Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

18/03/2012

La nuova tangentopoli che i movimenti devono capire

Regione Lombardia, Bari, Firenze, Bologna e la vicenda Lusi.  E' solo l'elenco delle inchieste della magistratura, che riguardano partiti del centrodestra e del centrosinistra, su fatti di corruzione. E ci fermiamo alla cronaca di inizio anno. Siamo di fronte ad una nuova tangentopoli?
Per rispondere, prima di tutto ci si deve trovare sul termine. Per tangentopoli si intende una ondata di inchieste della magistratura, sostenuta dai media, che spazza via le pratiche di finanziamento, e di arricchimento personale, legate a buona parte delle formazioni politiche presenti in parlamento. Questo convergere di inchieste ha come conseguenza l'azzeramento dei vertici dei partiti indagati. Che vengono chiamati in causa durante le inchieste e messi a processo.
E' quello che è accaduto tra il '92 e il '93 provocando la scomparsa della maggior parte delle formazioni politiche presenti allora sulla scena. L'ondata di inchieste di oggi al momento chiama piuttosto in causa diversi partiti (dal Pd al Pdl fino alla Lega) senza coinvolgere i loro vertici. L'inchiesta Penati, numero due del Pd fino all'esplodere dello scandalo Sesto, non ha toccato Bersani mentre la serie di indagini che coinvolgono il consiglio regionale lombardo non ha coinvolto direttamente Formigoni (che è un tassello strategico del Pdl). Di qui si comprende come l'ondata di inchieste tocchi un livello della politica, e di pratiche sistematiche di raccolta fondi, di interesse nazionale senza arrivare al piano più alto. Se si arriverà a questo allora potremo parlare di una nuova tangentopoli. Allo stesso tempo la prescrizione a Berlusconi per il processo Mills e, ancor più, l'annullamento in cassazione della sentenza Dell'Utri mostrano un livello di resistenza alle inchieste che non è solo del Pdl. Tanto che i partiti al governo fanno uscire quasi quotidianamente bozze di intesa, sulla base delle quali legiferare, dove si parla di separazione delle carriere dei magistrati in modo tale da depotenziare l'azione giudiziaria (circola anche la bozza di intesa sull'abolizione del reato di concussione, utilissimo per Berlusconi nel processo Ruby).
Rispetto al biennio '92-'93 non abbiamo quindi una magistratura che sostanzialmente assalta dei partiti ormai decotti ma un conflitto con punti di scontro, di resistenza e di contrattacco. La stessa magistratura non ha l'efficienza di un ventennio fa. Il quadro normativo, e il graduale impoverimento delle risorse, l'hanno indebolita e la legge sulle prescrizioni è solo un esempio.
Ma perché la magistratura o meglio, una sua parte significativa, agisce in questo modo?
Non dobbiamo dimenticare che la magistratura è una corporazione, che ha il monopolio dell'azione giudiziaria (monopolio e corporazione sono sinonimi), con una funzione sistemica. Fa valere il proprio potere di monopolio nel momento in cui si sente minacciata, o libera da vincoli verso i partiti o altre corporazioni, e in questo fa pesare il proprio ruolo sistemico. Il che significa che fa valere il proprio potere di regolazione del potere degli altri partiti. E non lo fa in modo cieco. In qualche modo guarda sempre, lo si capisce dalle sentenze come dalle dichiarazioni pubbliche dei magistrati, ad un nuovo scenario. In materia sono da considerare le dichiarazioni pubbliche del procuratore generale di Caltanissetta Roberto Scarpinato, noto per aver messo sotto processo Andreotti e l'ex alto grado dei servizi segreti Bruno Contrada.
Scarpinato in qualche modo rivede le tesi della prima tangentopoli, legate a un processo di moralizzazione della vita pubblica e al ribasso del costo degli appalti togliendo il prezzo della corruzione, riprendendole e affinandole.
Scarpinato sostiene infatti più esplicitamente, e in modo aggiornato, che in Italia come in Grecia (si noti il riferimento) la libera concorrenza è messa in pericolo dai fenomeni di corruzione diffusa. Insomma, il paradigma liberista delle concorrenza perfetta diviene lo strumento di legittimazione, non solo simbolica, dell'azione della magistratura. Ecco quindi che una corporazione, lo si scrive in senso clinico, nel momento in cui agisce per riprodursi opera una funzione sistemica, regolando i partiti, trovando un dispositivo complessivo di legittimazione guardando direttamente, e per certi versi inevitabilmente, a una concezione liberista della società.
Se l'ondata di inchieste in corso inciderà sui livelli alti dei partiti e sulla loro forma organizzativa, come accaduto vent'anni fa, si tratta di capire quindi quanto servirà per ristrutturare le forze politiche in senso compiutamente liberista. Non si pensi infatti che i partiti, pur professando quasi tutti l'ideologia liberista, siano perfettamente compatibili con le nuove ondate di "liberalizzazioni" a venire. Al contrario, l'esempio greco ci insegna come Ue-Fmi-Bce intendano sradicare quanto possibile i partiti nazionali dalla pratica della accumulazione informale delle risorse. Per drenarle sul "mercato" e per subordinare definitivamente i partiti alle corporation. Perché i partiti ancora oggi fanno valere un potere di interdizione sulle aziende, che desiderano non avere vincoli, che si materializza in tangenti. In Italia come in Grecia.
Al di là del folklore sulle tangenti, e del rito collettivo dell'esecrazione del ladro, per i movimenti capire l'efficacia o meno del comportamento della magistratura italiana è comprendere il tipo di forma economico-giuridica che può prendere la politica istituzionale in Italia nel prossimo futuro.

Fonte.

Nessun commento:

Posta un commento