La prima volta che ho sentito parlare di bambine che si atteggiano a sedicenni è stato quando ero piccola e mi hanno detto che facevo smorfie ed ero “ruffiana” come se fossi stata grande. Fin lì nulla di male perché lo dissero a proposito del rapporto che c’era con mio padre, adorato, che mi adorava. Poi mi è capitato di sentire da qualche uomo adulto che certe tredicenni si conciano come diciottenni e poi si lamentano se uno le stupra. Ed ecco che la questione comincia a diventare terreno di costruzione della cultura dello stupro. Le bambine si atteggiano, alcune, pensa un po’, usano perfino i trucchi e le scarpe col tacco della mamma, perché è un gioco e non un invito allo stupro. Come possa un uomo, da lì, iniziare a pensare che gli atteggiamenti di una bambina possano intendersi come ammiccanti inviti sessuali di certo non lo so ma so quello che viene detto in caso di abuso. Tante donne mi hanno raccontato di essere state accusate quando hanno svelato un abuso da parte del padre, dello zio, del fratello. Fai la smorfiosa, sembri una zoccoletta, e altri apprezzamenti del genere sono stati affibbiati a bambine che hanno subito non solo lo stupro ma anche l’omertà e l’assenza di empatia da parte delle donne di famiglia.
Oggi trovi signori seduti sulle panchine nei parchi pubblici o che passeggiano in cerca di un’occupazione o un pettegolezzo da dirigere chissà che vedono passare ragazzine, adolescenti e subito parte la storia che ai loro tempi erano morigerate e oggi, invece, già a dieci anni si conciano come “puttanelle”. Lo dicono i vecchiardi di paese ma lo dicono poi i più giovani e lo dicono anche sui media dove più di una volta è stato scritto, a proposito di uno stupro ai danni di una ragazzina, che dovrebbero vestire in modo decoroso, niente shorts, niente minigonne, niente di niente insomma.
Perciò mi sorprende leggere che un uomo di cultura, un presentatore tv, abbia descritto, sicuramente in buona fede, guardando una fotografia, l’atteggiamento di una bambina violentata e uccisa, come quello di una che a 5/6 anni si atteggiava come una di 16/18 anni. Se anche avesse voluto riferirsi ad un contesto culturale degradato e di sessualizzazione precoce delle bambine, in certe pubblicità o altrove, in qualunque modo la si voglia intendere suona male e l’ulteriore conclusione potrebbe essere la colpevolizzazione dei genitori, della madre, della famiglia, dell’ambiente che la circondava. Forse si dà troppa importanza alle parole dette da Augias, rispetto alle quali è facile che si realizzi un fraintendimento, o forse, più semplicemente, gli si deve spiegare che al di là delle intenzioni, ché sono certa non fossero affatto tese a giustificare il crimine subito dalla bambina, ci sono parole, culture, che non andrebbero pronunciate e alimentate. Caro Augias, le bambine sono solo bambine e qualunque adulto che le scambia per ragazze di 16/18 anni ha come minimo un problema visivo. Ci sono bambine che in America vengono fatte partecipare a concorsi di bellezza in cui le vedi realmente conciate come se avessero 40 anni, ma anche in quel caso non sarebbe giustificato lo stupro né l’omicidio. Quindi di che parliamo?
La mia solidarietà alla famiglia della bambina che immagino non sia felice di sentir pronunciare parole che possono ferire. E una carezza lieve a questa piccola bambina che ne ha patite così tante.
Ps: anch’io da piccola avevo i boccoli perché i capelli mossi o addirittura ricci non ti vengono certo solo a 18 anni.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento