di Michele Paris
Con una
decisione senza precedenti a livello nazionale, il Congresso degli Stati
Uniti ha consentito qualche giorno fa la riduzione automatica dei fondi
per il programma pubblico di aiuti alimentari (“food stamps”) destinati
ad ampi strati della popolazione americana del tutto esclusi dalla
“ripresa” economica teoricamente in atto. I tagli ammontano a ben 11
miliardi di dollari nei prossimi tre anni e sono scattati in seguito
all’esaurimento dei fondi stanziati da Camera e Senato all’interno del
pacchetto di stimolo all’economia approvato in seguito all’esplosione
della crisi finanziaria del 2008.
Il programma di assistenza
alimentare - ufficialmente denominato Supplemental Nutrition Assistance
Program (SNAP) - era nato durante la Grande Depressione e garantisce
oggi la possibilità di acquistare cibo a qualcosa come 48 milioni di
americani a basso reddito o senza alcuna entrata.
I “food stamps”
erano stati originariamente introdotti dall’amministrazione Roosevelt
per far fronte ad una situazione di povertà dilagante sul finire degli
anni Trenta del secolo scorso e, in questi anni, sono tornati ad essere
per molti un mezzo di sussistenza fondamentale alla luce delle
conseguenze della nuova gravissima crisi del capitalismo americano e
internazionale.
Nel solo anno fiscale da poco terminato, il
governo federale ha così distribuito aiuti alimentari per quasi 75
miliardi di dollari e ogni americano ha ricevuto in media poco più di
134 dollari al mese. A testimonianza delle drammatiche condizioni in cui
versano milioni di persone a causa della crisi economica, a tutt’oggi
più del 15% della popolazione degli Stati Uniti beneficia dei “food
stamps”. Secondo i dati dello stesso governo di Washington, addirittura,
circa 7 milioni di americani contano sui “food stamps” come unica fonte
di entrate.
A causa dei tagli entrati in vigore nel fine
settimana, nei prossimi tre anni una famiglia composta da tre persone
perderà 300 dollari all’anno in buoni alimentari. Soprattutto, la
ferocia della classe politica d’oltreoceano farà in modo che a breve
verrà deciso un ulteriore ridimensionamento di questa voce di spesa.
Infatti, nell’ambito della nuova legge relativa al settore agricolo USA -
visto che i “food stamps” sono gestiti dal Dipartimento
dell’Agricoltura - i due rami del Congresso hanno già approvato
separatamente altrettante misure che contengono altri tagli.
Particolarmente
dura appare la versione della Camera a maggioranza repubblicana, il cui
provvedimento prevede una riduzione dei fondi per 40 miliardi di
dollari in dieci anni, escludendo 2 milioni di americani a bassissimo
reddito dall’accesso ai programmi alimentari. Il pacchetto votato dal
Senato a maggioranza democratica, invece, di miliardi di dollari per i
“food stamps” intende tagliarne 4.
La notizia del
ridimensionamento dei buoni alimentari è passata sotto silenzio su quasi
tutta la stampa americana, impegnata al contrario a celebrare la
recente decisione della Federal Reserve di continuare ad immettere sui
mercati finanziari 85 miliardi di dollari ogni mese.
Tra i pochi giornali a dare un qualche rilievo alla notizia è stato il News Tribune
dello stato di Washington, il quale ha ricordato come, nelle probabili
intenzioni del Congresso, la riduzione dei benefit alimentari dovrebbe
essere la conseguenza di un’economia in ripresa. Ciò conferma ancora una
volta il divario incolmabile esistente tra la classe politica e la
grande maggioranza della popolazione, dal momento che la prima misura i
progressi economici del paese unicamente con i dati relativi
all’andamento della borsa e ai profitti delle corporations, entrambi a
livelli da record.
Oltre
a riportare le drammatiche testimonianze di coloro che, spesso assieme
ai loro figli di pochi anni, vedranno minacciata la propria sicurezza
alimentare nell’immediato futuro, i reporter del News Tribune
hanno poi evidenziato la gravità della situazione in stati come
California e Texas, dove in cinque anni i beneficiari di “food stamps”
sono aumentati di 2,5 milioni, ricordando inoltre che le stesse
statistiche governative avevano già rilevato come l’SNAP raramente
garantiva valori nutrizionali adeguati anche prima dei tagli.
Per
la testata con sede a Tacoma, l’impatto della riduzione dei “food
stamps” non si farà sentire soltanto su coloro che ne beneficiano, visto
che alcuni studi hanno dimostrato come ogni 5 dollari spesi in buoni
alimentari ne vengano generati 9 in attività economiche collegate.
La
classe dirigente americana, dunque, non solo è del tutto insensibile ai
bisogni elementari della popolazione americana in difficoltà ma ad essi
risulta addirittura ostile, togliendo letteralmente il pane di bocca a
milioni di poveri, disoccupati, madri single e disabili, mentre continua
ad assicurare un flusso di denaro ininterrotto ai colossi
dell’industria finanziaria.
I tagli ai “food stamps”, come è
noto, giungono nel pieno di un vero e proprio assalto alla spesa
pubblica destinata ai programmi sociali negli Stati Uniti. Proprio la
settimana scorsa, tra l’altro, ha tenuto la prima seduta una speciale
commissione del Congresso che ha l’incarico di trovare un accordo
bipartisan sul debito federale e che potrebbe di fatto gettare le basi
per lo smantellamento dei programmi pubblici di assistenza Medicare, Medicaid e Social Security.
Il
31 dicembre prossimo, infine, sempre tra l’indifferenza di politici e
media ufficiali, cesseranno definitivamente anche i sussidi di
disoccupazione addizionali stanziati a livello federale per far fronte
all’interruzione avvenuta già da tempo in molti stati di questo genere
di aiuti, gettando nella povertà altri milioni di americani senza la
minima speranza di trovare un lavoro ben retribuito.
Fonte
Ciò che si sta verificando negli Stati Uniti non è più ascrivibile alla lotta di classe (dall'alto verso il basso), ma si sta piuttosto connotando in uno sterminio sistematico delle classi subalterne. Togliere il pane di bocca a chi non è posto nelle condizioni di badare alla propria sussistenza è un'azione che non può essere descritta diversa.
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