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21/03/2012

Stragi neonaziste, la stagione dei lupi solitari

Il vento dell’odio soffia sull’Europa. E’ un fenomeno spesso sottovalutato, genericamente attribuito ai soliti “cani sciolti” che un giorno si svegliano e decidono di riversare tutta la loro follia dentro una pistola e aprono il fuoco contro “il nemico”. E’ successo in Norvegia con Anders Breivik che un giorno di luglio prima mise a ferro e fuoco Oslo con una serie di esplosioni poi si recò a Utoya, dove uccise 69 ragazzi di nemmeno vent’anni che partecipavano a una riunione dei giovani laburisti norvegesi. Vestito da poliziotto, li raggruppò in un punto, estrasse la mitragliatrice e cominciò a sparare. Poi, l’ondata di follia è arrivata a Firenze, dove il militante di estrema destra Gianluca Casseri, in meno di tre ore fece mattanza di senegalesi con la sua 357 magnum, per poi togliersi la vita in un parcheggio sotterraneo. Ieri, l’ennesimo episodio, in Francia, a Tolosa. Un uomo scende da uno scooter davanti a una scuola ebraica e apre il fuoco, uccidendo tre bambini e un professore di religione. Pochi giorni prima, nel sud-ovest della penisola cisalpina, tre soldati, neri e musulmani, sono stati uccisi a colpi di pistola durante una libera uscita. Il sospetto degli inquirenti è che la mano che ha compiuto questi omicidi sia la stessa della strage di Tolosa, tanto che, ormai, in Francia la parola ‘serial killer’ non è più un tabù. L’ipotesi investigativa, al momento, riguarda un qualche ex militare neonazi, radiato dall’esercito e animato da spirito di vendetta. Qualche tempo prima rispetto a questi episodi, c’è da ricordare la serie degli ‘omicidi del kebab’ in Germania, una serie di agguati mortali andati avanti tra il 2000 e il 2006 e compiuti da un gruppo che si era soprannominato, sinistramente, “clandestinità nazionalsocialista”.
A unire la Norvegia con Tolosa, passando per Firenze e la Germania, è una linea, neanche tanto sottile, completamente nera, una tensione razzista, islamofoba e antisemita che si muove per l’Europa, striscia tra le paure e si insinua negli angoli più bui della coscienza umana. E’ la paura del diverso, il terrore del dover rimettere in discussione le proprie presunte (e, tal volta, presuntuose) certezze davanti a qualcuno che concepisce il mondo in modo diverso rispetto a come si è abituati a farlo in una ristretta porzione di Terra che si ritiene superiore per cultura, storia, usi e costumi. Teorie costruite sulla paranoia e sui pregiudizi, discorsi deliranti pieni di “plutocrazie giudaico-massoniche”, “immigrati che ci portano via il lavoro” (e le donne, verrebbe da aggiungere), “zingari che vanno a rubare dentro le case” e magari “rapiscono pure i bambini”. Frasi che all’inizio suonano come battute e che, lentamente ma in maniera inesorabile, diventano sempre più certezze, quasi verità di fede indiscutibili e folli, sopra le quali costruire una nuova dottrina della violenza e dell’intolleranza.
“Quella che stiamo vivendo – spiega Saverio Ferrari, dell’Osservatorio Democratico sulle Nuove Destre – è una stagione che io chiamo “dei lupi solitari”. Nell’universo delle destre radicali crescono quelli che poi agiscono per conto proprio. Insomma, dopo aver sentito tanti discorsi, pensano che sia arrivato il momento di arrivare allo scontro”. Non un disegno preciso, dunque, nessun tentativo di ‘quarto Reich’, ma una questione di retroterra che produce mostri. “In questi casi – prosegue Ferrari – , c’è una spiegazione, ma non un burattinaio. Bisogna sempre guardare alla situazione dalla quale escono questi casi. Cioè, parlare semplicemente di ‘folli’, di ‘gesti di follia’, è superficiale e riduttivo: c’è un retroterra molto pericoloso”. Parole sottolineate anche da Sandro Portelli sul suo blog: “La paranoia della guerra e la paranoia della crisi armano mani omicide che vanno a colpire capri espiatori immaginari e innocenti”, scrive lo studioso, tracciando un parallelo tra i fatti di Tolosa e quelli dell’Afghanistan, in cui un soldato americano ha aperto il fuoco e ucciso dei civili: è la crisi economica, unita a quella sociale e politica, che, sempre più spesso, si fa crisi di nervi.  In una folle corsa che non può che finire sempre dritta contro un muro.

Fonte.

Fermo restando che i rigurgiti neo-nazi andrebbero presi con molta più serietà rispetto a quanto sì fa comunemente (anche per la mera simpatia che nei decenni le istituzioni occidentali hanno dimostrato ed accordato ai movimenti extraparlamentari di estrema destra) la mattanza norvegese è riduttiva da inserire anche nel contesto esplicitato dall'articolo, e sulle plutocrazie guidaico-massoniche, al posto dell'autore avrei fatto meno ironia.

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