Il
timore di un “pericolo imminente” viene spesso attribuito alla
“comunità internazionale”, in realtà solo gli alleati di Washington
hanno questa paura: il resto del mondo vede le cose in un altro modo.
Cina e Russia sono contrarie alla politica degli Stati Uniti verso
l’Iran, come l’India, che ha annunciato di voler aumentare gli scambi
commerciali con Teheran. La Turchia segue la stessa strada. Gli europei
considerano Israele la principale minaccia alla pace mondiale. Nel
mondo arabo l’Iran non è amato, ma solo una piccola minoranza degli
arabi lo considera pericoloso, mentre la maggioranza diffida di Israele
e degli Stati Uniti e ritiene che la regione sarebbe più sicura se
l’Iran fosse in possesso di armi atomiche.
Alcuni
osservatori statunitensi esprimono da tempo le loro preoccupazioni
anche per l’arsenale nucleare israeliano. Il generale Lee Butler, ex
capo del comando strategico degli Stati Uniti, ha definito le atomiche
israeliane “estremamente pericolose”. In una rivista dell’esercito il
comandante Warner Farr ha scritto che “uno degli scopi delle armi
nucleari di Israele, del quale non si parla spesso, è la possibilità di
‘usarle’ contro gli Stati Uniti”, presumibilmente per assicurarsi che
continuino ad appoggiare la sua politica. In questo momento la
preoccupazione principale è che Tel Aviv cerchi di provocare qualche
azione da parte dell’Iran per spingere gli Stati Uniti a un attacco.
Nel
frattempo le sanzioni dell’occidente contro l’Iran stanno ottenendo il
solito risultato, quello di provocare una carenza dei generi
alimentari di base, non per i religiosi al potere ma per la
popolazione. E potrebbero avere le stesse conseguenze di quelle imposte
all’Iraq, che rafforzarono Saddam Hussein e furono definite “genocide”
dagli stessi diplomatici dell’Onu che dovevano applicarle e che si
dimisero per protesta. Si discute poco dei motivi per cui l’Iran
dovrebbe essere considerato pericoloso, anche se un’opinione autorevole
sul tema ci è stata fornita dagli stessi servizi segreti militari
statunitensi. Nel loro intervento al congresso hanno lasciato intendere
che Teheran non costituisce una minaccia a livello militare. Non ha un
grande esercito e la sua strategia è essenzialmente difensiva, diretta
soprattutto a scoraggiare un’eventuale invasione. Se l’Iran sta
costruendo armi atomiche (il che è ancora da provare), questo farebbe
parte della sua tattica dissuasiva.
Un’altra
accusa che l’occidente lancia a Teheran è quella di cercare di
estendere la sua influenza sui paesi vicini attaccati e occupati da
Stati Uniti e Gran Bretagna, e di appoggiare la resistenza
all’aggressione israeliana in Libano – aggressione appoggiata dagli
angloamericani – e all’occupazione illegale dei Territori palestinesi.
Come il suo tentativo di evitare un attacco da parte dei paesi
occidentali, anche questa strategia dell’Iran è considerata
un’insopportabile minaccia “all’ordine globale”.
Ma
la maggior parte degli esperti concorda sul fatto che l’ideale sarebbe
se non ci fossero armi di distruzione di massa nei paesi del Medio
Oriente, compresi l’Iran, Israele e possibilmente anche le altre due
potenze asiatiche che si sono rifiutate di firmare il Trattato di non
proliferazione: l’India e il Pakistan, dove, come in Israele, i
programmi nucleari sono stati realizzati con il sostegno di Washington.
Ma con tutto il chiasso che si sta facendo sull’Iran, l’opzione di una
zona denuclearizzata in Medio Oriente sembra essere stata messa da
parte.
Eppure sarebbe il modo
migliore per affrontare la minaccia nucleare nella regione, che per la
“comunità internazionale” è costituita dal programma nucleare iraniano e
per buona parte del resto del mondo è rappresentata dall’unico stato
in possesso di armi atomiche con una lunga storia di aggressioni e
dalla superpotenza che lo protegge.
Nessuno
ricorda agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna che dovrebbero dedicare
tutti i loro sforzi a realizzare l’obiettivo di un Medio Oriente senza
armi nucleari. Furono proprio Londra e Washington, tentando di
giustificare legalmente l’invasione dell’Iraq, a invocare la
risoluzione 687 del Consiglio di sicurezza dell’Onu del 1991,
sostenendo che Baghdad la stava violando. Quella risoluzione impegna
esplicitamente i suoi firmatari a costruire una zona libera dalle armi
di distruzione di massa in Medio Oriente.
Noam Chomsky
Traduzione di Bruna Tortorella.
Internazionale, numero 939, 9 marzo 2012
Fonte.
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