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05/11/2013

Marocco, il rimpasto è servito

Lo scorso 10 Ottobre si è risolta la crisi di governo che ha attanagliato il Marocco per più di 3 mesi. A Luglio infatti Istiqlal, il secondo partito della coalizione di maggioranza, aveva annunciato l'intenzione di ritirarsi dalla maggioranza e di dimettere i suoi ministri in carica. Adil Benhamza, portavoce del partito, aveva affermato in un'intervista rilasciata all'agenzia stampa Reuters, che la decisione era stata presa a seguito del comportamento del Primo Ministro Abdelilah Benkirane (PJD), accusato di comportarsi "più come il capo di un partito politico che come un capo di governo che rappresenti il popolo marocchino". Negli ultimi mesi di vita della coalizione, inoltre, i membri dell'Istiqlal avevano mosso numerose critiche al capo del governo a causa dell'adozione di misure impopolari (nuove tasse, aumento del prezzo del carburante) che avrebbero colpito la fascia media e bassa della popolazione, abbassandone ulteriormente il tenore di vita.

Il ritiro di Istiqlal aveva aperto la strada a due possibili scenari: Benkirane avrebbe dovuto creare una nuova maggioranza o si sarebbero indette nuove elezioni. La seconda ipotesi era considerata la più improbabile dagli esperti data l'assenza di un partito in grado di rimpiazzare il PJD che, secondo i sondaggi, risulta ancora in testa nonostante l'insoddisfazione generale riguardo le sue politiche. Ed è in effetti il primo scenario quello che fa da sfondo alle recenti vicende politiche del paese. Il 10 Ottobre è stato celebrato l'inizio del cosiddetto "governo Benkirane II" che vede al fianco del PJD il "Rassemblement National des Indépendants" (RNI), partito creato dal precedente monarca, Hassan II, con lo scopo di raccogliere i sostenitori della monarchia e che annovera tra le sue fila numerosi uomini d'affari e personalità di spicco. Nonostante la sua precedente avversione al PJD e i numerosi attacchi che gli aveva rivolto - nel 2011 il leader del partito, Salaheddine Mezouar, aveva guidato una campagna contro il PJD - l'RNI sostiene di aver accettato di far parte della coalizione per un atto di responsabilità nei confronti del paese: "E' nella natura del nostro partito - avrebbe affermato un membro del RNI secondo quanto riportato dal settimanale Tel Quel - agire in maniera responsabile in un momento di crisi, non riesco neanche ad immaginare l'ipotesi di rifiutare di entrare a far parte del governo nel momento in cui ci viene richiesto".

Vincitori e vinti

La principale novità del nuovo governo risiede nella nomina di nuovi ministri - che passano dai 31 del 2011 a 39 - e nella redistribuzione dei ruoli. Infatti i principali ministeri sono stati affidati a tecnocrati ( Ministero dell'Interno, degli Affari Islamici, Economia e Finanza, etc.) e in minor misura a membri dell' RNI relegando i membri del PJD a funzioni di amministrazione locale. Risulta evidente come l'RNI sia il partito vincitore di questo rimpasto politico, nonostante il suo leader sia stato costretto ad abbandonare il ruolo di ministro delle Finanze per ricoprire il ruolo di ministro degli Esteri.

I tecnocrati, molti dei quali hanno già ricoperto in passato cariche politiche ed istituzionali, sono senza dubbio l'altra grande componente di questo governo insieme a influenti uomini d'affari. Oltre al ministro dell'Interno Mohamed Hassad, da menzionare il nuovo ministro dell'Agricoltura ed il ministro dell'Industria. Un'ulteriore novità è data dalla presenza di sei donne: nel vecchio governo ne compariva una soltanto. Tuttavia la decisione di coinvolgere maggiormente le donne nella vita politica del paese appare essere una formalità più che un dato di fatto: di sei ministri donne, infatti, ben quattro svolgono il ruolo subalterno di ministro delegato.

La nuova opposizione

Se la nuova coalizione di maggioranza si presenta, almeno apparentemente, contraddittoria, l'asse che costituisce la spina dorsale della nuova opposizione non è da meno. Lo scorso 31 Ottobre, nel corso di una conferenza stampa congiunta, l'Unione Socialista delle Forze Popolari (USFP) ed il dimissionario partito Istiqlal hanno presentato una "carta d'azione comune", nella quale vengono chiariti gli strumenti d'analisi e i meccanismi che guideranno la loro azione comune in tutti gli ambiti di maggior interesse. " Si tratta - afferma un membro di Istiqlal - di una piattaforma che permetterà di mettere in pratica un programma nazionale alternativo". Dal canto suo, secondo quanto riportato da Libération, versione in lingua francese del giornale di partito dell'USFP, Driss Lachgar, segretario generale del partito, ricorda le vicende storiche e politiche che hanno visto i due partiti agire fianco a fianco:" Abbiamo una legittimità storica oltre a quella che ci viene dell'impegno come militanti.

La nuova alleanza tra le due formazioni politiche si basa sulla trasparenza e trova la sua essenza nelle referenze e nelle battaglie condotte in comune da socialisti e membri dell' Istiqlal. "All'interno del Movimento Nazionale, abbiamo lottato insieme contro l'invasore per la liberazione dei popoli. In seguito, abbiamo militato insieme per la costruzione di uno Stato Nazionale, per una democrazia trasparente e contro i brogli elettorali fino all'avvento del Governo dell'Alternanza, di cui USFP e Istiqlal costituirono la colonna portante". Un'alleanza al sapor di "koutla" si potrebbe pensare, ma la smentita arriva puntuale da parte dei Socialisti che sostengono che non vi sia nessuna motivazione nostalgica alla base di questa nuova cooperazione, sebbene sottolineino come "anche in passato, ogni volta che le due formazioni politiche hanno assunto posizioni differenti, il Marocco si sia ritrovato in panne". E così i due partiti puntano a un'alleanza duratura che potrebbe vederli candidarsi insieme alle prossime elezioni.

Nel frattempo il programma è denso. Sono previste manifestazioni, incontri nazionali e riunioni per discutere riforme politiche, economiche e sociali. Ci sono inoltre chiari segnali che le due formazioni politiche sono intenzionate a raggiungere dei compromessi anche sulle questioni più spinose, come ad esempio la pena di morte e il matrimonio di ragazze minorenni, questioni sulle quali Istiqlal si è avvicinato alla visione Socialista, secondo quanto riportato nella "Carta" firmata dai due alleati che sembrano oggi più vicini che mai.

Fonte

Un quadro davvero interessante quello esposto - del Marocco sapevo poco e niente - che mette ancora una volta in luce il fatto che perdura tutt'ora la difficoltà della lotta di classe ad affermarsi all'interno delle società scosse dalle più o meno artificiose primavere arabe. 

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