciò non accade perché nell’apparato ideologico-massmediatico ed
accademico al servizio del sistema c’è una spaccatura che lo rende
schizofrenico, preda di una personalità divisa, ad esempio una frattura
insanabile, destinata ad emergere con virulenza in situazioni di aperta
crisi, fra “keynesiani” che guardano ai redditi, ai consumi, alla
domanda, al sociale, e “neoliberisti” che idolatrano il finanziario
disinteressandosi del reale.
Al contrario, l’apparato è coeso e sembra godere di ottima salute.
Da Repubblica agli editorialisti del Corriere o dell’Unità, da Ilvo
Diamanti a Francesco Giavazzi, dal Gad Lerner dell’Infedele, ma
fedelissimo e scodinzolante davanti ai suoi datori di lavoro, al Fabio
Fazio delle interviste benevole e pilotate a Monti e alla Fornero, vi è
una sostanziale unità d’intenti nell’appoggiare il governo di
occupazione del paese e le sue politiche neoliberiste estreme.
Tutto l’apparato, senza eccezioni, serve egregiamente i padroni che lo foraggiano e lo tengono in vita.
Anche se Monti ha bacchettato, di recente ed in pubblico, in occasione
di un convegno di Confindustria, l’editorialista del Corsera Giavazzi
che ha definito le liberalizzazioni montiane una carta bruciata, ciò non
significa che stanno emergendo spaccature rilevanti, dovute a visioni
radicalmente differenti, fra i servitori della classe globale dominante,
impegnati ai vari livelli della sub-gerarchia, e soprattutto ciò non
significa che l’apparato massmediatico, o una parte significativa di
esso, tenti d'affrancarsi dagli interessi dei dominanti.
L’apparato non è affatto schizofrenico, pronto a spaccarsi in due, in
tre, in quattro, dotato di personalità doppie o multiple (come nelle
credenze diffuse che riguardano gli schizofrenici), non è un pericolo
per i suoi padroni, ma uno strumento fondamentale per mantenere il
controllo sulle masse, per orientarne la vita ed i pensieri, e si mostra
in grado di affrontare qualsivoglia situazione con il dovuto
opportunismo, una buona dose di cinismo e una totale assenza di etica.
L’apparente contraddizione fra la denuncia dei peggioramenti
economico-sociali concreti e l’esaltazione dell’opera di un governo che
“rende credibilità internazionale all’Italia” e riduce lo spead con il
bund, sembra inevitabile, perché certe cose, che entrano nel vissuto
quotidiano dei più e incidono nella carne viva della popolazione, non si
possono più nascondere, e quindi devono essere trattate.
Allora si deve correre ai ripari confondendo le idee alla popolazione,
denunciando i rapidi peggioramenti in termini di occupazione, reddito,
consumi (l’Italia torna indietro di trenta anni buoni, crolla la spesa),
ma, nel contempo, esaltando quello stesso esecutivo la cui azione fa
crollare occupazione, redditi, consumi.
Tempo fa ho pubblicato in Pauperclass un articolo a tal fine rivelatore
del sociologo di regime Ilvo Diamanti che scrive per Repubblica, in cui
lo stesso, basandosi su sondaggi della Demos con la quale è intortato
giustificava abilmente la palese contraddizione, emersa dai sondaggi
effettuati, secondo la quale il 56% degli intervistati approvava le
proteste contro il governo Monti, ma il 58% degli stessi approvava
l’operato di Monti!
In questi giorni, oltre a rilevare la crescita del gradimento di Monti,
in quanto tale, a fronte della modesta performance di alcuni suoi
ministri (Passera, Fornero), giornalisti e sondaggisti orientano il
consenso di massa rivelando che se Monti si presentasse alle prossime
(per ora ancora ipotetiche) elezioni politiche con una propria lista,
avrebbe la maggioranza relativa dei voti, circa il 24%, ma gli stessi
devono ammettere che la maggioranza assoluta degli italiani, circa il
60%, non gradisce la controriforma del mercato del lavoro, che è uno dei
compiti principali assegnato dai dominanti globali al loro “impiegato
di concetto” Mario Monti.
Basso gradimento dei ministri del governo Monti e consenso stellare per
Monti possono coesistere benissimo, nel mondo manipolatorio
massmediatico, critica alle politiche dell’esecutivo Monti e
apprezzamento per la figura e l’opera dello stesso possono essere
contestuali, così come è naturale, sempre per gli addetti alla
controinformazione sistemica, che l’Italia torna indietro di trenta anni
per quanto riguarda i consumi alimentari (fra i quali quelli di generi
di prima necessità), ma ormai è stata messa in salvo perché si è ridotto
il differenziale con i titoli del debito pubblico tedesco (nonché il
tasso d’interesse dei BTP), e Monti è molto considerato ed ascoltato in
Europa.
Non si è nascosto che la maggioranza degli interpellati ha manifestato
simpatia per le proteste scatenate dalle controriforme montiane (la
Sicilia dei Foconi e di Forza d’Urto, ad esempio), oppure che non
gradisce la riduzione secca dei diritti dei lavoratori, privati della
difesa dell’art. 18 dello Statuto del 1970, ma, nel contempo, si esalta
capziosamente la figura di Monti, attribuendole un vasto gradimento di
massa, anzi, contribuendo in modo sostanziale a costruire intorno a lui
un ampio consenso, artificiale, piuttosto confuso, per non dire
furbescamente estorto.
Così si cerca di imporre la “doxa” sistemica, contribuendo a
flessibilizzare e manipolare i subordinati perché si adattino a vivere
negli spazi sociali neocapitalistici (ricordiamoci ancora una volta
dell’”habitus” di Bourdieu), e questa volta si fa non negando una realtà
che non può più essere negata, alla quale si dà qualche risalto, ma in
modo equivoco e finalizzato a creare quel disorientamento necessario per
generare consenso intorno al sistema, o almeno per ridurre al minimo i
rischi di dissenso, antagonismo, rivolta, ed infine, per stendere una
nuova cortina fumogena sulle grandi questioni politiche e sociali.
Questo modo di procedere, con varianti e personalizzazioni da parte
degli addetti di sistema che tendono “a confondere le acque”, a non far
capire quando non si può più nascondere, è molto più comune di quanto si
può credere all’interno dell’apparato ideologico-massmediatico ed
accademico.
Perciò, è vero che c’è una crisi (destinata a diventare crisi senza
precedenti) che riporta indietro gli orologi della storia, quanto a
lavoro, diritti, produzione e consumi (tutte cose concrete), ma
finalmente c’è un governo, definito autorevole, che consente di
riacquisire “credibilità” a livello internazionale (niente più
pagliacciate berlusconiane durante i summit fra governanti, niente cucù
alla Merkel), di avere un buon potere contrattuale nei confronti degli
altri paesi (nonostante il caso dei marò in India o il blitz degli
inglesi in Nigeria), e di ridurre i differenziali finanziari con la
Germania (cose non troppo concrete, arbitrarie quanto i mercati, fumose
ma efficaci mistificazioni del potere).
Lo stesso governo che contribuisce con le sue politiche recessive ad
alimentare la crisi economica e sociale in atto, che presto si aggraverà
ancor di più superando limiti di impoverimento che soltanto ieri si
credevano invalicabili, è quello che “salva” l’Italia, come dichiarano
ai quattro venti giornalisti, intellettuali ed altri valletti, e
moltissimi, non dotati di sufficiente coscienza critica e di buoni
strumenti culturali per affrontare la situazione, si convinceranno che
non ci sono alternative a Mario Monti, all’euro, alla UE, alla
dominazione neocapitalistica (in una, T.I.N.A.), oppure ne usciranno
ancora più confusi, talmente confusi che non vedranno da dove gli
arrivano i colpi (da Monti e dalla classe globale finanziaria che lo
manovra?).
Altro che atteggiamento ipocrita della grande stampa, altro che
contraddizioni da schizofrenico che si manifestano in situazioni
difficili come le attuali, altro che “pluralità dell’informazione” che
consente opinioni diverse, si tratta soltanto di un affinamento della
disinformazione massmediatica al servizio (sempre e soltanto) del
sistema!
Fonte.
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