Qualcuno mi chiede perché non parlo di articolo 18.
Ve lo spiego subito, ma prima una doverosa introduzione.
Negli ultimi giorni, in Rete, si è parlato moltissimo di Devis "Pecoranera": un giovane friulano che ha scelto una vita da contadino-eremita. Era un informatico di città, ha lasciato il lavoro e con i pochi risparmi è andato a vivere in una casetta in montagna, campa vendendo uova e verdure autoprodotte, ha una bici, si scalda con la stufa, non compra praticamente nulla e sta molto da solo.
La sua storia, raccontata dal Corriere, ha scatenato un incredibile diluvio di rabbia e furore:
commenti di gente che gli dava del "figlio di papà" (nella foto i suoi
immeritati lussi), del "parassita della società", e soprattutto
dell'"evasore fiscale". Volgarità tipo "E i soldi per la zappa, chi te li ha dati? E la legna, l'hai rubata?". E la solita lista dei "facile": "Facile non pagare mutuo! Facile fregarsene! Facile scroccare! Facile cambiar vita da giovani!" C'è stato persino chi ha scritto: "Facile campare zappando!".
Colmo dei colmi, in decine hanno invocato con rancore e odio un controllo della Finanza... all'eremita.
La maggior parte dei commentatori,
sul Corriere ed altrove, si qualificava come impiegati, gente "che paga
tutte le tasse", gente che "ha il mutuo" (come se ciò li rendesse più
meritevoli del contadino). Insomma, tra loro probabilmente molti
"articoli 18" che non possono/vogliono lasciare il lavoro per una scelta così radicale e libera e se ne sentono infastiditi.
Io,
da precaria, non ho mai goduto dell'articolo 18. Ho avuto due contratti
a tempo indeterminato, ma in società con meno di 15 dipendenti che
hanno cacciato via tutti al primo soffio di vento. In questo blog mi
sono però sempre sgolata per sostenere tutte le categorie di lavoratori, dagli statali (guai a chi mi tocca gli insegnanti) agli autonomi, dai precari ai pensionati. Io faccio il tifo per tutti, perché so che la solidarietà è l'unica strada per non farselo mettere in quel posto una categoria alla volta.
Ma ora a dirla tutta sono stufa. Vivo in un Paese di gente meschina obnubilata dall'odio e dal rancore, dalla convinzione che tutti gli altri stiano meglio e stiano loro rubando qualcosa, afflitta da un perenne vittimismo e da un desiderio di vendetta
che si sfoga sempre contro gli obiettivi sbagliati e sfigati. Che
grida e urla su Internet per mandare la Finanza ad un giovane eremita
che vive con 200 euro al mese. Gente che chiede solidarietà per i propri
problemi, ma agli altri offre sempre e solo disprezzo. Tutto ciò mi disgusta fin nel profondo.
Io continuerò a non odiare nessuno, e a non parlar male di nessuno. Ma volevate sapere cosa penso dell'articolo 18? Ecco la mia risposta: francamente, miei cari, me ne infischio.
Fonte.
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