Nel
progetto di accordo, per la cronaca “Restano nulli i licenziamenti
discriminatori per tutti i lavoratori, viene previsto solo l'indennizzo
(da 15 a 27 mensilità) per i licenziamenti per motivi economici (o
ragioni oggettive), mentre per i licenziamenti disciplinari (o ragioni
soggettive) la scelta tra l'indennizzo o il reintegro spetterà al
giudice.” (tratto dal Sole 24 ore online).
Devo
ripetermi e ricordare a tutti che l'Art. 18 non ha mai previsto il
reintegro del lavoratore licenziato giustamente dal datore di lavoro, ma
quella del lavoratore licenziato ingiustamente.
Se
un soggetto ruba in azienda o arriva tutti i giorni con 30 minuti di
ritardo, il datore può procedere al licenziamento e l'art. 18 non può
farci assolutamente nulla perché non è applicabile a questi casi. Allo
stesso modo l'azienda che versi in condizioni di dissesto o che più
semplicemente perda una commessa o che desideri ristrutturare un settore
produttivo può licenziare legittimamente senza avere alcun tipo di
problema dall'art. 18 perché anche in quel caso il licenziamento sarebbe
legittimo.
Toccare l'art. 18, dunque, significa
dare la possibilità al datore di lavoro di licenziare “ingiustamente” un
lavoratore e cioè di licenziarlo senza un reale motivo o per motivi
diversi da quelli addotti. Ed in qualunque parte si apra la falla della
praticabilità del licenziamento illegittimo, si fa affondare tutta la
barca perché è evidente che tutti i licenziamenti da quel momento in poi
avranno quella motivazione.
Per capirci, se i
licenziamenti discriminatori restano nulli e quelli disciplinari possono
essere annullati dal giudice mentre quelli per motivi economici
sicuramente non avranno come conseguenza il reintegro ma solo un
risarcimento del danno (da 15 a 27 mensilità), è del tutto evidente che
da domani i datori di lavoro licenzieranno solo per motivi economici
anche quando l'allontanamento del lavoratore sia dovuto, in realtà, ad
altre ragioni. Se un mio dipendente ruba in azienda in teoria potrei
licenziarlo per motivi disciplinari ma in quel caso dovrei accertare il
fatto ed essere sicuro di quello che sto contestando perché nel caso in
cui non sia in grado di dimostrare il furto, il Giudice potrebbe
reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro. Per questo non lo
licenzierò per motivi disciplinari ma per motivi economici soprattutto
perché se dovesse emergere che questi motivi economici in realtà non
esistono, comunque il lavoratore non avrebbe diritto al reintegro ma
solo ad una somma di denaro.
Pensiamo, poi, al
caso molto più inquietante in cui il lavoratore non rubi, non faccia
niente di illegittimo ma, semplicemente, sia iscritto ad un sindacato
troppo combattivo o, ancora più banalmente, che controlli accuratamente
che le lavorazioni siano svolte nel rispetto della salute e della
sicurezza dei lavoratori. Anche in quel caso il datore potrebbe “pagare”
l'ingiustizia consistente nel licenziamento illegittimo intimando il
recesso per motivi economici.
In buona sentenza viene codificato il diritto dei datori di lavoro di commettere un ingiustizia pagando in denaro.
I
ministri tecnici di questo governo ed i sindacalisti datoriali (per
lavoro o per vocazione) provano da giorni ad attenuare l'idiozia di
questa norma sbandierando l'enorme vantaggio che la stessa
rappresenterebbe per i lavoratori dipendenti delle aziende sotto i 15
dipendenti ai quali sino ad oggi l'articolo 18 non si applicava e che da
domani, nella nuova formulazione, si applicherebbe.
Ebbene
sia chiaro che questa estensione del nuovo (e come visto inutile)
articolo 18 alle aziende che occupino alle loro dipendenze meno di 15
dipendenti, non rappresenta un miglioramento ma un ulteriore
peggioramento del quadro normativo. Pensate alla salumeria “da Dino” che
si trova sotto casa vostra e che nonostante la crisi assume alle sue
dipendenze un lavoratore o a vostra nonna che assume una badante. Ebbene
se il malcapitato titolare della ditta o la vostra ava incorresse nella
sventura di intimare in maniera irregolare il licenziamento per motivi
economici si potrebbe trovare a dover pagare una somma pari a 27
mensilità esattamente come nel caso in cui tale condotta fosse posta in
essere dalla Fiat o dalla Microsoft. Siamo o non siamo alla follia?
Senza pensare alla circostanza a dir poco certa per la quale le piccole
aziende si guarderanno bene, in futuro, dall'assumere lavoratori a tempo
indeterminato per i rischi enormi in cui potrebbero incorrere.
La sensazione è che questa riforma sia stata redatta tirando dei dadi o estraendo delle parole a caso da un sacco.
Tutto
questo, si faccia attenzione, in un contesto in cui si è legittimata la
contrattazione decentrata come unica in grado di definire i diritti dei
lavoratori e la si è legittimata anche nel caso in cui a realizzarla
siano sindacati maggiormente rappresentativi non sul piano nazionale ma
sul piano locale intendendosi come tale quel territorio in cui si svolge
l'attività lavorativa.
E' abbastanza semplice
capire come lo sbocco del combinato disposto di tutte queste novità, di
questo terremoto che sta devastando il diritto del lavoro, sia la
scomparsa del sindacato come lo abbiamo conosciuto e la costruzione di
piccoli sindacati territoriali ai quali i lavoratori saranno costretti
ad iscriversi sotto la minaccia dei licenziamenti che, a questo punto,
sono sempre legittimi anche quando illegittimi e che non potranno che
abdicare a quel ruolo di controllo, di difesa, di tutela delle
condizioni dei lavoratori.
Per finire, una
riflessione sul principio che governa questa riforma. Introducendo il
meccanismo secondo il quale con il denaro si può acquisire il diritto
di commettere un'ingiustizia, si rivoluziona per sempre ed
irreversibilmente un valore fondante della nostra Costituzione e, ancor
prima, della nostra civiltà. Si stupra il valore del lavoro, la sua
funzione sociale, il suo significato principale, il suo scopo di
realizzazione della personalità dell'individuo. Nessuno prima aveva mai
osato tanto.
Siamo di fronte ad una svolta
epocale, ad una controriforma che archivia per sempre le lotte operaie, i
movimenti civili, le regole della convivenza civile che con tanta
fatica abbiamo costruito in tanti anni. Forse ancora non riuscite a
vederlo ma l'art. 1 della nostra Costituzione ora si può leggere così:
“L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro o su una somma
che varia da 15 a 27 mensilità”.
Un ottimo articolo (cui mi sono preso la libertà di limare la forma senza intaccare minimamente il suo contenuto) che descrive doviziosamente lo sfascio che prossimamente saremo obbligati a subire per fare contento quel che resta del grande capitale privato italiano.
Fortuna che per tanta gente disinformata quello attuale è il miglior governo degli ultimi 30 anni almeno...
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