Il governo di coalizione, guidato da Loukàs Papadimos, sta portando a
termine l’opera per la quale si era insediato a novembre, quella di
perfezionare il numero quasi infinito di condizioni poste per il secondo
pacchetto – salva Grecia. Tuttavia, le elezioni non sono ancora state
indette anche se è molto probabile che, infine, si tengano tra la
seconda metà di aprile e l’inizio di maggio.
Mentre il governo
continua a tacere in merito alla durata del suo mandato, due nuovi
partiti politici sono nati in appena dieci giorni: uno, “Greci
indipendenti”, è formato da fuoriusciti del centro – destra di Nea
Dimocratia; l’altro nasce per iniziativa di Loùka Katseli e Chàris
Kastanidis, ex ministri del centro – sinistra del Pasok e il nome del
nuovo partito è “Accordo sociale”.
Se la proliferazione politica è
uno tra i tanti sintomi del disagio vissuto dai due partiti che, per
più di tre decenni e fino a oggi, hanno gestito il potere in Grecia, si
assiste anche alla moltiplicazione di dinamiche di anomalia democratica
sia a livello nazionale che europeo.
La prima anomalia va sotto il
lemma “ingerenza” dove la vita politica, oltre che economica, della
Grecia è strettamente monitorata dall’Unione europea, i cui vertici non
risparmiano dichiarazioni di rassegnazione all’ovvio, ossia il diritto
dei greci alle elezioni ma sempre ricordando che i patti con la troika
della Bce, Fmi e Commissione vanno rispettati. Da qualsiasi governo,
aggiungono, senza celare l’inquietudine causata dall’ipotesi, non così
bizzarra, stando ai sondaggi, che una coalizione di sinistra possa
vincere la scommessa elettorale.
Se, pertanto, è palese la
preoccupazione europea che la Grecia rimanga fedele alle linee
economiche e politiche dettate dalla troika, l’Europa ha un motivo in
più per mettere in atto il piano di commissariamento del Paese: tutti i
ministeri di Atene saranno sotto il controllo diretto di 40 tecnici
della Commissione che si troveranno nella capitale ellenica in via
permanente, coadiuvati da una squadra composta da 60 esperti dell’Ue e
dei singoli stati creditori, con sede a Bruxelles.
La seconda
anomalia si trova nel lemma “strumentalizzazione”. Da più di un anno si
assiste frequentemente al fenomeno per cui deputati, ministri ma anche
artisti legati ai partiti di potere, si imbattono nella rabbia di
cittadini che, o si limitano ad aggressioni verbali e gesti osceni
oppure prendono di mira i malcapitati lanciando loro yogurt.
Il 28
ottobre scorso (link a festa nazionale in crisi?), giorno di festa
nazionale, la tensione sociale si è resa tanto evidente da spingere il
Presidente della Repubblica ad abbandonare la parata militare di
Salonicco. Il 25 marzo si celebra la seconda festa nazionale della
Grecia e un Consiglio dei ministri è stato indetto appositamente per
fare il punto dell’impaccio ministeriale alla partecipazione ai
festeggiamenti.
Intanto, lo stesso portavoce del governo, Pantelìs
Kapsìs, ha paragonato i cittadini indignati del 2012, con picchiatori e
assassini al soldo dei servizi segreti, negli anni bui dei decenni 1960
– ’70, segnando il culmine di un’operazione mediatica in atto da mesi e
volta a screditare la sinistra nel suo insieme, quale fomentatrice di
violenza, disordine, populismo e irresponsabilità.
I sondaggi,
tuttavia, riflettono un’altra immagine: stando all’ultimo rilevamento
(15.3.’12, di Public issue), Nea Dimocratia e Pasok raccolgono, in
totale, appena il 36 per cento dei consensi, mentre la sinistra, nel suo
insieme, il 42,5 per cento; la percentuale degli indecisi cala al 25,5
per cento.
C’è un dato, però, che viene a completare il quadro,
colorandolo di nero. La terza anomalia, infatti, si trova nel dizionario
dell’estrema destra greca che nei sondaggi cala al 4 per cento nella
sua espressione parlamentare, quella del partito Laos. Quest’ultimo è
punito per il suo recente coinvolgimento nel governo di coalizione. Al
suo posto è premiata la destra radicale di “Alba d’oro”. Con un 3 per
cento di preferenze che le garantirebbe l’ingresso al Parlamento, per la
prima volta nella storia greca c’è il rischio di legittimazione di una
formazione il cui leader, Nikos Michaloliakos, siede nel consiglio
comunale di Atene, ove porge gli ossequi col saluto nazista.
Se i
sondaggi sono inquietanti, lo sono ancor di più le notizie apparse sul
quotidiano “To ethnos”: si stanno formando gruppi di intraprendenti iper
patriotti che, guidati e addestrati dall’organizzazione “Atena. Centro
greco di controllo sulle armi, Ekeo” (http://www.ekeo.gr/) si pongono lo
scopo di creare ronde che suppliscano le forze di polizia, ove queste
siano valutate, dall’Ekeo, insufficienti.
Per come gestita, la
crisi greca sta generando tutti i possibili effetti collaterali, dalle
ingerenze sovra nazionali all’iper patriottismo, dalla povertà alla
mortificazione, nella sola Atene i furti negli appartamenti sono
aumentati del 125 per cento nel corso dell’ultimo anno. Nessuno stupore,
dunque, per ronde, destre radicali, nazionalismi e sovranità limitata;
nessuna sorpresa per gli attacchi alla sinistra. E nessuna meraviglia
per una sinistra frantumata che non riesce a fare una proposta
alternativa unitaria neanche in quello che ha tutto il sapore di un
appuntamento con la storia.
Fonte.
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