Come la Romania
e il Vietnam. Per gli Usa, il Vaticano è un paese “vulnerabile al
riciclaggio di denaro”. Una decisione storica, quella presa dal
Dipartimento di Stato americano, e che sicuramente farà discutere
parecchio. In sostanza, nel rapporto annuale sulla strategia per il
controllo del narcotraffico (l’International narcotics control
strategy), la Santa Sede risulta essere nella categoria dei paesi con
‘giurisdizioni preoccupanti’. In questa poco nobile lista, oltre al
Vaticano, compaiono anche Albania, Repubblica Ceca, Egitto, Corea del
Sud, Malaysia, Vietnam e Yemen. Certo, non è ancora lista nera, quella
bollata come ‘estremo allarme’ (Afghanistan, Australia, Brasile, Isole
Cayman, Cina, Giappone, Russia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Uruguay e
Zimbawe), ma poco ci manca.
La vicenda riporta alla memoria casi
di cronaca che fecero scalpore, come quello del ‘banchiere di Dio’,
Roberto Calvi, oltre alle riprovate commistioni tra le cupole mafiose e
il cupolone di San Pietro: la corte di Assise di Roma, il 7 maggio 2010,
assolvendo gli imputati per l’omicidio Calvi, scrisse, comunque, che
“Cosa Nostra impiegava il Banco Ambrosiano e lo Ior come tramite per
massicce operazioni di riciclaggio”. A nulla sono servite le varie
rogatorie e le richieste di visionare atti e documenti riservati da
parte degli investigatori italiane. Oltretevere le bocche sono tutte
cucite e di soldi, almeno in pubblico, proprio non si parla mai. Il
mondo politico, dal canto suo, non ha mai forzato la mano: la paura di
creare un caso diplomatico con la Santa Sede è sempre fortissima, meglio
evitare le rogne e far finta di niente. Ma non è tutto, dopo che
Benedetto XVI dettò nuove norme contro il riciclaggio di denaro in
Vaticano, in vigore dall’aprile scorso, gli ambienti intorno allo Ior
hanno cominciato a tremare, in un fitto sottobosco di trame tutto
interno alla curia romana, senza che nessuno dall’esterno possa andare a
ficcarci il naso.
“Il Vaticano – spiega un funzionario del
Dipartimento di Stato – ha varato nel 2011, per la prima volta, un
programma anti-riciclaggio, ma occorrerà un anno per capire quanto sia
efficace”. Resta ancora da capire come uno Stato la cui popolazione non
arriva ai mille abitanti possa essere diventato una ‘lavatrice’ di soldi
sporchi, e, soprattutto, dov’è e dove va a finire tutto questo denaro
che, a quanto sostengono gli Usa, circola in misura preoccupante.
Fonte.
Strano che gli americani se ne escano con sti discorsi, evidentemente la finanza vaticana non è più accondiscendente nei confronti delle loro merdate come ai tempi dei contras e di solidarnosc.
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