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21/03/2012

L’attacco all’Iran non ci sarà

Israele non attaccherà l’Iran. Punto.
Gli Stati Uniti non attaccheranno l’Iran. Punto.
Gli Stati Uniti non attaccheranno. Né quest’anno, né nei prossimi anni. Per una ragione molto più importante di considerazioni elettorali o limiti militari. Gli Stati Uniti non attaccheranno perché un attacco provocherebbe un disastro nazionale per loro e un disastro drammatico per il mondo intero.
“Se volete capire la politica di un Paese date un’occhiate alla mappa” diceva Napoleone. Pochi minuti dopo il lancio di un attacco l’Iran chiuderebbe lo Stretto di Hormuz, da cui passa quasi tutto il petrolio esportato dall’Arabia Saudita, dagli Emirati Arabi, dal Kuwait, dal Qatar, dal Bahrain, dall’Iraq e dall’Iran -il 40% del petrolio trasportato per mare nel mondo passa per lo stretto. Pochi minuti dopo, il prezzo del petrolio aumenterebbe, di due, tre o quattro volte, e l’economia degli USA e quella globale collasserebbero.
Queste sciocchezzuole non passano neanche per la testa a generali, commentatori militari e altri tipi saggi che guardano al mondo attraverso gli stretti paraocchi della “sicurezza”.
Chiudere lo Stretto sarebbe la più facile delle operazioni militari. Pochi missili, lanciati dal mare o da terra, lo farebbero. Per riaprirlo non sarebbe sufficiente mandare le potenti portaerei della flotta USA a esibirsi in crociera. Gli Stati Uniti dovrebbero conquistare gran parte dell’Iran in modo da mettere lo Stretto fuori dalla gittata dei missili iraniani. L’Iran è più grande di Germania, Francia, Spagna e Italia messe insieme. Sarebbe una guerra lunga, qualcosa delle dimensioni della Guerra del Vietnam.
Per l’Iran non c’è differenza tra un attacco israeliano e un attacco americano. Sarebbero trattati allo stesso modo. In entrambi i casi, le conseguenze sarebbero il blocco dello Stretto e una guerra su larga scala.
Tutto questo per gli Stati Uniti è più che sufficiente per non attaccare e per proibire a Israele di attaccare.
Sono 56 anni che Israele non va in guerra senza avvisare gli Americani e ottenere il loro consenso. Quando Israele lo fece, nel 1956, il Presidente Eisenhower gli tolse tutti i territori conquistati, fino all’ultimo millimetro. Prima della Guerra dei Sei Giorni e all’epoca della Prima Guerra del Libano, il governo d’Israele mandò inviati speciali a Washington per assicurarsi un consenso inequivocabile. Se stavolta attaccasse contro la volontà degli Americani, chi rifornirebbe gli arsenali delle IDF [Israeli defense forces, l’esercito israeliano, n.d.t.]? Chi proteggerebbe le città d’Israele, che sarebbero esposte a molte decine di migliaia di missili dall’Iran e dai Paesi vicini? Per non citare l’ondata di anti-semitismo di cui ci si potrebbe aspettare l’arrivo una volta che l’opinione pubblica americana scoprisse che è stato Israele, e Israele da solo, a far piombare  su di loro un disastro nazionale.
La pressione diplomatica ed economica americana potrebbe essere sufficiente a fermare il galoppo degli ayatollah verso la Bomba. Ha funzionato per la Libia di Gheddafi e ora sta succedendo nella Corea del Nord di ​​Kim. I Persiani sono una nazione di mercanti, e sarebbe possibile formulare un accordo che loro potrebbero trovare conveniente.
Tutto questo è complicato perché alcuni anni fa i Neo-Conservatori a Washington si sono messi a fare  chiacchiere da bar su quanto sia facile occupare l’Iran -cosa che ha sicuramente convinto gli Iraniani che avrebbero dovuto procurarsi l’arma di estrema deterrenza. Cosa avreste fatto al loro posto? O piuttosto, cosa abbiamo fatto noi in pratica (stando ai report di politica internazionale ecc.) quando ci siamo trovati nella loro posizione?
Quindi cosa succederà? Se non si raggiungerà un accordo, l’Iran svilupperà armi nucleari. Non è la fine del mondo. Come hanno spiegato alcuni dei nostri più coraggiosi responsabili per la sicurezza, questa non è una minaccia esistenziale. Vivremo in una situazione di equilibrio del terrore. Come l’America e la Russia durante la Guerra Fredda. Come l’India e il Pakistan oggi. Non piacevole, ma neanche troppo terribile.
L’Iran non attacca altri Paesi da migliaia di anni. Ahmadinejad parla come un volgare demagogo, ma l’attuale leadership iraniana in realtà si muove in modo molto cauto. Israele non minaccia alcun interesse iraniano. Un suicidio nazionale congiunto non è un’opzione.
Il Ministro dell’Educazione Gideon Sa’ar si è vantato, a giusta ragione, che Netanyahu è riuscito a spostare l’attenzione del mondo intero dai Palestinesi al problema iraniano. Un successo fantastico, in effetti. Obama in pratica gli ha detto: OK, vai e gioca con gli insediamenti quanto vuoi, ma per favore lascia l’Iran agli adulti.

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