Il vento dell’odio soffia sull’Europa. E’ un fenomeno spesso
sottovalutato, genericamente attribuito ai soliti “cani sciolti” che un
giorno si svegliano e decidono di riversare tutta la loro follia dentro
una pistola e aprono il fuoco contro “il nemico”. E’ successo in
Norvegia con Anders Breivik
che un giorno di luglio prima mise a ferro e fuoco Oslo con una serie
di esplosioni poi si recò a Utoya, dove uccise 69 ragazzi di nemmeno
vent’anni che partecipavano a una riunione dei giovani laburisti
norvegesi. Vestito da poliziotto, li raggruppò in un punto, estrasse la
mitragliatrice e cominciò a sparare. Poi, l’ondata di follia è arrivata a
Firenze, dove il militante di estrema destra Gianluca Casseri,
in meno di tre ore fece mattanza di senegalesi con la sua 357 magnum,
per poi togliersi la vita in un parcheggio sotterraneo. Ieri, l’ennesimo episodio, in Francia, a Tolosa.
Un uomo scende da uno scooter davanti a una scuola ebraica e apre il
fuoco, uccidendo tre bambini e un professore di religione. Pochi giorni
prima, nel sud-ovest della penisola cisalpina, tre soldati, neri e
musulmani, sono stati uccisi a colpi di pistola durante una libera
uscita. Il sospetto degli inquirenti
è che la mano che ha compiuto questi omicidi sia la stessa della strage
di Tolosa, tanto che, ormai, in Francia la parola ‘serial killer’ non è
più un tabù. L’ipotesi investigativa, al momento, riguarda un qualche
ex militare neonazi, radiato dall’esercito e animato da spirito di
vendetta. Qualche tempo prima rispetto a questi episodi, c’è da
ricordare la serie degli ‘omicidi del kebab’ in Germania, una serie di
agguati mortali andati avanti tra il 2000 e il 2006 e compiuti da un
gruppo che si era soprannominato, sinistramente, “clandestinità
nazionalsocialista”.
A unire la Norvegia con Tolosa, passando per
Firenze e la Germania, è una linea, neanche tanto sottile, completamente
nera, una tensione razzista, islamofoba e antisemita che si muove per
l’Europa, striscia tra le paure e si insinua negli angoli più bui della
coscienza umana. E’ la paura del diverso, il terrore del dover rimettere
in discussione le proprie presunte (e, tal volta, presuntuose) certezze
davanti a qualcuno che concepisce il mondo in modo diverso rispetto a
come si è abituati a farlo in una ristretta porzione di Terra che si
ritiene superiore per cultura, storia, usi e costumi. Teorie costruite
sulla paranoia e sui pregiudizi, discorsi deliranti pieni di
“plutocrazie giudaico-massoniche”, “immigrati che ci portano via il
lavoro” (e le donne, verrebbe da aggiungere), “zingari che vanno a
rubare dentro le case” e magari “rapiscono pure i bambini”. Frasi che
all’inizio suonano come battute e che, lentamente ma in maniera
inesorabile, diventano sempre più certezze, quasi verità di fede
indiscutibili e folli, sopra le quali costruire una nuova dottrina della
violenza e dell’intolleranza.
“Quella che stiamo vivendo – spiega
Saverio Ferrari, dell’Osservatorio Democratico sulle Nuove Destre – è
una stagione che io chiamo “dei lupi solitari”. Nell’universo delle
destre radicali crescono quelli che poi agiscono per conto proprio.
Insomma, dopo aver sentito tanti discorsi, pensano che sia arrivato il
momento di arrivare allo scontro”. Non un disegno preciso, dunque,
nessun tentativo di ‘quarto Reich’, ma una questione di retroterra che
produce mostri. “In questi casi – prosegue Ferrari – , c’è una
spiegazione, ma non un burattinaio. Bisogna sempre guardare alla
situazione dalla quale escono questi casi. Cioè, parlare semplicemente
di ‘folli’, di ‘gesti di follia’, è superficiale e riduttivo: c’è un
retroterra molto pericoloso”. Parole sottolineate anche da Sandro Portelli sul suo blog:
“La paranoia della guerra e la paranoia della crisi armano mani omicide
che vanno a colpire capri espiatori immaginari e innocenti”, scrive lo
studioso, tracciando un parallelo tra i fatti di Tolosa e quelli
dell’Afghanistan, in cui un soldato americano ha aperto il fuoco e
ucciso dei civili: è la crisi economica, unita a quella sociale e
politica, che, sempre più spesso, si fa crisi di nervi. In una folle
corsa che non può che finire sempre dritta contro un muro.
Fonte.
Fermo restando che i rigurgiti neo-nazi andrebbero presi con molta più serietà rispetto a quanto sì fa comunemente (anche per la mera simpatia che nei decenni le istituzioni occidentali hanno dimostrato ed accordato ai movimenti extraparlamentari di estrema destra) la mattanza norvegese è riduttiva da inserire anche nel contesto esplicitato dall'articolo, e sulle plutocrazie guidaico-massoniche, al posto dell'autore avrei fatto meno ironia.
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