Regione Lombardia, Bari, Firenze, Bologna e la vicenda Lusi. E' solo
l'elenco delle inchieste della magistratura, che riguardano partiti del
centrodestra e del centrosinistra, su fatti di corruzione. E ci
fermiamo alla cronaca di inizio anno. Siamo di fronte ad una nuova
tangentopoli?
Per rispondere, prima di tutto ci si deve trovare sul
termine. Per tangentopoli si intende una ondata di inchieste della
magistratura, sostenuta dai media, che spazza via le pratiche di
finanziamento, e di arricchimento personale, legate a buona parte delle
formazioni politiche presenti in parlamento. Questo convergere di
inchieste ha come conseguenza l'azzeramento dei vertici dei partiti
indagati. Che vengono chiamati in causa durante le inchieste e messi a
processo.
E' quello che è accaduto tra il '92 e il '93 provocando la
scomparsa della maggior parte delle formazioni politiche presenti
allora sulla scena. L'ondata di inchieste di oggi al momento chiama
piuttosto in causa diversi partiti (dal Pd al Pdl fino alla Lega) senza
coinvolgere i loro vertici. L'inchiesta Penati, numero due del Pd fino
all'esplodere dello scandalo Sesto, non ha toccato Bersani mentre la
serie di indagini che coinvolgono il consiglio regionale lombardo non
ha coinvolto direttamente Formigoni (che è un tassello strategico del
Pdl). Di qui si comprende come l'ondata di inchieste tocchi un livello
della politica, e di pratiche sistematiche di raccolta fondi, di
interesse nazionale senza arrivare al piano più alto. Se si arriverà a
questo allora potremo parlare di una nuova tangentopoli. Allo stesso
tempo la prescrizione a Berlusconi per il processo Mills e, ancor più,
l'annullamento in cassazione della sentenza Dell'Utri mostrano un
livello di resistenza alle inchieste che non è solo del Pdl. Tanto che i
partiti al governo fanno uscire quasi quotidianamente bozze di intesa,
sulla base delle quali legiferare, dove si parla di separazione delle
carriere dei magistrati in modo tale da depotenziare l'azione
giudiziaria (circola anche la bozza di intesa sull'abolizione del reato
di concussione, utilissimo per Berlusconi nel processo Ruby).
Rispetto al biennio '92-'93 non abbiamo quindi una magistratura che
sostanzialmente assalta dei partiti ormai decotti ma un conflitto con
punti di scontro, di resistenza e di contrattacco. La stessa
magistratura non ha l'efficienza di un ventennio fa. Il quadro
normativo, e il graduale impoverimento delle risorse, l'hanno indebolita
e la legge sulle prescrizioni è solo un esempio.
Ma perché la magistratura o meglio, una sua parte significativa, agisce in questo modo?
Non dobbiamo dimenticare che la magistratura è una corporazione, che ha
il monopolio dell'azione giudiziaria (monopolio e corporazione sono
sinonimi), con una funzione sistemica. Fa valere il proprio potere di
monopolio nel momento in cui si sente minacciata, o libera da vincoli
verso i partiti o altre corporazioni, e in questo fa pesare il proprio
ruolo sistemico. Il che significa che fa valere il proprio potere di
regolazione del potere degli altri partiti. E non lo fa in modo cieco.
In qualche modo guarda sempre, lo si capisce dalle sentenze come dalle
dichiarazioni pubbliche dei magistrati, ad un nuovo scenario. In materia
sono da considerare le dichiarazioni pubbliche del procuratore
generale di Caltanissetta Roberto Scarpinato, noto per aver messo sotto
processo Andreotti e l'ex alto grado dei servizi segreti Bruno
Contrada.
Scarpinato in qualche modo rivede le tesi della prima
tangentopoli, legate a un processo di moralizzazione della vita
pubblica e al ribasso del costo degli appalti togliendo il prezzo della
corruzione, riprendendole e affinandole.
Scarpinato sostiene
infatti più esplicitamente, e in modo aggiornato, che in Italia come in
Grecia (si noti il riferimento) la libera concorrenza è messa in
pericolo dai fenomeni di corruzione diffusa. Insomma, il paradigma
liberista delle concorrenza perfetta diviene lo strumento di
legittimazione, non solo simbolica, dell'azione della magistratura.
Ecco quindi che una corporazione, lo si scrive in senso clinico, nel
momento in cui agisce per riprodursi opera una funzione sistemica,
regolando i partiti, trovando un dispositivo complessivo di
legittimazione guardando direttamente, e per certi versi
inevitabilmente, a una concezione liberista della società.
Se
l'ondata di inchieste in corso inciderà sui livelli alti dei partiti e
sulla loro forma organizzativa, come accaduto vent'anni fa, si tratta
di capire quindi quanto servirà per ristrutturare le forze politiche in
senso compiutamente liberista. Non si pensi infatti che i partiti, pur
professando quasi tutti l'ideologia liberista, siano perfettamente
compatibili con le nuove ondate di "liberalizzazioni" a venire. Al
contrario, l'esempio greco ci insegna come Ue-Fmi-Bce intendano
sradicare quanto possibile i partiti nazionali dalla pratica della
accumulazione informale delle risorse. Per drenarle sul "mercato" e per
subordinare definitivamente i partiti alle corporation. Perché i
partiti ancora oggi fanno valere un potere di interdizione sulle
aziende, che desiderano non avere vincoli, che si materializza in
tangenti. In Italia come in Grecia.
Al di là del folklore sulle
tangenti, e del rito collettivo dell'esecrazione del ladro, per i
movimenti capire l'efficacia o meno del comportamento della
magistratura italiana è comprendere il tipo di forma
economico-giuridica che può prendere la politica istituzionale in
Italia nel prossimo futuro.
Fonte.
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