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16/03/2012

Le mille e una crisi greche: la notte della politica

Il governo di coalizione, guidato da Loukàs Papadimos, sta portando a termine l’opera per la quale si era insediato a novembre, quella di perfezionare il numero quasi infinito di condizioni poste per il secondo pacchetto – salva Grecia. Tuttavia, le elezioni non sono ancora state indette anche se è molto probabile che, infine, si tengano tra la seconda metà di aprile e l’inizio di maggio.
Mentre il governo continua a tacere in merito alla durata del suo mandato, due nuovi partiti politici sono nati in appena dieci giorni: uno, “Greci indipendenti”, è formato da fuoriusciti del centro – destra di Nea Dimocratia; l’altro nasce per iniziativa di Loùka Katseli e Chàris Kastanidis, ex ministri del centro – sinistra del Pasok e il nome del nuovo partito è “Accordo sociale”.
Se la proliferazione politica è uno tra i tanti sintomi del disagio vissuto dai due partiti che, per più di tre decenni e fino a oggi, hanno gestito il potere in Grecia, si assiste anche alla moltiplicazione di dinamiche di anomalia democratica sia a livello nazionale che europeo.
La prima anomalia va sotto il lemma “ingerenza” dove la vita politica, oltre che economica, della Grecia è strettamente monitorata dall’Unione europea, i cui vertici non risparmiano dichiarazioni di rassegnazione all’ovvio, ossia il diritto dei greci alle elezioni ma sempre ricordando che i patti con la troika della Bce, Fmi e Commissione vanno rispettati. Da qualsiasi governo, aggiungono, senza celare l’inquietudine causata dall’ipotesi, non così bizzarra, stando ai sondaggi, che una coalizione di sinistra possa vincere la scommessa elettorale.
Se, pertanto, è palese la preoccupazione europea che la Grecia rimanga fedele alle linee economiche e politiche dettate dalla troika, l’Europa ha un motivo in più per mettere in atto il piano di commissariamento del Paese: tutti i ministeri di Atene saranno sotto il controllo diretto di 40 tecnici della Commissione che si troveranno nella capitale ellenica in via permanente, coadiuvati da una squadra composta da 60 esperti dell’Ue e dei singoli stati creditori, con sede a Bruxelles.
La seconda anomalia si trova nel lemma “strumentalizzazione”. Da più di un anno si assiste frequentemente al fenomeno per cui deputati, ministri ma anche artisti legati ai partiti di potere, si imbattono nella rabbia di cittadini che, o si limitano ad aggressioni verbali e gesti osceni oppure prendono di mira i malcapitati lanciando loro yogurt.
Il 28 ottobre scorso (link a festa nazionale in crisi?), giorno di festa nazionale, la tensione sociale si è resa tanto evidente da spingere il Presidente della Repubblica ad abbandonare la parata militare di Salonicco. Il 25 marzo si celebra la seconda festa nazionale della Grecia e un Consiglio dei ministri è stato indetto appositamente per fare il punto dell’impaccio ministeriale alla partecipazione ai festeggiamenti.
Intanto, lo stesso portavoce del governo, Pantelìs Kapsìs, ha paragonato i cittadini indignati del 2012, con picchiatori e assassini al soldo dei servizi segreti, negli anni bui dei decenni 1960 – ’70, segnando il culmine di un’operazione mediatica in atto da mesi e volta a screditare la sinistra nel suo insieme, quale fomentatrice di violenza, disordine, populismo e irresponsabilità.
I sondaggi, tuttavia, riflettono un’altra immagine: stando all’ultimo rilevamento (15.3.’12, di Public issue), Nea Dimocratia e Pasok raccolgono, in totale, appena il 36 per cento dei consensi, mentre la sinistra, nel suo insieme, il 42,5 per cento; la percentuale degli indecisi cala al 25,5 per cento.
C’è un dato, però, che viene a completare il quadro, colorandolo di nero. La terza anomalia, infatti, si trova nel dizionario dell’estrema destra greca che nei sondaggi cala al 4 per cento nella sua espressione parlamentare, quella del partito Laos. Quest’ultimo è punito per il suo recente coinvolgimento nel governo di coalizione. Al suo posto è premiata la destra radicale di “Alba d’oro”. Con un 3 per cento di preferenze che le garantirebbe l’ingresso al Parlamento, per la prima volta nella storia greca c’è il rischio di legittimazione di una formazione il cui leader, Nikos Michaloliakos, siede nel consiglio comunale di Atene, ove porge gli ossequi col saluto nazista.
Se i sondaggi sono inquietanti, lo sono ancor di più le notizie apparse sul quotidiano “To ethnos”: si stanno formando gruppi di intraprendenti iper patriotti che, guidati e addestrati dall’organizzazione “Atena. Centro greco di controllo sulle armi, Ekeo” (http://www.ekeo.gr/) si pongono lo scopo di creare ronde che suppliscano le forze di polizia, ove queste siano valutate, dall’Ekeo, insufficienti.
Per come gestita, la crisi greca sta generando tutti i possibili effetti collaterali, dalle ingerenze sovra nazionali all’iper patriottismo, dalla povertà alla mortificazione, nella sola Atene i furti negli appartamenti sono aumentati del 125 per cento nel corso dell’ultimo anno. Nessuno stupore, dunque, per ronde, destre radicali, nazionalismi e sovranità limitata; nessuna sorpresa per gli attacchi alla sinistra. E nessuna meraviglia per una sinistra frantumata che non riesce a fare una proposta alternativa unitaria neanche in quello che ha tutto il sapore di un appuntamento con la storia.

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