"Lavorare di più e più a lungo"
Per fare cosa è chiaro.
1) Pagare contributi tutta la vita e morire sul posto di lavoro prima di arrivare a percepire la pensione
2) Cinesizzarsi per riuscire appena ad arrivare alla fine del mese. E spesso neanche quello
3) Continuare a stare alla macina, come animali, per pagare gli
interessi sugli interessi imposti dalla speculazione internazionale (di
cui Visco fa parte)
4) Abbrutirsi di fatica. E vivere unicamente per lavorare, peraltro guadagnando sempre meno
A questo punto, la vera ribellione è cercare di lavorare meno. Sempre meno. Sempre meno. E passare il resto del tempo in altre attività.
Senza salario. Per se stessi. È il discorso che Maurizio Pallante
porta avanti da anni, e spiega con precisione scientifica, per chi si
prenda la briga di leggere (tra gli altri) i suoi libri. Il concetto
chiave è quello che vuole indicare come "occupate" unicamente le persone
che percepiscono un salario, mentre le altre - tutte le altre: dalla
madre che cresce i figli, a chi ripara da sé la propria casa, a chi
produce da sé ciò che gli serve per mangiare, a chi dona se stesso per
accudire altre persone e via dicendo - sono semplicemente "disoccupate".
Sia chiaro, è evidente che nel nostro mondo (per ora) si debba
necessariamente fare qualche lavoro che comporti il ricevere denaro in
cambio, perché, molto semplicemente, ci sono merci (soprattutto merci, ma anche pochi altri veri beni)
che necessitano di essere acquistati. Ma il punto, volenti o meno, è
esattamente questo: meno si necessita di cose che è indispensabile
acquistare, più si è liberi. Più, finalmente, si può lavorare di meno.
È essenziale che tutti quelli che sentono disagio in questo mondo,
tutti quelli animati da seri moti di ribellione, evitino di cadere in
una trappola terribile: pensare che semplicemente cambiando alcune
regole del gioco, di questo gioco, si possa tornare a vivere
una vita più degna di essere vissuta. Così come quelli che credono che
prima o poi, pur rimanendo in questo modello, qualcosa possa cambiare.
Grossomodo attendono un miracolo con un atto di fede.
Ora, impostare tutta la propria vita su un atto di fede -
fede peraltro in questo sistema di sviluppo - equivale alla donnina che
gioca al gratta e vinci. Ecco, si deve spazzare via questo concetto.
È indispensabile capire che per cambiare davvero le proprie condizioni
si deve decidere proprio di sottrarsi a questo gioco. Si deve uscire,
per quanto più è possibile, da questo casinò. Perché è proprio nella sua
natura intrinseca obbligarci a vivere per lavorare e per consumare. La
cosa comporta delle rinunce, è inevitabile. Si tratta di capire se sono
più insopportabili queste rinunce oppure è più insopportabile pensare di
vivere tutta la vita come schiavi. Non ci sono mezze misure: il sistema
ci ha portato, di fatto, a una situazione di guerra. Come è possibile
non considerare come una dichiarazione di guerra le parole di Visco?
Come è possibile soprassedere alle imposizioni che questo modello,
soprattutto oggi, con le conseguenze della crisi economica attuale dalla
quale - è evidente -non usciremo, ci infligge?
Ci hanno già tolto buona parte di quello che avevamo: le pensioni, il
welfare, la dignità di fare un lavoro che almeno ci permettesse di
arrivare alla fine del mese senza affanni. E ora ci intimano di dover
rimanere in questa situazione per tutta la vita.
Insomma delle due l'una: o si accetta tutto, o camusianamente
si "dice no". E si cercano altre strade. I più, a un discorso di questo
tipo, generalmente rispondono con sufficienza e sdegno, evitano di
entrare nel cuore del problema semplicemente rispondendo che una strada
differente non esiste, e che siamo condannati a vivere in questo modo.
Sono persone asfissiate dalla catena che hanno al collo. In buona parte
sono persone già pronte, consciamente o meno, a vivere una vita di
questo tipo. Il che equivale a dichiararsi già morti.
Ma la ribellione è dei vivi. Costi quel che costi. Anche dover
percorrere altre strade che non si conoscono. O anche doverne costruire
di nuove passando per il bosco con un machete. Perché il resto, la vita
che ci prospettano i visco attuali, è peggio.
Fonte.
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